Tregua in Kurdistan, ora Baghdad tratta
Il premier iracheno Abadi annuncia lo stop ai combattimenti. Dopo il «congelamento» del referendum, cessati gli scontri alla frontiera di Fish Khabur
Il premier iracheno Abadi annuncia lo stop ai combattimenti. Dopo il «congelamento» del referendum, cessati gli scontri alla frontiera di Fish Khabur
8 mesi dopo il lancio dell'offensiva per strappare dalle mani dell'Isis la strategica località nell'Iraq settentrionale, le forze governative irachene sono impegnate nella liquidazione delle ultime sacche di resistenza
L'esercito iracheno ha annunciato di aver preso sotto il suo controllo l'ingresso occidentale della città di Mosul, dove da mesi infuria la battaglia tra le forze governative ed i jihadisti dell'Isis
Ad oggi sono almeno 80mila le persone scappate che si sono rifugiate nei campi profughi, dove le condizioni di vita sono dure, soprattutto in vista dell'arrivo del gelo
A circa dieci chilometri a sud di Mosul, le forze irachene hanno scoperto una fossa comune contenente i corpi di 40 persone, che stando al racconto dei testimoni sono state portate sul luogo con i pickup dai terroristi islamici
Dopo l'inizio della massiccia offensiva sulla strategica località dell'Iraq settentrionale cominciata il 17 ottobre scorso, le forze d'elite dell'esercito governativo stanno combattendo casa per casa di fronte a una feroce resistenza organizzata dai miliziani islamisti dell'Isis
Secondo quanto reso noto dal ministro della Difesa irachena, una serie di raid aerei della coalizione internazionale ha distrutto una ventina di veicoli dell'Isis e, soprattutto, una rete di tunnel nella roccaforte dell'autoproclamato califfato islamista
Il caos totale avanza in Medio Oriente. E sarà un caos stabile, con periodi di forte tensione seguiti da tempi di improvvisa traquillità. E' questa l'unica pace possibile per quelle terre?
Il ministro degli esteri Gentiloni: «I nostri militari stanno addestrando e armando i peshmerga, proteggendo i lavori di ricostruzione della diga. Sono inoltre impegnati in operazioni di combattimento, di ricognizione e di soccorso con gli elicotteri»
Le forze governative liberano il villaggio cristiano di Karamlech ma è dura la resistenza dei miliziani Isis. A supporto delle unità che si stanno muovendo verso la strategica località, la coalizione internazionale ha effettuato un numero senza precedenti d'incursioni aeree
Sono ufficialmente iniziate le operazioni per la liberazione di Mosul, roccaforte dell'Is in Iraq. Ma il futuro della città, sunnita in un Paese a maggioranza sciita, rimane fortemente incerto
In un discorso alla tv il premier iracheno Haider al-Abadi, comandante in capo delle forze armate irachene, ha annunciato che sono iniziate le operazioni per riconquistare Mosul
Fonti di intelligence hanno rivelato un piano dell'Isis per realizzare il suo attentato più clamoroso in Iraq presso la diga di Mosul. Dove sono dislocati civili e militari italiani.
Le forze antiterrorismo irachene si stanno preparando alla campagna di Mosul. Sembra essere imminiente la battaglia per riconquistare la città nel nord dell'Iraq, diventata il quartier generale dell'Isis e ultima roccaforte del Califfato nel paese.
Falluja è stata il covo degli ultimi lealisti di Saddam, oggi è vissuta in prevalenza da sunniti umiliati dagli sciiti dopo la sua caduta. L'Isis è nato qui, dopo il bombardamento Usa più feroce dai tempi del Vietnam
La partita persa dall'Italia contro la Germania agli europei di calcio è appena finita quando un sordo boato squarcia il silenzio della notte a Baghdad: si tratta dell'ennesimo attentato dell'Isis
La città è sotto controllo dell'Isis dal gennaio 2014. Le forze armate irachene appoggiate dagli Usa stanno convergendo su Falluja nell'ambito dell'offensiva per riprendere le città dalle mani dei miliziani islamici
Il premier iracheno Al-Abadi ha annunciato l'inizio di un'offensiva per la liberazione di Fallujah, prima roccaforte dell'Isis conquistata nel 2014. Ecco perché la battaglia sarà dura, ma fondamentale
12 leader e diversi familiari e collaboratori strettissimi di grandi nomi della politica mondiale al centro del più grande scandalo di tutti i tempi collegato all'evasione fiscale e alla corruzione
Secondo gli Stati Uniti un maggiore impegno dell’Italia in Libia sarebbe benvenuto. Mentre i jihadisti starebbero avanzando, il ministro italiano della Difesa Pinotti dichiara che «l’intervento italiano in Libia non è imminente».
