Spagna, pre-accordo per formare Governo tra il premier Sanchez e leader Podemos
Dopo il voto di domenica cresce l'attesa peruna dichiarazione congiunta dei due, che da ieri pomeriggio hanno avuto colloqui riservati per arrivare ad un'intesa
Dopo il voto di domenica cresce l'attesa peruna dichiarazione congiunta dei due, che da ieri pomeriggio hanno avuto colloqui riservati per arrivare ad un'intesa
Impossibile un governo di sinistra o di destra. I sovranisti raddoppiano i consensi, tornano a crescere i Popolari, crollano Podemos e Ciudadanos
Oltre al Psoe, sempre che i sondaggi riflettano accuratamente la realtà, a guadagnare dal ritorno alle urne sarà solo il Partito Popolare
A gonfie vele invece nazionalisti e indipendentisti catalani e baschi che si aggiudicano tutte le grandi città delle regioni
Il leader socialista inizierà i negoziati per la formazione del nuovo governo spagnolo solo dopo le elezioni amministrative ed europee del 26 maggio
Un voto che - stando ai sondaggi - dovrebbe sancire la nascita di un Parlamento privo di maggioranze stabili e a rischio di crisi di governabilità a breve termine, pur assicurando una vittoria ai socialisti di Pedro Sanchez
Ad affrontarsi sono alcune - non tutte - le anime di un partito che, nonostante sia federale per statuto, non può permettersi di abbandonare una vocazione nazionale, il che pone un forte vincolo soprattutto quanto si tratta di affrontare questioni come una riforma costituzionale.
Il Parlamento europeo ha approvato il Ceta con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti. Ma come hanno votato i nostri rappresentanti in Europa?
La fiducia ottenuta da Mariano Rajoy dopo 10 mesi di stallo sembra la fine di una soap opera politica. E invece è solo l'inizio: ecco le sfide che il nuovo esecutivo spagnolo dovrà affrontare
I deputati spagnoli hanno posto fine a dieci mesi di paralisi politica votando la fiducia al governo conservatore di Mariano Rajoy, al potere grazie alle divisioni tra i suoi avversari
Dopo 11 mesi di stallo politico-istituzionale, l'astensione del Partito socialista spagnolo ha permesso al premier conservatore Rajoy di formare un esecutivo
Svolta politica in Spagna. Il partito socialista ha deciso di consentire al leader conservatore Mariano Rajoy di formare un nuovo governo, mettendo così fine a 10 mesi di paralisi politica
Pedro Sanchez, ex segretario del Psoe spagnolo, è stata l'ultima vittima (e artefice) del disastro delle sinistre europee. Che hanno sacrificato il «popolo» sull'altare di interessi ben diversi
Il risultato delle elezioni regionali spagnole potrebbe aiutare a sbloccare l'impasse istituzionale in cui versa il Paese da tempo. E arricchisce la lista di fallimenti delle sinistre europee
Il premier uscente, Mariano Rajoy, reclama il diritto di formare un governo, ma attualmente non ha alcun partner e la sua carta migliore sarebbe una «grande coalizione» con il partito socialista, in cambio di concessioni non è chiaro quanto generose e sincere in materia di riforme costituzionali.
All'ultimo minuto. Quando tutto sembrava perduto, con la Catalogna ormai destinata alla convocazione di nuove elezioni anticipate per il prossimo 6 marzo, Artur Mas ha deciso di fare un passo indietro per favorire la formazione di un nuovo governo regionale.
Se sull'intesa con i popolari, rifiutata esplicitamente ieri, il PSOE rimane compatto, non lo è altrettanto sull'opportunità di chiudere o aprire le porte a Podemos
Il leader dei socialisti spagnoli Pedro Sanchez ha detto che non sosterrà un eventuale nuovo governo guidato dal conservatore Mariano Rajoy, primo ministro uscente
Nella serata di ieri il capo del governo spagnolo uscente Mariano Rajoy ha offerto il dialogo ai partiti pronti a difendere l'unità della Spagna e il suo posto in Europa in vista della formazione di un governo
Dopo il voto di ieri, e il «niet» di socialisti e Podemos a un nuovo esecutivo guidato da Mariano Rajoy, nella difficile partita a scacchi spagnola si aprono tre scenari.
Dopo il voto di ieri, il futuro politico spagnolo è un'incognita a numerose variabili e con una, minima, certezza. Sia come sia, il premier uscente Mariano Rajoy non potrà vedersi riconfermato alla testa del governo
Per il leader popolare spagnolo Mariano Rajoy si chiudono le porte di un possibile ritorno alla guida del governo. Il Partito socialista spagnolo (Psoe) ha confermato che voterà no a un eventuale nuovo governo guidato dal premier uscente il popolare Mariano Rajoy. Sulla stessa linea Podemos
Come accaduto una settimana fa per la Francia, anche nel caso spagnolo è molto difficile capire chi ha vinto e chi ha perso davvero. Le percentuali non bastano per interpretare il risultato: perché anche in Spagna i veri sconfitti sono i partiti tradizionali, sempre più incalzati dal temutissimo Podemos
La Spagna stamattina si è svegliata più vicina all'Italia: con un parlamento senza una maggioranza chiara e la prospettiva di settimane di estenuanti trattative per trovare compromessi tra forze diverse e varare un governo
Un governo di coalizione, soluzione inedita finora nella Spagna postfranchista, oppure nuove elezioni in primavera. Questo è il risultato cui ha portato il voto di ieri che ha visto il Partito popolare del premier Mariano Rajoy arrivare in testa ma senza maggioranza assoluta
Il conservatore Partido Popular conferma i sondaggi e conquista 123 seggi, ben lontano dal numero magico di 176 che gli consentirebbe di governare da solo; i socialisti si fermano a quota 90, mentre gli emergenti Podemos e Ciudadanos rimangono rispettivamente a 69 e 40.
