Golinelli: «Anche l’agricoltura è in crisi, con la guerra i prezzi sono raddoppiati»
L’onorevole Guglielmo Golinelli, deputato della Lega, spiega al DiariodelWeb.it gli effetti del conflitto ucraino sul settore agroalimentare nel nostro Paese
L’onorevole Guglielmo Golinelli, deputato della Lega, spiega al DiariodelWeb.it gli effetti del conflitto ucraino sul settore agroalimentare nel nostro Paese
Il 2022 sembra essere l’anno della ripartenza delle società legate al turismo
I motivi di questa riluttanza a uscire da questo progetto sono stati spiegati al Nikkei da una fonte nel METI, il Ministero dell'Economia, Commercio e Industria nipponico: «Sarebbe controproducente, favorirebbe Mosca e Pechino»
I rincari sono molto diffusi: il prezzo del legno è salito del 7% a febbraio 2021 rispetto a ottobre 2020, quello della gomma del 10%, il grano del 13% e il mais del 31%, il rame del 26% e il ferro del 38%
A parte le problematiche tecniche, le quotazioni subiscono i persistenti timori su un pesante squilibrio tra offerta e domanda a causa dei blocchi di attività dovuti al Coronavirus
L' instabilità degli istituti bancari e le fluttuazioni dei mercati finanziari spingono sempre più gli investitori a investire in materiali come l'oro
+14% negli ultimi due mesi. Le crescenti tensioni tra USA e Cina hanno innervosito i mercati, rafforzando così la domanda di asset «rifugio»
Ieri Pechino ha rilanciato accuse verso Washington, con una conferenza stampa del viceministro del commercio Wang Shouwen, secondo cui gli Usa di Donald Trump sono una controparte inaffidabile nelle trattative
Trattandosi di una componente cruciale dell’economia mondiale, l’andamento delle materie prime rappresentano un settore di investimento molto importante per i traders
Dopo aver accumulato quasi 100 dollari di incremento negli ultimi mesi ormai l'oncia è in prossimità della soglia psicologica dei 1.300 dollari, sui massimi dallo scorso giugno
Le quotazioni del greggio sono crollate di oltre il 20% scivolando ai minimi da oltre due anni
E' quanto si legge in un report di Union Bancaire Privee che analizza lo stato del mercato petrolifero e l'esito delle politiche dell'Opec sulla produzione: «Per vedere risultati della strategia ci vorranno anni».
Quella appena nata tra la Russia e l'Arabia Saudita è un'intesa storica e prevede una task force per stabilizzare il mercato del greggio. I due maggiori produttori si sono alleati, ma il nodo da sciogliere resta quello iraniano
Possibile l'arrivo a Mosca del tandem venezuelano Rodriguez-Del Pino, che già ha visitato l'Iran, il Qatar, l'India, l'Oman e l'Arabia Saudita dopo che ai primi di agosto, il presidente Nicolas Maduro ha esortato tutti i player del mercato petrolifero a lavorare sul bilanciamento del prezzo di un barile di petrolio a 70 dollari.
Un conto salato quello di Citigroup, ma le banche coinvolte nello scandalo Libor sono diverse e recidive. Ecco cos'è accaduto nel 2012, perché anche Deutsche Bank è stata multata con sanzioni salate e perché, tuttavia, le manipolazioni proseguono ancora sui mercati dell'oro e dell'argento.
Il rapporto annuale della BCE sulla stabilità finanziaria sottolinea che l'incertezza politica è una zavorra per l'economia del continente, e mette in rilievo i quattro fattori di rischio più importanti per l'unione monetaria. Il Fondo Atlante da solo non basta
Ecco cosa sta succedendo sui mercati finanziari e perché alcune fonti parlano di un accordo segreto stretto a Shangai, in occasione del G20, tra la FED e le banche centrali europee. D'altronde, chi altri potrebbe influenzare i prezzi delle commodities?
