19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
La crisi ucraina

Saakashvili a Odessa, non è tutto oro quello che luccia

L'ex Presidente della Georgia, noto sì per essere stato un brillante riformatore nel Caucaso, ma anche per aver trascinato il proprio paese nella guerra del 2008 con la Russia e criticato anche da Amnesty International per l'eccessivo autoritarismo, nasconde non poche insidie.

KIEV (askanews) - La partenza di Mikhail Saakashvili a Odessa è stata con il turbo. Da poco di due mesi l'ex presidente della Georgia è stato nominato governatore e in breve tempo ha dato segno di voler cambiare davvero marcia per trasformare la regione sul Mar Nero da una delle più corrotte e criminali a nuovo modello di pulizia ed efficienza per l'intero Paese.

Ma non è tutto oro quello che luccica e il ruolo di Saakshvili, noto sì per essere stato un brillante riformatore nel Caucaso, ma anche per aver trascinato il proprio paese nella guerra del 2008 con la Russia e criticato anche da Amnesty International per l'eccessivo autoritarismo, nasconde non poche insidie.

L'inizio è stato in ogni caso fulminante ed ha acceso la speranza che Odessa, secondo Trasparency International l'oblast più corrotto di tutta l'Ucraina a causa delle attività direttamente e indirettamente legate al grande porto commerciale internazionale, possa togliersi la cattiva fama e risalire la china. Secondo l'ex capo di stato, quel «miracolo georgiano» avviato a Tbilisi almeno nel primo mandato della sua presidenza, deve essere tradotto velocemente anche nella più popolosa delle ex repubbliche sovietiche dopo la Russia.

In poche settimane senza perdere troppo tempo e guardare in faccia nessuno, ha cambiato parte dei vertici dell'amministrazione e spedito già qualche funzionario corrotto dietro le sbarre, dando seguito con i fatti alle promesse fatte all'inizio del suo insediamento. Secondo gli analisti ha ottenuto dal presidente Petro Poroshenko una sorta di carta bianca per operare senza troppi riguardi verso le oligarchie locali e avviare una terapia shock che ripulisca città e regione. Costi quello che costi.

Come in Georgia, per rilanciare l'economia Saakashvili vuole farsi dare una mano da investitori stranieri, americani in primo luogo, e questa settimana è stato siglato inoltre un accordo di cooperazione con gli Stati Uniti che supporteranno il processo di riforme amministrative.

La polizia di Odessa verrà addestrata dalla Golden State Highway Police portando sul Mar Nero il feeling della California e l'Fbi si occuperà di istruire le nuove unità anticorruzione della polizia doganale volute per ordine del governatore.

La «missione impossibile» di Saakashvili, come l'hanno definita i media locali, è quella di sradicare la corruzione endemica del porto ed evitare che i conflitti già emersi con i grandi attori della regione, in primis l'oligarca Igor Kolomoisky, si trasformino prima o poi in guerra aperta.

L'ex governatore di Odessa, Igor Palitsa, alleato di Kolomoisky era garante di equilibri che ora si sono spezzati. Il pericolo è che in ogni caso la crociata anticorruzione dell'ex presidente georgiano si fermi ai pesci piccoli e non vada a toccare i grandi player. Come accaduto di fatto a Tbilisi, dove Saakashvili combatté la corruzione di basso e medio livello, ma si dimenticò di ripulire i piani alti.

Lo scetticismo aumenta se oltre lo specifico locale, si getta lo sguardo sulla scacchiera internazionale e ci si chiede come mai in realtà un ex capo di stato, ricercato nel proprio paese per abuso di potere, abbia ottenuto la cittadinanza ucraina e sia finito a fare il governatore di un oblast critico come quella di Odessa, vicina alla Crimea annessa dalla Russia e confinante con la Transnistria, teatro di un conflitto congelato dagli anni novanta e di fatto una sorta di protettorato di Mosca.

Nel 2008 Saakashvili fu protagonista e colpevole con Vladimir Putin dell'escalation che portò al conflitto militare in Georgia che si concluse con la secessione delle due repubbliche di Abkhazia e Ossezia del sud. Nell'Ucraina che con il Donbass sta perdendo un altro pezzo e le regioni limitrofe sono considerate a rischio effetto domino, qualcuno si è chiesto se in effetti Misha l'americano, così soprannominato dai tempi di Tbilisi, l'unica capitale continentale ad avere un via intitolata a George W. Bush, sia davvero l'uomo giusto, al posto giusto e al momento giusto.