28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
La crisi ucraina

Kiev ha perso il controllo dei battaglioni ultranazionalisti

Da un lato creano scompiglio nei già poco lineari processi militari e politici interni, dall'altro confermano come il problema dell'estremismo di destra non sia una questione secondaria e abbia fatto suonare il campanello d'allarme anche al di fuori del Paese.

KIEV (askanews) - Come se non bastassero gli spettri della ripresa della guerra nel Donbass e quelli del default economico, il presidente Petro Poroshenko e il premier Arseni Yatseniuk devono fare i conti anche con le schegge impazzite all'interno dell'Ucraina, ossia con i battaglioni di volontari appartenenti all'area ultranazionalista impossibili da tenere al guinzaglio: da un lato creano scompiglio nei già poco lineari processi militari e politici interni, dall'altro confermano come il problema dell'estremismo di destra non sia una questione secondaria e abbia fatto suonare il campanello d'allarme anche al di fuori del Paese.

A Kiev il tandem alla guida fatica insomma a tenere sotto controllo gli alleati più radicali, sia al governo che in parlamento, ma soprattutto fuori: non tutti i gruppi che combattono nel sudest da oltre un anno sono stati ridotti gli ordini e il lacunoso processo di integrazione con l'Esercito e la Guardia nazionale ha lasciato molto spazio di autonomia a diverse compagnie, entrate spesso e volentieri in conflitto con la catena di comando che fa capo da un lato al ministro della Difesa Stepan Poltorak e dall'altro a quello degli Interni Arseni Avakov.

A dare i maggiori grattacapi sono stati fin dall'inizio di quella che ancora oggi viene definita un'operazione antiterrorismo (Ato) gli irriducibili di Pravy Sektor, Aidar, Azov e Dnipro. Ma anche altri squadroni come Tornado e Kiev sono stati al centro di episodi che hanno allarmato la comunità internazionale. Solo questa settimana sono stati arrestati Andrei Medvedko, combattente nel battaglione Kiev 2, e Ruslan Onyshchenko, al comando dell'unità Tornado. Il primo, candidato anche alle scorse elezioni a Kiev per il partito ultranazionalista Svoboda, sarebbe coinvolto nell'omicidio del giornalista filorusso Oles Buzina, avvenuto lo scorso aprile, al quale avrebbe partecipato anche Denis Polishchuk, legato invece a Pravy Sektor. Il secondo, insieme con una quindicina di altri camerati, è stato fermato a Dnipropetrovsk con l'accusa di vari crimini, dagli omicidi alle torture e al contrabbando.

Il ministro degli Interni Avakov ha decretato immediatamente lo scioglimento del gruppo. Proprio lo stesso Avakov è stato negli ultimi mesi protagonista di un duello a distanza con Dmitri Yarosh, leader di Pravy Sektor e deputato alla Rada, sul ruolo del battaglione della destra ultranazionalista che non è mai stato integrato pienamente né nella Guardia nazionale né nell'Esercito.

Dopo le minacce di scioglimento e le voci della formazione di un comando parallelo dei battaglioni a Dnipropetrovsk con la benedizione dell'oligarca Igor Kolomoisky, il compromesso è stato raggiunto con il mantenimento di una certa autonomia per Pravy Sektor e Yarosh nominato consigliere del ministero della Difesa. Il numero uno del Settore di destra non ha però rinunciato alle provocazioni e oltre al solito grado di insubordinazione militare è salito alla ribalta per le dichiarazioni omofobe alla vigilia del Gay Pride due settimane fa a Kiev, finito a botte e con l'arresto di diversi manifestanti di destra legati a Pravy Sektor.

In realtà bazzecole, rispetto alle denunce rivolte ad Azov e Aidar, finiti nel mirino delle organizzazioni non governative internazionali come Amnesty e Human Rights Watch, che li hanno accusati di violazioni dei diritti umani, omicidi e torture commesse durante il conflitto nel Donbass.

Nel suo ultimo rapporto alla fine di maggio Amnesty International ha chiamato in causa anche le milizie filogovernative di Pravy Sektor e già lo scorso anno aveva puntato l'indice contro Azov e Oleg Lyashko, uno dei suoi fondatori, finito poi parlamento con il suo Partito radicale, ora alleato nel governo con le formazioni di Poroshenko e Yatseniuk. Il battaglione, che raggruppa esponenti di altri gruppi minoritari come i Patrioti Ucraini e l'Assemblea socialnazionale, è diventato scomodo anche al di fuori dell'Ucraina, a tal punto che il Congresso americano ne ha rifiutato qualche giorno fa il finanziamento proprio a causa delle posizioni estremiste assunte da non pochi dei suoi membri.

A Kiev presidente e governo, impegnati costantemente su altri fronti, sino ad ora non si sono preoccupati troppo dei deragliamenti verso l'estrema destra neonazista, ma sul medio e lungo periodo non possono proseguire a ignorare questi gruppi che, nonostante la marginalità numerica, rappresentano un ostacolo sempre maggiore sulla via della normalizzazione democratica dell'Ucraina.