20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Grandissima incertezza, ancora indeciso un terzo dell'elettorato

Spagna, con le regionali riprende la maratona elettorale

La perdita di consensi dei due principali partiti, il conservatore Pp e i socialisti del Psoe, e l'ascesa delle alternative populiste a destra e a sinistra (rispettivamente Ciudadanos e Podemos) lascia gli elettori nell'incertezza: i sondaggi sono assai volatili e la percentuale degli indecisi si aggira fra il 30% e il 45% dei votanti.

MADRID (askanews) - Dopo l'antipasto andaluso, la maratona elettorale spagnola riprende domani con il secondo blocco delle regionali e amministrative, in attesa del clou delle regionali catalane e delle politiche del prossimo autunno: un appuntamento quest'ultimo al quale i partiti si presenteranno presumibilmente con degli schieramenti assi più definiti rispetto a una situazione attuale che qualificare come incerta appare riduttivo.

La perdita di consensi dei due principali partiti, il conservatore Pp e i socialisti del Psoe, e l'ascesa delle alternative populiste a destra e a sinistra (rispettivamente Ciudadanos e Podemos) lascia infatti gli elettori nell'incertezza: i sondaggi sono assai volatili e la percentuale degli indecisi si aggira fra il 30% e il 45% dei votanti.

Il risultato è che nessun partito si azzarda ancora a definire una strategia per quel che riguarda possibili appoggi e alleanze incrociate, anche in attesa di vedere se il 25 maggio il bipolarismo in vigore dal 1982 potrà effettivamente essere dichiarato ufficialmente morto (in Andalusia Pp e Psoe hanno comunque ottenuto più del 60% del voto totale).

Per quel che riguarda le regionali e amministrative, la linea dei due partiti emergenti sembra essere quella di guardare con maggior simpatia al Psoe - Podemos perché effettivamente schierato a sinistra, Ciudadanos per alcune convergenze sul programma, come ad esempio le primarie obbligatorie per legge - con l'obbiettivo di minare la maggioranza residua di cui ancora gode il Pp.

I due partiti maggiori invece moltiplicano gli appelli al voto utile, sottolineando i rischi insiti nel dare fiducia a formazioni di cui non si conoscono nella pratica né le politiche né i candidati: tuttavia, sia Pp che Psoe danno per certo che dal 25 maggio sarà necessario negoziare per potersi garantire delle maggioranze solide - compresa l'Andalusia, dove il governo regionale socialista non ha ancora ottenuto la fiducia.

Tra le Comunità Autonome (regioni) di particolare interesse spiccano Valencia e Madrid, mentre le amministrative vedono in prima fila la capitale e Barcellona. In particolare, il Pp manterrebbe la maggioranza relativa nelle due regioni ma nel feudo valenciano passerebbe da 55 deputati ad appena 28, contro in 23 dei socialisti (33 nelle sorse elezioni) e i 17 di Podemos e Ciudadanos: effetto anche dei numerosi e gravi scandali che hanno colpito il Pp regionale.

Per le comunali, a Madrid il Pp otterrebbe 19 seggi contro i 17 della lista appoggiata da Podemos, mentre a Barcellona si profilerebbe un clamoroso sorpasso a danno di CiU da parte di Barcelona en Comù, altra lista composita che raggruppa Podemos e altri partiti di sinistra (esclusi i socialisti, i cui risultati si preannunciano deludenti).

Il day after dunque sarà dedicato da conservatori e socialisti ad analizzare le situazioni nelle singole regioni e decidere se e come avviare il dialogo con i due partiti emergenti, alla luce del fatto che qualsiasi decisione in merito non potrà che riflettersi anche sulle prossime politiche: è probabile dunque che non si profileranno «patti di ferro» fra le varie formazioni per non legarsi troppo le mani, ma che qualunque accordo sarà presentato come frutto di esigenze locali.

Sarà dunque interesse sia di Podemos che di Ciudadanos subordinare qualsiasi appoggio a una condivisione di alcuni pilastri dei propri programmi, per non dare l'impressione ai propri elettori di essere divenuti una «parte del sistema»; viceversa, di qui alle politiche Pp e Psoe mireranno a coinvolgerli il più possibile anche per dimostrare che in realtà, non rappresentano nessuna alternativa radicalmente nuova al loro «usato sicuro»: il più che trentennale bipolarismo ancora duro a morire.