In questi giorni sono circolate in occidente, ma anche in Italia, allarmanti dichiarazioni circa la solidità della grande opera che rischierebbe un imminente crollo. Allarmi che sono stati bollati da Baghdad come «chiacchere».
Il primo ministro iracheno, Haider al Abadi, ha ordinato una drastica riduzione del numero delle guardie del corpo per i responsabili, nel quadro di una serie di riforme che mirano a contrastare la corruzione
I repubblicani potrebbero costringere il presidente a porre il veto per salvare l'intesa, ma è difficile che possano superarlo con una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere. Questa, comunque, è una possibilità che la Casa Bianca vuole evitare, per non indebolire la portata dell'intesa.
Ne è convinto Faleh A. Jabar, direttore dell'Iraq Institute for Strategic Studies, secondo il quale dietro le dure critiche statunitensi alle forze irachene si nasconde la reale intenzione di Washington di spingere per una «riforma della Guardia nazionale che preveda un'attiva partecipazione della popolazione» nella lotta ai terroristi dell'Isis.
Oggi, si terrà la prima visita del premier iracheno a Washington. Haider al-Abadi, primo ministro da settembre, ha chiesto ieri agli States più aiuti nella lotta ai jihadisti. Il suo governo è impegnato ad affrontare una dura crisi economica e l'avanzata dell'Isis. Giovedì, l'incontro con Christine Lagarde del FMI.
L'Iraq ha riserve petrolifere enormi, che nella regione sono seconde solo a quelle dell'Arabia Saudita e leggermente superiori a quelle degli Emirati, del Kuwait e dell'Iran. Tuttavia tali riserve sono sottoesplorate. La maggior parte delle sue esportazioni sono dirette agli Stati Uniti e alle raffinerie asiatiche.
La guerra nello Yemen è destinata a creare il «caos» in tutto il Medio Oriente. Ma agli Stati Uniti questo stato di permanente caos, in fondo, non dispiace. Anzi, rientrerebbe proprio nella strategia adottata dall'amministrazione di Barack Obama
Un comandante iracheno ha reclamato il sostegno aereo da parte della coalizione internazionale per accelerare la conquista delle città settentrionale dell'Iraq, sotto controllo dell'Isis da nove mesi.
Stando a quanto riferito dalla tv irachena, citata dalla Bbc, i militari hanno attaccato la città natale dell'ex presidente Saddam Hussein, situata 150 chilometri a nord di Baghdad e conquistata dall'Isis lo scorso giugno, con la copertura dei raid aerei di caccia iracheni.
Negli ultimi giorni Stati Uniti e Iran hanno combattuto una guerra nella guerra contro lo Stato islamico. Quella delle smentite, con Washington che ha parlato di un attacco dell'Iran contro l'Isis in Iraq, Teheran che ha prima negato e poi confermato.
Lettera firmata l'8 agosto e consegnata nei giorni scorsi al presidente iracheno Fuad Masum dall'inviato personale di Jorge Mario Bergoglio nel paese mediorientale, cardinale Fernando Filoni, nella quale il Pontefice argentino ribadisce il «dolore» per la «brutale sofferenza dei cristiani e di altre minoranze religiose».
«Consigli contro i jihadisti dello Stato islamico», ha affermato il viceministro iraniano degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, citato dalla stampa locale. «Abbiamo fornito un aiuto politico e dei consigli al governo iracheno, abbiamo agito allo stesso modo per il Kurdistan iracheno», ha dichiarato il ministro.
E' quanto scrive il Wall Street Journal, citando fonti USA, irachene e curde, a due giorni dal discorso alla nazione di Maliki, che ha ufficializzato la sua rinuncia a un terzo mandato. Intanto nel corso di una visita lampo a Baghdad, il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier ha promesso di aiutare il governo iracheno nella lotta contro i jihadisti dell'Is (Stato Islamico), senza es
I jihadisti dello Stato islamico hanno compiuto un «massacro» nel villaggio iracheno di Kocho, uccidendo decine di persone, perlopiù appartenenti alla minoranza yazida. Lo hanno riferito alla France presse funzionari curdi e un testimone. Almeno 15 jihadisti dello Stato islamico sono morti nei raid aerei americani lanciati oggi nei pressi della diga di Mosul, nel nord dell'Iraq.