Dal vertice Opec di oggi è giunta l'ennesima brutta notizia: nessun accordo raggiunto sul possibile congelamento della produzione di petrolio per fronteggiare la caduta dei prezzi. Non è la prima crisi del genere, ma oggi pare particolarmente difficile da risolvere: perché danneggia tutti (Europa compresa), e nessuno pare disposto a fare un passo indietro per ripristinare l'equilibrio
L'Amministratore Delegato dell'ENI: «Questa situazione durerà fino a quando il crollo degli investimenti non avrà fatto scattare una vera scarsità di offerta. In quel frangente il prezzo del petrolio potrebbe schizzare verso l'alto e poi stabilizzarsi sui 70-80 dollari».
La doccia fredda che ha definitivamente spento la fiammata dei prezzi è arrivata quando, poco dopo, Teheran ha messo le mani avanti, proclamando tramite il suo ministro del petrolio Bijan Namdar Zanganeh: «Non rinunceremo alle nostre quote».
Nel frattempo i prezzi dell'oro nero sono ricaduti sotto la soglia psicologica dei 30 dollari, dopo che il paese capofila del Cartello, l'Arabia Saudita ha chiarito che non intende ridurre gli investimenti su nuova produzione.
L'aumento dei rischi si è tradotto in oltre 5 miliardi di euro di minori esportazioni nell'ultimo anno, ma è possibile recuperarne 31 nei prossimi quattro puntando, strategicamente, su un paniere di mercati a elevato potenziale.
Soddisfatto l'Amministratore Delegato, Claudio Descalzi: «E' stata raggiunta la terza tappa fondamentale dello start-up del progetto West Hub Development rispettando le nostre previsioni di budget e dei tempi di impiego».
Lo ha annunciato il principe Mohamed bin Salmane, secondo in linea di successione a re Salmane, in una intervista al settimanale «The Economist». Intanto sui mercati il petrolio cancella le ampie perdite e vira in positivo.
Al Nymex la materia prima mette a segno il secondo anno di fila in calo per la prima volta dal 1998. Attualmente molti membri dell'OPEC così come gli analisti sono preoccupati dall'eccesso di scorte in giro per il mondo, tanto più che l'Iran si prepara a esportare il suo greggio non appena le sanzioni imposte dall'Occidente verranno rimosse.
La Banca centrale ha dovuto abbandonare una banda di oscillazione su dollaro e euro, dopo aver bruciato in poco tempo metà delle sue riserve in valuta estera. E come lo scorso febbraio il manat va a picco, -32%.
Secondo Goldman Sachs è possibile che il barile finisca a 20 dollari nel corso dell'anno che si sta per aprire. Altri osservatori invece ritengono che si sia giunti vicino a valori che innescherebbero acquisti speculativi, con effetti di rimbalzo sui prezzi.
Una mossa storica, che riflette i cambiamenti economici e politici determinati dall'enorme crescita della produzione petrolifera negli Stati Uniti (quasi +90% dall'agosto 2008) che rende obsoleto un divieto che era stato introdotto nel 1973 per cercare di favorire l'indipendenza energetica del Paese.
Una situazione che non si è minimamente risolta con l'ultimo vertice dell'Opec, al quale i Paesi esportatori sono nuovamente apparsi divisi e incapaci di dotarsi di una strategia comune volta a contrastare la debolezza dei prezzi.
Il Congresso americano sembra propenso a togliere il divieto, in vigore da 40 anni, ad esportare il petrolio prodotto in Usa. La mossa, scrive il Wall Street Journal, fa parte di un'insieme di misure tributarie e di spesa pubblica che i legislatori potrebbero approvare il prossimo mercoledì.
Per l'Amministratore Delegato dell'ENI: «La verità è che fra 2 o 3 anni ci sarà un buco di supply rispetto alla domanda e i prezzi saliranno. Non riuscire a trovare un regolatore con una commodity così importante fisicamente ma anche come impatto finanziario è un problema».
Se possibile, dall'ultimo vertice che si è tenuto a Vienna, dove ha sede il quartier generale dell'Organizzazione, i Paesi Opec sono apparsi ancor più divisi. E questo ha fatto del tutto svanire le ipotesi di manovre restrittive sulla produzione che invece erano lievitate nelle sedute precedenti.