La stima dell'affluenza parla di un possibile 80%, un dato che di fatto rende poco affidabili i sondaggi, peraltro assai contraddittori ma che concordano nel confermare che nessun partito si avvciinerà neanche lontanamente alla maggioranza assoluta inaugurando così dopo quarant'anni di democrazia, l'era degli esecutivi di coalizione.
La formazione di Albert Rivera incarna la «nuova» destra ed è l'unica formazione quasi sicura di far parte di una coalizione di governo (seppure non necessariamente come socio dell'esecutivo).
Il partito di Pablo Iglesias potrebbe trovarsi a dover fare i conti con la realtà di governo, seppure con una differenza che tutto sommato potrebbe giocare a suo favore: non potrà formare un esecutivo di maggioranza, ma potrà essere parte di un esecutivo di coalizione magari insieme ai «rivali» del PSOE.
Nato dieci anni fa a Barcellona con l'obbiettivo di contrastare il nazionalismo catalano, ovvero di proporsi come alternativa autoctona al conservatore Partido Popular, Ciiutadans (C's), il partito guidato da Albert Rivera, si trova ad essere oggi l'ago della bilancia nelle elezioni politiche del 20 dicembre.
L'attenzione degli analisti è su quali alleanze potrebbero dar luogo ad un esecutivo di coalizione sufficientemente stabile, in vista di una legislatura in cui i problemi (austerity e crisi catalana in primis) non mancheranno di certo.
Il premier conservatore spagnolo Mariano Rajoy si riunirà con il segretario socialista Pedro Sanchez e con il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, prima dell'approvazione, ai primi di novembre, da parte del nuovo Parlamento catalano di una risoluzione con cui si annuncia l'avvio del processo di indipendenza della Catalogna
Il voto regionale ha dato agli indipendentisti di Junts pel Sì la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento, maggioranza assoluta se si sommano i deputati dell'altro movimento favorevole alla secessione, la Cup.
Dopo la sconfitta alle amministrative spagnole dello scorso maggio, il conservatore Partido Popular risale nei sondaggi, confermandosi la prima forza davanti ai socialisti del Psoe mentre calano i partiti populisti di Podemos e Ciudadanos
Dopo le amministrative che hanno sancito la vittoria di Podemos e Ciudadanos, la maratona elettorale spagnola, prima dell'ultimo appuntamento delle politiche, prevede la chiamata alle urne della Catalogna del 27 settembre
La crisi economica del 2008 ha favorito lo scoppiare di un'altra crisi. Pablo Iglesias, leader di Podemos, la definisce di «egemonia», facendo riferimento alla perdita di fiducia nei partiti tradizionali che ha favorito il sorgere di nuove forze di rottura: i famigerati «populisti». Saranno loro a salvare l'Europa (o salvarci dall'Europa)?
Partitismo e status quo i grandi sconfitti delle amministrative spagnole: a rivoluzionare lo scacchiere politico, la «rottamazione» di Ciudadanos e, soprattutto, il «populismo» di sinistra di Podemos. Un vento di cambiamento e ribellione che soffia in tutta Europa, facendo traballare l'Unione
Il conservatore Partido Popular perde la maggioranza assoluta in tutte le regioni in cui governava in solitario, mentre i socialisti del Psoe limitano i danni ma non ottengono il sorpasso: tra tutti e due i maggiori partiti guadagnano poco più del 50% dei voti mentre le nuove alternative, Podemos e Ciudadanos confermano di essere forze con cui dover fare i conti.
La perdita di consensi dei due principali partiti, il conservatore Pp e i socialisti del Psoe, e l'ascesa delle alternative populiste a destra e a sinistra (rispettivamente Ciudadanos e Podemos) lascia gli elettori nell'incertezza: i sondaggi sono assai volatili e la percentuale degli indecisi si aggira fra il 30% e il 45% dei votanti.
Più di cinque milioni di catalani sono chiamati oggi alle urne per rinnovare il loro parlamento regionale nelle elezioni più importanti della storia di questa comunità autonoma dalla caduta del franchismo. I catalani vogliono un referendum per l'indipendenza, ma Madrid dice che è illegale
Il candidato socialista alle legislative illustra il programma a Madrid
Le ha convocate ufficialmente il Premier Zapatero
Gli ultimi sondaggi prevedoono la maggioranza assoluta per i Popolari
L'annuncio dell'ex ministro dell'Interno attraverso il social network Twitter
Al partito di Zapatero il 27,81% dei voti, 10 punti in meno dei popolari
Analisti prevedono batosta per i socialisti di Zapatero
Socialisti si preparano ad una secca sconfitta
Primarie nel Psoe dopo le amministrative di maggio
Il Premier spagnolo intervistato dal El Pais: «Siamo fuori dalla crisi»
La crisi economica ha trascinato verso il basso le quotazioni del Psoe, il partito socialista al governo in Spagna