Dura dichiarazione del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso, guidato dal cardinale Jean-Louis Tauran, sulla «barbarie» delle violenze dell'autoproclamato Califfato in Iraq: «Quale credibilità potrebbe avere ancora il dialogo interreligioso pazientemente perseguito questi ultimi anni?»
Il contestatissimo primo ministro iracheno ha conquistato un'importante vittoria nella sua battaglia per mantenere il potere, con la conferma della sua legittimità da parte della Corte federale. Un verdetto giunto mentre l'esercito, dispiegato in forze nella capitale Baghdad, resta praticamente impotente di fronte all'avanzata delle forze jihadiste.
Il quartiere super-protetto della capitale irachena dove si trovano le istituzioni chiave dell'Iraq. La situazione nel paese è tesissima dopo le accuse del Premier al Maliki al Presidente.
Ne è convinto il segretario di Stato Usa John Kerry, intervistato dalla Bbc al termine del suo incontro a Erbil con il presidente curdo Massud Barzani: «Serve una soluzione politica».
L'annuncio arrivato in tv dal generale Qassem Atta, portavoce sulla sicurezza del primo ministro iracheno Nouri al Maliki. Intanto i ribelli sunniti in Iraq hanno assunto il controllo di un secondo valico di frontiera con la Siria. Leader sunnita iracheno: combattiamo con Isil per cacciare Maliki.
L'incontro è il primo di una serie tra il Segretario di Stato americano e i leader iracheni sulla situazione politica e confessionale nel Paese, scosso da un'imponente offensiva portata avanti dai ribelli sunniti che hanno conquistato diversi territori in cinque province irachene. Intanto la Giordania teme per il «contagio».
Il presidente degli Stati Uniti manderà il segretario di Stato John Kerry in missione diplomatica in Medio Oriente ed Europa dal 22 al 27 luglio. Clinton: «Nouri al Malik se ne deve andare». Intanto secondo il Pentagono l'Iran ha inviato un piccolo numero di agenti per aiutare il Governo sciita.
I revisori contabili del governo americano hanno rilevato che non è possibile rendere conto di almeno il 10% dei 61 miliardi di dollari spesi per progetti di ricostruzione dal 2003 al 2012 e che il 15%, circa otto miliardi sono stati sprecati.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha deciso di non optare per un attacco immediato per contrastare l'avanzata dei ribelli sunniti dell'Isil (o Isis), scegliendo invece un approccio strategico, fornendo l'assistenza dell'intelligence ai militari iracheni, affrontando politicamente le divisioni politiche e cercando il sostegno degli alleati regionali.
L'Amministrazione Obama non ha deciso quale reazione adottare di fronte all'offensiva lanciata dalla milizie jihadiste dello Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isil) nel nord del Paese, pur avendo allo studio «una serie di iniziative per sostenere le forze di sicurezza irachene», compresa la possibilità di incursioni aeree.
Lo ha riferito un colonnello dell'esercito iracheno, dopo che il premier Nouri al-Maliki ha annunciato che il governo gli ha assegnato «poteri illimitati». Intanto dodici poliziotti uccisi da milizie Isil a Ishaqi.
Il 30 aprile si rinnoverà il Parlamento. Per ora la camapgna elettorale nella capitale fila liscia ma si temono nuovi attentati. Il governo, guidato da Nuri al-Maliki che punta al terzo mandato, è infatti alle prese con uno dei momenti più sanguinosi nella storia recente del Paese
Dopo il mandato d'arresto per il sunnita Hashemi nel pase è crisi politica. Casa Bianca: «decisa» condanna degli attentati di Baghdad. Terzi: Fiducia in Maliki, dialogo tra le forze politiche. Gran Bretagna: attentati «vili», appello per il dialogo
Il Primo ministro iracheno crede che il paese sia capace di garantire la propria sicurezza
Nouri al Maliki dovrebbe rimanere Primo ministro. La sua conferma vittoria dell'«influenza» iraniana
Nouri al Maliki verrebbe confermato Primo ministro. Il blocco Iracheno di Allawi partito di maggioranza relativa