4 ottobre 2024
Aggiornato 14:00
Parlamento ha votato fiducia

Spagna, Rajoy premier: l'epilogo di 10 mesi di impasse politica

I deputati spagnoli hanno posto fine a dieci mesi di paralisi politica votando la fiducia al governo conservatore di Mariano Rajoy, al potere grazie alle divisioni tra i suoi avversari

Il premier spagnolo Mariano Rajoy.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy. Foto: Shutterstock

MADRID - I deputati spagnoli hanno posto fine a dieci mesi di paralisi politica votando la fiducia al governo conservatore di Mariano Rajoy, che conserverà il potere grazie alle divisioni tra i suoi avversari. «Chapeau, signor Rajoy» gli ha detto giovedì senza ironia in aula il leader del partito regionale di sinistra Compromis, Joan Baldovi. «Lei potrebbe essere un eroe cinematografico 'il galiziano impassibile': senza muovere un muscolo, senza fare quasi nulla, è sul punto di ridiventare capo del governo» ha aggiunto.

Rajoy parte da lontano
Rajoy, 61 anni, al governo dal 2011, parte da lontano. Dieci mesi fa due nuovi partiti entrano in Parlamento: il liberale Ciudadanos e Podemos, di sinistra radicale, alleato del greco Syriza, bandiera di migliaia di giovani spagnoli decisi a rinnovare la politica. Il Partido Popular del premier, immagine della «vecchia politica» metta a segno la sua peggiore performance dal 1993. Nel suo stesso campo, minato dale inchieste per corruzione e logorato da anni di crisi economica, molti dicono che il suo posto è ora «all'opposizione».

Inversione di tendenza
Le nuove elezioni del 26 giugno, dopo mesi di impasse nelle trattative per la formazione di una coalizione di governo, cominciano a segnalare un'inversione di tendenza. Il PP resta primo e cresce, guadagnando 14 seggi a 137 su 350, mentre il Partito socialista Psoe, la cui base è erosa a sinistra da Podemos, continua a calare e realizza il peggior risultato elettorale della sua storia. Pedro Sanchez, alla guida del Psoe dal 2014, deciso a fare di tutto per cacciare Rajoy dal governo, non trova alleati per formar eun governo alternativo. Finirà per essere detronizzato dai suoi che temono che il suo veto a Rajoy porti al terzo voto in un anno , che potrebbe costare al partito un nuovo calo di consensi. 

Il vento in poppa
A questo punto Rajoy ha il vento in poppa: ha dalla sua i 137 deputati del suo partito, i 32 di Ciudadanos e beneficia della necessaria astensione di una parte consistente degli 85 deputati del Psoe, che seguono la linea dele direzione ad interim del partito. Oggi a metà giornata Sanchez ha annunciato «con dolore» e tra le lacrime l'abbandono del suo seggio parlamentare, in polemica con l'astensione.

Un mandato non semplice
Mariano Rajoy non ce l'ha fatta alla prima votazione giovedì, per la quale era necessaria la maggioranza assoluta, ma stasera dovrebbe ottenere senza problemi la fiducia al voto in programma per le 19,45, a maggioranza semplice. «Gli auguro fortuna e successo, sarebbe un bene per tutti gli spagnoli» ha detto Sanchez. Il mandato quadriennale che attende il capo del Pp non sarà semplice, con soli 137 deputati dalla sua. Le attese sono della «legislatura più turbolenta di sempre» dice il politologo Pablo Simon. Compito reso più arduo dai risparmi chiesti da Bruxelles per riportare in linea i conti pubblici: solo per il prossimo anno servono tagli per 5,5 miliardi di euro.

Rigore
Un rigore aborrito a sinistra, dato che, pur con una crescita del tre per cento nel 2016, il tasso di disoccupazione si è attestato al 18,9%. La destra non è disarmata. In caso di scontro con l'opposizione, il capo del governo agiterà lo spettro dello scioglimento del parlamento, che i socialisti vorranno evitare a ogni costo dato che hanno bisogno di tempo per «ricostruire» la leadership del partito, spiega Simon. Il governo dispone inoltre della maggioranza al Senato, che gli consente di bloccare qualunque riforma non di suo gradimento. La sinistra radicale promette di essere «in piazza». E ancora più a sinistra Izquierda Unida, alleata comunista di Podemos, ha già indetto una manifestazione oggi davanti al Congresso contro l'investitura «illegittima» di Rajoy, prodotto di un'alleanza «corrotta» tra destra e socialisti.