In Ucraina si scioglie la coppia di potere che dalla rivolta del Maidan a Kiev ha fatto blocco contro la Russia e il vecchio potere appoggiato da Mosca rappresentato dal presidente destituito Viktor Yanukovich in nome di un avvicinamento all’Unione Europea.
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Barack Obama hanno discusso telefonicamente della crisi in Ucraina, una crisi che non accenna a placarsi
In titoli di stato, la scadenza prevista entro il 20 dicembre
L'Ucraina ha annunciato che non intende onorare il suo debito di tre miliardi con la Russia, alimentando il braccio di ferro con Mosca che ha preannunciato che ricorrerà in giudizio contro Kiev
Ma la penisola potrebbe diventare una nuova meta balneare per i russi
Durante il suo viaggio in Ucraina, il vicepresidente Usa Joe Biden ha chiesto a Mosca di mettere fine all'occupazione della Crimea. Che, proprio oggi, è stata indicata dall'ente del Turismo nazionale come nuova meta balneare per i russi
Una serie d'iniziative di Kiev, negli ultimi giorni, stanno facendo temere sulla tenuta di una fragile tregua che regola un conflitto che lungi dall'essere regolato. Kiev vieta sorvolo aerei civili russi, Gazprom interrompe invio gas.
I risultati consolidano il quadro emerso tre settimane fa, con il partito del presidente Petro Poroshenko che rimane il primo a livello nazionale, ma molto meno saldo, come tutte le formazioni governative di fronte al ritorno dell'opposizione. Forte invece la dissaffezione degli elettori: nella capitale solo uno su quattro si è recato alle urne.
Il primo turno delle elezioni locali del 25 ottobre ha rilanciato i partiti d'opposizione e dai ballottaggi di domenica 15 novembre è attesa in sostanza la conferma che la popolarità del capo di stato ucraino è in discesa e fra i maggiori centri solo la capitale Kiev rimarrà sotto il controllo presidenziale.
La campagna elettorale, già viziata da numerose scorrettezze e intimidazioni, ha inoltre tenuto lontano gli elettori e solo un ucraino su due si è recato alle urne, il 46,62% secondo i dati ufficiali della commissione elettorale
Le autorità russe hanno accusato mercoledì l'attuale primo ministro ucraino Arseny Yatsenyuk di aver combattuto contro le forze di Mosca al fianco dei separatisti ceceni tra il 1994 e il 1995. Kiev ha reagito deridendo le informazioni russe
L'escalation militare nel Donbass nelle ultime settimane ha riportato d'attualità l'opzione di una ripresa su larga scala del conflitto. Lunedì è previsto a Berlino un incontro trilaterale fra il presidente ucraino Petro Poroshenko, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il capo di stato francese Francois Hollande.
Berezenko, candidato del Presidente ucraino, si è imposto con circa il 36% dei voti davanti a Gennady Korban, candidato della nuova formazione Ukrop (Unione dei patrioti ucraini), lanciata dall'oligarca Igor Kolomoisky.
L'ex Presidente della Georgia, noto sì per essere stato un brillante riformatore nel Caucaso, ma anche per aver trascinato il proprio paese nella guerra del 2008 con la Russia e criticato anche da Amnesty International per l'eccessivo autoritarismo, nasconde non poche insidie.
La situazione politico-economica del paese è estremamente difficile e precaria, il nuovo establishment continua a perdere consenso, al momento però non esistono alternative concrete e i problemi emersi con evidenza nelle scorse settimane tra le frange paramilitari e le istituzioni governative rimangono circoscritte e non vi è segno che si possano trasformare in una terza Maidan.
L'Ucraina ha promesso di lottare per far sì che il deposto presidente Viktor Yanukovich possa rispondere dei suoi crimini davanti alla giustizia dopo che l'Interpol a sorpresa lo ha espunto dalla lista dei ricercati internazionali.
Scandali, faide interne, dimissioni, accuse di sabotaggio, scontri in parlamento: a Kiev il caos politico rischia di travolgere il governo di Arseni Yatseniuk e minare ancor di più la già fragile stabilità dell'Ucraina, sull'orlo del default economico e con la guerra nel Donbass tutt'altro che sopita.
Da un lato creano scompiglio nei già poco lineari processi militari e politici interni, dall'altro confermano come il problema dell'estremismo di destra non sia una questione secondaria e abbia fatto suonare il campanello d'allarme anche al di fuori del Paese.
Se la «rivoluzione» del febbraio 2014 ha spazzato l'ex presidente Victor Yanukovich e buon parte del suo clan famigliare e degli alleati più stretti, i meccanismi del sistema oligarchico ucraino politico ed economico sono rimasti invece sostanzialmente intatti.
Opinione pubblica contraria alle politiche aggressive anti-russe
Secondo un sondaggio dell'americano Pew Research Center, la Nato sarebbe «bocciata» dall'opinione pubblica occidentale in merito all'adozione di politiche aggressive nei confronti di Mosca per la gestione della crisi ucraina. 1-0 per Putin?