Lo hanno annunciato diversi esponenti del cartello degli esportatori, al termine del vertice a Vienna. Il presidente, il nigeriano Emmanuel Ibe Kachikwu, ha spiegato che è stata ritenuta adeguata l'attuale posizione attendista.
Energy Intelligence, una pubblicazione specialistica citata dal Financial Times, riporta che Riad appoggerebbe un taglio coordinato della produzione pari a 1 milione di barili al giorno per il 2016, l'equivalente di appena l'1% dell'offerta globale di oro nero.
Il presidente di Sonangol, società petrolifera nazionale dell'Angola, Francisco de Lemos Maria, ha incontrato oggi a Roma l'Amministratore Delegato di ENI, Claudio Descalzi: «Questo accordo conferma le linee strategiche del gruppo Eni per le attività in Africa sub-sahariana»
L'amministratore delegato dell'ENI: «Prezzi bassi per almeno un anno e mezzo o due, ma la domanda di greggio sta già recuperando». British Petroleum rafforza legami con Cina, imminente accordo con Cnpc. Più tasse in arrivo e meno sussidi nei Paesi del Golfo Persico
Il ministro responsabile, Eulogio Del Pino, ha annunciato la proposta di di tenere un vertice tecnico tra Paesi Opec e gli altri Stati esportatori a novembre, indicando anche un possibile punto di «equilibrio» per il prezzo del barile: 88 dollari.
In Usa il focus resta sulla riunione della settimana prossima della Federal Reserve: sembra che tra i suoi governatori non ci sia una visione comune su cosa fare in materia di tassi
Della leggera ripresa dei consumi, in effetti, sembra aver beneficiato solo la grande distribuzione mentre per i negozi tradizionali si preannuncia l'ennesimo autunno difficile, con ulteriori chiusure di attività
Le famiglie hanno recuperato potere d'acquisto grazie al ribasso dei prezzi delle materie prime, ma mantengono un atteggiamento prudente
La Cina, osservano alcuni osservatori, non basta a spiegare quanto sta succedendo sui listini mondiali, anche se sembra che la sua economia stia effettivamente rallentando. Bisogna guardare anche ai mercati emergenti, dal Messico alla Malesia e al calo del prezzo del petrolio.
E' questa la domanda che circola tra trader, gestori, analisti e investitori d'Oltreoceano. Il rally che dai sei anni vede protagonisti gli indici a Wall Street è minacciato dai timori legati a un rallentamento della Cina e di conseguenza a una frenata dell'economia globale.
L'incubo cinese sui mercati fa volare l'oro, ma il petrolio scende. Da Pechino è arrivato il dato shock sull'indice Pmi ai minimi dal 2009 certificando un preoccupante rallentamento della seconda economia mondiale.
Secondo il Viceministro allo Sviluppo Economico ci sono seri rischi che sopraggiunga un terremoto globale
In aumento l'acquisto degli asset sicuri e dei beni rifugio (in rialzo anche il prezzo dell'oro), e aumentano le vendite a Wall Street
La banca centrale cinese temeva il peggio e aveva iniettato sul mercato la maggior liquidità giornaliera degli ultimi 19 mesi. Una seduta debole già dall'avvio degli scambi, ma è nell'ultima parte che il flusso di vendite si è fatto molto consistente.
L'oncia del metallo prezioso per eccellenza cede ancora terreno, portandosi fin sotto quota 1.080 dollari, sui minimi da 5 anni e mezzo
Il Presidente Ali Bongo Ondimba, all'esposizione universale, presenta il progetto "Green Gabon"
Dal petrolio alla zucchero, dall'oro al caffè, i prezzi delle materie prime sono insolitamente freddi in questa estate rovente in cui, almeno teoricamente, dovrebbero risultare sostenuti da una ripresa economica che bene o male prosegue.
Secondo la banca d'affari, il costo del West Texas intermediate (Wti), che è fluttuato tra i 54 dollari di inizio gennaio ai 49,58 odierni (con un picco negativo a 45,09 del 28 di gennaio) dopo aver perso circa il 60% del suo valore nei mesi precedenti, si limerà ancora al ribasso vista la fine dell'inverno e l'eccesso di offerta.