19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Turismo

Turismo o materie prime: la migliore strategia per affrontare la volatilità dei mercati per il 2022

Il 2022 sembra essere l’anno della ripartenza delle società legate al turismo

Biglietto aereo
Biglietto aereo Foto: Pixabay

La pandemia di Covid-19 ha influito in maniera decisiva sul comportamento degli investitori sotto due aspetti diversi: da un lato, maggiore è stato il loro coinvolgimento nei mercati finanziari; dall’altra sono cambiate le linee direzionali degli investimenti stessi. Fino al 2021, il mondo della finanza non ha presentato una grande volatilità: i trend si sono rivelati abbastanza stazionari, dal momento che era ben definito il quadro dei business che potevano generare profitti.

Il 2022 ha invece esordito come l’anno della tanto attesa ripresa (stavolta definitiva) e sono pronte a rientrare in campo società che sono state temporaneamente accantonate. Tornando indietro nel tempo, chi nel marzo 2020 avrebbe investito in titoli legati al turismo e al settore leisure & traveling?

(Statista.com)

L’industria delle società che operano in ambito turistico comprendono, sotto il loro ombrello, tutte quelle attività legate ai viaggi e al turismo: non solo compagnie aeree e di trasporto turistico e agenzie di viaggi, sia online che tradizionali, ma anche il comparto dell’hôtellerie, quindi alberghi, B&B e servizi collegati. Nonostante durante l’estate del 2020 e del 2021 si siano verificati dei momenti di ripresa, i numeri erano ben diversi rispetto agli anni precedenti e, soprattutto, era abbastanza chiaro che sarebbe stato solo un breve periodo di gloria.

Il 2022 sembra proprio essere l’anno della ripartenza delle società legate al turismo, con tanto di recupero degli interessi: gli italiani, e non solo, vogliono riprendere a viaggiare e a muoversi come e più di prima, con un occhio di riguardo verso il turismo sostenibile. Come insegna la storia economica, i periodi di crisi lasciano il posto a boom economici, e sembra abbastanza chiaro che le prime aziende che riceveranno le più ampie boccate di ossigeno (e di liquidità) siano proprio quelle del turismo e dei viaggi.

Cosa aspettarsi realisticamente per le società del turismo nel 2022

Anche se i segnali di ripresa sembrano ormai abbastanza definitivi, bisogna ancora prestare una certa cautela. I commenti rilasciati finora dai CEO di alcune compagnie aeree sono incoraggianti: a specchio, vediamo invece che alcuni titoli delle società collegate ai servizi «stay at home» hanno riportato delle perdite anche incisive. Lo stesso Netflix, che è stato un po’ il simbolo del lockdown, sembra perdere quota, anche per la riapertura dei cinema. Attenzione però, perché siamo ancora, ufficialmente, in una fase pandemica: sono soprattutto le varianti a preoccupare gli esperti di diversi settori.

Secondo Maxim Manturov, Head of Investment Research di Freedom Finance Europe,: «La domanda di viaggi, in generale, dovrebbe essere abbastanza elevata nel 2022, ma un fattore determinante è il corso della pandemia, soprattutto per Omicron e le altre varianti. Come sostengono però molti esperti, la rapida diffusione di Omicron, sebbene pericolosa, potrebbe dotare un numero sufficiente di persone della cosiddetta «immunità naturale», aiutando quindi a spostare la pandemia di Covid in una fase «endemica» molto meno grave. Se questa tesi si rivela corretta, non è impossibile vedere una vera ripresa e una crescita nel settore turistico, viste le stime piuttosto allettanti. Molti rimangono tuttavia più cauti nell’essere ottimisti, notando la domanda dei consumatori ancora timida per i viaggi».

Il ruolo delle commodities nei periodi di elevata volatilità

I mercati delle materie prime, o commodities, comprendono tutte quelle società coinvolte nella produzione e nello scambio di prodotti non lavorati. Rappresentano quindi le vere e proprie origini dei mercati finanziari: nei secoli passati il commercio e lo scambio delle materie prime ha dato vita alla nascita di imperi mondiali. Oggi ci si chiede se abbia ancora un senso, vista l’elevata volatilità economica e l’introduzione di società legate al terziario e all’industria, investire in questo tipo di titoli.

(Statista.com)

Due sono gli aspetti che vanno analizzati, da questo punto di vista. Il primo è relativo all’aumento dei prezzi proprio delle materie prime (soprattutto energetiche), che sono letteralmente schizzati alle stelle e che stanno frenando, a propria volta, la crescita di altri titoli (presumibilmente, anche delle società turistiche e leisure). Non sempre l’aumento del prezzo comporta un aumento del titolo sottostante, ma visto l’aumento netto, è chiaro che non parliamo di azioni in perdita. L’interesse da parte degli investitori è più che lecito quindi, considerando anche che il settore delle commodities rimane largamente influenzato dal meccanismo della domanda e dell’offerta, più di altri settori.

L’altro punto che va analizzato è quello della strategia di diversificazione del portafoglio dell’investitore. Indipendentemente dalla propensione al rischio, la differenziazione del portafoglio è una tecnica che andrebbe sempre adottata e che protegge il trader dai cambiamenti repentini e spesso incisivi dei trend. Le commodities rappresentano una sorta di investimento che riesce ad ammortizzare bene eventuali perdite di settori più nuovi, ma anche più rischiosi, come quelli legati alla tecnologia. Volendo amplificare ancora di più la loro potenzialità di copertura, l’utente può decidere di investire in più commodities, variando magari il tipo di investimento (azioni, ETF, etc.).