L'Ucraina del presidente Petro Poroshenko e di Arseni Yatseniuk affonda nel mare della corruzione, esattamente come quella di Viktor Yanukovich e, andando ancora più indietro, di Viktor Yushchenko e Leonid Kuchma. A constatarlo è un rapporto stilato da Andrei Marusov, direttore di Transparency International Ukraine
Gli accordi di Minsk, siglati per la prima volta nel settembre 2014 e ribaditi lo scorso febbraio, appaiono sempre più fragili. Al di là del dialogo politico tra separatisti e governo di Kiev che è rimasto solo sulla carta, anche la situazione militare nelle ultime settimane ha dato segnali di degenerazione.
Per Yatseniuk, l'Ucraina deve prepararsi a combattere ancora
Il primo ministro ucraino Arseniy Yatseniuk ha accusato la Russia di non volere la pace in Ucraina, affermando che Kiev si deve preparare a lottare ancora, mentre combattimenti sporadici proseguono nell'est del Paese. Per Kiev, Mosca starebbe facendo di tutto per distruggere il Paese.
Non c'è pace per l'Ucraina. Il conflitto nel Sud-Est del Paese è apparentemente congelato, ma non mancano i segnali che, al contrario, è pronto a riesplodere. Attesi stravolgimenti politici dopo le festività di maggio: a rischio, la tenuta del governo del premier Arseni Yatseniuk, le cui carte sono ormai al ribasso.
All'occupazione di edifici amministrativi e pubblici da parte di gruppi armati filorussi nei capoluoghi del Donbass, Donetsk e Lugansk, il governo di Kiev rispose poco dopo con il lancio della cosiddetta Ato, l'operazione antiterrorismo che avrebbe dovuto sedare in breve tempo i bollori separatisti e che dura in realtà ancora oggi, interrotta ufficialmente solo dagli accordi di Minsk.
Gli oligarchi continuano a tirare le fila sia dietro le quinte che sul palcoscenico principale: dalle proteste iniziali contro Victor Yanukovich alla guerra nel Donbass, dalla formazione del governo di Arseni Yatseniuk alle elezioni parlamentari dello scorso ottobre, i poteri forti sono scesi in prima linea, e più di prima, nella gestione del Paese.
Sempre più alto il linguaggio di guerra fra USA e Russia
«Gli Stati Uniti continuano a valutare come sostenere l'Ucraina, ma non sono ancora state prese decisioni sulla fornitura di aiuti letali a Kiev», ha spiegato il portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki. L'ultimo presidente dell'Urss si è detto preoccupato: «La guerra fredda è già in corso. Sfortunatamente non posso dire che non si trasformi in una guerra vera».
Non si placa in Russia la polemica scaturita in seguito alle clamorose dichiarazioni rese dal primo ministro ucraino in occasione della sua visita a Berlino la scorsa settimana.
Il vertice «normanno» fra i ministri degli esteri di Berlino, Parigi, Kiev e Mosca, che si è tenuto ieri nella capitale tedesca, ha portato a un nulla di fatto. Avrebbe dovuto aprire la strada alla firma di un nuovo cessate il fuoco, da siglare ad Astana il 15 gennaio. Intanto l'economia russa continua a soffrire a causa delle sanzioni internazionali e della caduta del prezzo del petrolio
La leadership ha il suo prezzo. Frau Merkel ha subito un attacco informatico da parte di un'organizzazione ucraina filorussa (la CyberBerkut), rivolto contro il suo sito web ed altri portali tedeschi. La Cancelliera aveva espresso parere negativo sulla possibilità di sospendere le sanzioni contro Mosca, ma se l'Europa ha deciso la linea dura contro Putin, i cinesi non disdegnano di aiutarlo.
Oggi è stato battezzato il nuovo governo guidato da Arseni Yatseniuk. L'alleanza tra i due maggiori partiti della coalizione, il Fronte Popolare del Premier e il Blocco del presidente Petro Poroshenko, non sembra in ogni caso solidissima.
Con il freddo dietro l'angolo, la Russia ritrova un'arma di provata efficacia nello scontro con l'Occidente: il gas. Secondo fonti diplomatiche che hanno seguito il dibattito a Bruxelles, lo spettro di un taglio delle forniture russe ha frenato un nuovo giro di vite contro il Cremlino.
Resta da vedere se l'accordo reggerà alle tensioni sul terreno (a Donetsk e a Mariupol sono stati segnalati scontri in nottata e anche durante i negoziati). E, soprattutto, da una parte e dall'altra arrivano già i primi distinguo, ad avvertire che la tregua ci sarà, ma la pace è ancora da costruire.
In vista delle elezioni parlamentari anticipate fissate per il 26 ottobre. L'appuntamento è fondamentale per il presidente Petro Poroshenko, entrato a furore di popolo alla Bankova a maggio e ora intenzionato a conquistare la maggioranza alla Rada.
