23 giugno 2025
Aggiornato 08:00
L'accordo fa due vittime illustri

Catalogna, accordo in extremis per il governo: lascia Mas, Puigdemont nuovo leader

All'ultimo minuto. Quando tutto sembrava perduto, con la Catalogna ormai destinata alla convocazione di nuove elezioni anticipate per il prossimo 6 marzo, Artur Mas ha deciso di fare un passo indietro per favorire la formazione di un nuovo governo regionale.

BARCELLONA - A poche ore dalla scadenza dei termini per le trattative gli indipendentisti catalani hanno raggiunto in extremis un accordo per la formazione di un governo regionale, evitando in tal modo un nuovo ricorso alle urne.
Il leader conservatore Artur Mas ha infatti accettato di farsi da parte a favore di un altro candidato governatore, il sindaco di Girona, Carles Puigdemont. Lo stesso Mas, in una conferenza stampa convocata nella sede del governo regionale a Barcellona, ha spiegato la scelta fatta «nonostante il costo personale», sottolineando tuttavia che i «benefici dell'accordo superano di molto i costi»; Mas ha poi escluso che gli vengano affidati incarichi politici pur dicendosi «a disposizione» del nuovo esecutivo.

La bocciatura di Mas come governatore della Catalogna, decisa dalla dirigenza del movimento indipendentista della Cup rendeva necessario un cambiamento sostanziale da parte della coalizione di Junts pel Sì, che ha infine accettato un candidato alternativo al governatore uscente, contestato per gli scandali di corruzione che hanno colpito il suo partito, Convergencia, e per le sue politiche di austerità. Di fatto, la scelta di Puigdemont - che Mas ha rivendicato come sua - è stata dettata anche dalla sua estraneità alla vecchia classe dirigente di Convergencia.

L'accordo con la Cup prevede che il Parlamento regionale approvi la nomina alla prima votazione - quindi già domani, con inizio del dibattito alle 17 - del candidato di JpS. Inoltre, viene garantita la stabilità del nuovo esecutivo: la Cup si è impegnata per iscritto a non votare mai insieme a quelle forze contrarie al processo indipendentista. Per maggior sicurezza, due deputati della Cup passeranno di fatto al gruppo di JpS, che in tal modo avrà la maggioranza assoluta nel Parlamento regionale, mentre la stessa Cup rimuoverà alcuni dei suoi deputati che si erano mostrati maggiormente contrari ad un'intesa.

L'accordo sostanzialmente fa quindi due vittime illustri, sacrificate sull'altare del «processo» indipendentista: la prima lo stesso Mas, costretto ad abbandonare il potere (ma non la politica: anzi ha annunciato di volersi dedicare a rinnovare il partito); la seconda, la Cup, che ha pagato il suo atteggiamento intransigente con l'abdicazione di fatto da qualunque pretesa di condizionare l'esecutivo, condita dal virtuale assorbimento di due deputati da parte di JpS e dai cambi in vista nel gruppo parlamentare, dove i deputati «dissidenti» verranno silurati.

L'aspetto più interessante - al di là della ripartenza del processo indipendentista - sarà l'effetto dell'intesa catalana sui negoziati in corso a Madrid dopo lo stallo elettorale dello scorso 20 dicembre: se una ripetizione del voto catalano avrebbe portato quasi sicuramente ad un analogo epilogo anche a livello nazionale, ora cresce la pressione per un accordo di coalizione verosimilmente incentrato anche nel rifiuto della volontà indipendentista catalana.

Se Podemos - pur contraria all'indipendenza - insisterà nella sua difesa di un referendum catalano sulla questione calano le possibilità di una coalizione delle sinistre, mentre a questo punto l'ipotesi di una «grande coalizione» fra i conservatori del Pp e i socialisti del Psoe potrebbe non essere così remota come sembrava alla vigilia.

(con fonte Askanews)