26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La crisi ucraina

Mentre a est si combatte, a Kiev è campagna elettorale

In vista delle elezioni parlamentari anticipate fissate per il 26 ottobre. L'appuntamento è fondamentale per il presidente Petro Poroshenko, entrato a furore di popolo alla Bankova a maggio e ora intenzionato a conquistare la maggioranza alla Rada.

KIEV - Mentre nell'Ucraina orientale si continua a combattere, a Kiev è partita ufficialmente oggi la campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari anticipate fissate per il 26 ottobre. L'appuntamento è fondamentale per il presidente Petro Poroshenko, entrato a furore di popolo alla Bankova a maggio e ora intenzionato a conquistare la maggioranza alla Rada.

Per raggiungere l'obbiettivo ha creato il Blocco Poroshenko, un'alleanza pluripartitica nata intorno a Solidarietà, la formazione sorta ufficialmente già una quindicina di anni fa, quando il re del cioccolato ha iniziato a fare i primi passi nell'arena politica.

Alla guida della corazzata del capo dello stato c'è Yuri Lutsenko, ex ministro degli Interni dell'ultimo governo di Yulia Tymoshenko poi finito per mesi in carcere durante la presidenza di Viktor Yanukovich. Alla consolidata intesa con Udar, il partito di Vitaly Klitschko che ha sostenuto Poroshenko alle presidenziali, si aggiungeranno inoltre con grande probabilità le attuali frange governative di Patria, il raggruppamento di Yulia Tymoshenko e Arseny Yatseniuk, le cui strade si sono ieri di nuovo separate.

Dopo la fusione dei due rispettivi partiti nel 2012, quando, con l'eroina della rivoluzione arancione dietro le sbarre, Patria e il Fronte del Cambiamento si erano fuse con Yatseniuk che aveva assunto il comando operativo, ora è arrivata la divisione. L'ala di governo, rappresentata oltre che da Yatseniuk dal ministro dell'Interno Arsen Avakov e un paio di altri colleghi insieme con il presidente del parlamento Olexandr Turchynov, se n'è andata ufficialmente da Patria, abbandonando l'emarginata Tymoshenko, per salire sul carro del capo dello stato.

Per ora comunque nella composizione del Blocco Poroshenko non c'è nulla di confermato, anche perché il rebus della legge elettorale, mista o proporzionale, non è stato in parlamento ancora risolto e la questione potrebbe influenzare la formazione delle coalizioni e delle liste. Ma al di là delle questioni tecniche, il piano di Poroshenko di coagulare le forze di governo attuali, contiene elementi di rischio, visto che il primo alleato Klitschko già in questi mesi non ha fatto mistero di mal sopportare Yatseniuk, a cui è mancata la maggioranza proprio perché insieme ai nazionalisti di Svoboda, è stato Udar a piantare in asso il governo.

Alla base delle divergenze tra il sindaco di Kiev e l'attuale premier c'è fondamentalmente il background di sponsor, con il primo vicino alle posizioni dell'oligarca filorusso Dmitri Firtash e incline alla cooperazione con i moderati dell'ex Partito delle Regioni di Yanukovich e il secondo diventato ormai la punta intransigente europeista e soprattutto filoamericana dello spettro politico ucraino.

Se dunque numericamente il Blocco Poroshenko potrebbe crescere, altrettanto farebbe l'instabilità al suo interno. Anche la transumanza degli ex di Patria potrebbe creare qualche problema, soprattutto se la campagna nel Donbass si dovesse prolungare oltre l'appuntamento elettorale.

Al momento Poroshenko, Yatseniuk e Avakov sono sotto pressione da parte delle forze politiche ed extraparlamentari nazionaliste che accusano i vertici dello Stato e quelli che gestiscono le operazioni militari nel sudest di incompetenza e persino di tradimento per aver mandato l'esercito allo sbaraglio e per non fornire sufficiente assistenza ai battaglioni di volontari che affiancano le truppe governative. Una situazione già esplosiva che potrebbe peggiorare se il conflitto proseguirà, come indicano gli sviluppi degli ultimi giorni, nonostante le buone intenzioni espresse al vertice di Minsk.

In questa prospettiva a ottobre potrebbero fare bottino pieno i nuovi partiti antirussi e populisti di Oleg Lyashko e Anatoly Gritsenko, già presentatisi con successo singolarmente alle presidenziali di maggio. Anche Patria, ormai in mano alla sola Tymoshenko, potrebbe approfittare del suo ruolo di partito d'opposizione in campagna elettorale, puntando sulla linea critica nei confronti di presidente e governo. Accanto alla guerra nel Donbass, l'avvio della campagna elettorale apre insomma un'altra sfida, questa volta tutta interna, che il presidente Petro Poroshenko non può permettersi di perdere.