Ieri la Verkhovna Rada dell'Ucraina dovrebbe votare a favore dell'introduzione delle sanzioni contro la Russia, compreso lo stop del transito del gas attraverso l'Ucraina verso l'Europa. La scorsa settimana, il Primo Ministro dell'Ucraina Arseniy Yatsenyuk ha annunciato che come sanzione contro Mosca, Kiev bloccherà il transito del gas russo verso i consumatori europei.
Maidan al centro di scontri tra manifestanti e Forze dell'ordine che avevano il compito di sgomberare la piazza dalle ultime tende e barricate ancora in piedi dopo oltre otto mesi. Scontro dunque annunciato e inevitabile che simboleggia le difficoltà della classe dirigente, sia nella capitale che a livello nazionale, nei rapporti con quelli che sono stati il grimaldello per far crollare il preside
Le dimissioni del premier Arseni Yatseniuk hanno decretato la fine del governo di coalizione in carica dalla fine di febbraio, sostenuto in parlamento da tre frazioni: Patria, il partito che fa capo a Yulia Tymoshenko e di cui il primo ministro è entrato a far parte due anni fa insieme con il suo Fronte del cambiamento, Udar di Vitaly Klitschko e i nazionalisti di Svoboda guidati da Oleg Tiahnybok
Il presidente Petro Poroshenko e il premier Arseni Yatseniuk devono affrontare la situazione economica che in Ucraina si fa sempre più pesante. Il volume degli aiuti della comunità internazionale si aggira complessivamente intorno ai 17 miliardi di dollari per i prossimi due anni, ma il prolungamento della guerra nel sudest e gli effetti collaterali sull'intero sistema rischiano di rendere insuffi
Come il processo di Norimberga ha messo la parola fine al nazismo in Europa, così un tribunale dovrebbe mettere fine all'ideologia comunista in Ucraina. Lo ha sostenuto lo speaker della Rada ed ex presidente ad interim Olexandr Turchynov, commentando l'iniziativa del ministero della Giustizia di richiedere la messa al bando del Partito comunista ucraino (Pcu). Il Governo lo accusa di appoggiare i
Prima visita all'estero del capo della nostra diplomazia dall'inizio del semestre di presidenza Ue. L'esponente del governo Renzi è un interlocutore sicuramente interessante per il collega russo Sergey Lavrov - che incontrerà domani - anche in seguito ai rumors che la darebbero in pole position per la poltrona di Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea.
La tempesta nell'Est del Paese non si è placata, nonostante gli sforzi della Comunità internazionale, e nella capitale la situazione politica è tanto agitata che oggi il premier Arseni Yatseniuk ha ventilato l'ipotesi di un sostanzioso rimpasto di governo. Sino a sette ministri, circolava voce tra i vari partiti.
L'Ucraina, la Georgia e la Moldova, tre Paesi dell'ex blocco sovietico (Urss), hanno firmato accordi di associazione con l'Unione europea. Svanisce il sogno del presidente russo Putin, accarezzato in questo ultimo anno con la vittoria diplomatica e d'immagine sugli Stati Uniti nella crisi siriana e l'annessione della Crimea a marzo, di riformare un blocco con i vecchi confini dell'Unione sovietica
I tentativi di mediazione europea tra le parti sono finiti nel vuoto e lo stallo proseguirà ancora a lungo, se non verrà trovato un compromesso soddisfacente per tutti gli attori in campo.
Vendere la rete di trasporto del gas a investitori Ue e Usa e «bloccare la costruzione del South Stream»: il primo ministro ucraino Arseny Yatsenyuk ha illustrato oggi alla Rada, il parlamento di Kiev, un progetto di legge che mira alla modernizzazione del sistema di distribuzione del metano e, contemporaneamente, al ridimensionamento del ruolo russo come fornitore dell'Europa.
L'estate passa in fretta e se non sarà raggiunto un compromesso stabile nelle prossime settimane, l'autunno e soprattutto l'inverno potrebbero diventare critici non solo per l'ex repubblica sovietica, ma anche per alcuni paesi europei.
La compagnia del gas ucraina Naftogaz Ukrainy ha chiesto alla Commissione europea un apporto consistente di gas proveniente dall'invesrione del flusso delle forniture dalla Slovacchia, dopo che Mosca ha deciso d'interrompere le consegne a Kiev.
La crisi ucraina può essere risolta a condizione che Kiev cessi le proprie operazioni militari nell'est del Paese. Dura la replica del premier ucraino Arseni Yatseniuk: «Putin parla a vuoto»
I capi di Stato e di governo dei Paesi europei hanno siglato la parte politica del patto a Bruxelles, alla presenza del primo ministro ucraino, Arseni Yatsenyuk. E mentre continua la guerra di sanzioni incrociate fra Russia, Europa e Stati Uniti a Mosca è stato compiuto l'ultimo atto ufficiale per l'annessione della Crimea e di Sebastopoli, con la ratifica da parte della Camera Alta