29 novembre 2023
Aggiornato 05:30
La crisi ucraina

A Kiev caos politico: via due ministri, governo a rischio

Scandali, faide interne, dimissioni, accuse di sabotaggio, scontri in parlamento: a Kiev il caos politico rischia di travolgere il governo di Arseni Yatseniuk e minare ancor di più la già fragile stabilità dell'Ucraina, sull'orlo del default economico e con la guerra nel Donbass tutt'altro che sopita.

KIEV (askanews) - Scandali, faide interne, dimissioni, accuse di sabotaggio, scontri in parlamento: a Kiev il caos politico rischia di travolgere il governo di Arseni Yatseniuk e minare ancor di più la già fragile stabilità dell'Ucraina, sull'orlo del default economico e con la guerra nel Donbass tutt'altro che sopita.

Le ultime settimane sono state di passione per il premier, impegnato su du impegnativi fronti: gestire le trattative con il Fondo monetario internazionale per la concessione della seconda tranche del prestito nell'ambito del programma di aiuti per oltre 40 miliardi di dollari e tenere insieme una compagine governativa che dà ampi segni di cedimento.

Ieri la Rada ha ufficializzato il siluramento del ministro dell'Ecologia Igor Savchenko, che aveva accusato il premier di non fare l'interesse del Paese, ma di seguire gli ordini degli oligarchi di turno. E' poi caduta la testa di quello della Sanità, Alexandr Kvitashvili, entrato in conflitto con il partito del presidente Petro Poroshenko, leader della maggioranza relativa, che lo ha costretto a firmare la lettera di dimissione dopo averlo accusato di bloccare le riforme del settore.

Il capo dello Stato, mediatore sia con Yatseniuk che tra i cinque partiti al governo, aveva già annunciato a maggio un rimpasto senza però fissare la tempistica, imposta così dai turbolenti ultimi giorni. Al centro del ciclone, dal quale per ora Poroshenko è riuscito a rimanere lontano, è finito soprattutto Yatseniuk, messo sotto pressione da tutti i lati, compreso quello dell'opinione pubblica e di un elettorato deluso e insoddisfatto. Il premier ha detto che dimettersi ora sarebbe un tradimento per il Paese, ma è ormai all'ultima spiaggia.

Secondo gli ultimi dati resi noti a giugno dall'Istituto di sociologia di Kiev il Fronte Popolare, il partito del primo ministro, è sceso addirittura all'1,6% dei consensi, collassando dall'oltre 22% conquistato alle elezioni dell'ottobre 2014. Per il Razumkov Center solo il 4,5% degli ucraini sosteneva già a marzo il governo, valori disastrosi che nemmeno Mykola Azarov, premier sotto Viktor Yanukovich, era riuscito a collezionare prima di essere spazzato dalla rivoluzione di Euromaidan.

Yatseniuk, arrivato al governo dopo la deposizione di Yanukovich, dimessosi la scorsa estate per poi essere riconfermato a dicembre del 2014 alla guida del governo, sembra insomma seguire il destino del suo mentore Viktor Yuschenko, trionfatore della rivoluzione arancione e poi travolto dall'incapacità di mantenere le promesse fatte sulle barricate.

Come ha sottolineato il politologo Volodymyr Fesenko in Ucraina le colpe ricadono spesso sulle spalle di singoli individui e anche Yatseniuk non fa eccezione. Difficile è però prevedere se dopo la girandola di ministri arriverà anche il turno per il capo del governo di lasciare la poltrona. Secondo gli analisti almeno sino alle elezioni amministrative programmate per l'autunno non dovrebbero esserci colpi di scena, ma se i risultati del Fronte popolare saranno quelli intuibili dai numeri di oggi è facile prevedere un cambio al comando. Tanto più che l'intera coalizione è in subbuglio, con il Blocco Poroshenko in discesa (8,3% contro il 21% alle elezioni) e Samopomich (Autoaiuto, partito dell'ex sindaco di Leopoli Andrei Sadovy molto forte all'Ovest) pronto a dare filo da torcere (6,2%). I sondaggisti, già attivati in vista del prossimo appuntamento elettorale, danno di nuovo alla ribalta anche l'inossidabile Yulia Tymoshenko che in un'eventuale elezione presidenziale sarebbe la rivale più accreditata contro Poroshenko.

Il presidente, anche se meno di Yatseniuk, è entrato in una spirale negativa che difficilmente potrà essere arrestata se l'Ucraina non uscirà presto dal tunnel. Non solo nel Donbass, nelle regioni di Donetsk e Lugansk non occupate dai separatisti, ma anche negli altri principali oblast del Sud-Est, da Kharkiv a Dnipropetrovsk e Zhaporiza, il Blocco d'opposizione erede del Partito delle regioni di Yanukovich, è la prima formazione e il Partito comunista è davanti ai partiti di governo, dal Fronte Popolare al Partito Radicale di Oleg Lyasko e a Patria della Tymoshenko.

Se a livello nazionale l'opposizione è troppo debole per ribaltare completamente il tavolo, governo e presidente hanno poco spazio di manovra per raddrizzare la barra in vista delle elezioni d'autunno che potrebbero spaccare le vecchie alleanze e aprirne nuove, esattamente come accaduto dopo la rivoluzione arancione del 2004.