Petrolio a picco e cisterne piene
Secondo Goldman Sachs è possibile che il barile finisca a 20 dollari nel corso dell'anno che si sta per aprire. Altri osservatori invece ritengono che si sia giunti vicino a valori che innescherebbero acquisti speculativi, con effetti di rimbalzo sui prezzi.
MILANO - Prezzi petroliferi sempre più giù, con il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord arrivato a segnare nuovi minimi pluriennali, a 36,17 dollari negli scambi mattutini ha registrato un valore che non si vedeva dal luglio del 2004. Flessioni che continuano a risentire dell'eccesso di offerta che da molti mesi coinvolge i mercati, combinato con la generale fine del «superciclo» delle materie prime, legata a doppio filo con l'indebolimento delle economie emergenti, e a cui nelle ultime sedute si è aggiunto il rafforzamento del dollaro innescato dal rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve.
Goldman Sachs: barile a 20 dollari nel 2016
A tarda mattina il Brent risulta in calo di 31 cents rispetto alla chiusura di venerdì scorso, a 36,57 dollari. Negli scambi dell'after hours sul New York Mercantile Exchange il barile di West Texas intermediate cede 29 cents a 34,44 dollari.
La caduta potrebbe proseguire e di molto, a dar retta alle previsioni ribassiste che si sono moltiplicate nelle ultime settimane, specialmente dopo che l'Opec, il cartello degli esportatori di greggio ha nuovamente mostrato divisioni e una non volontà di impartire una stretta all'offerta per bloccare i cali. Ad esempio secondo Goldman Sachs è possibile che il barile finisca a 20 dollari nel corso dell'anno che si sta per aprire.
Altri osservatori, riporta Dow Jones, invece ritengono che si sia giunti vicino a valori che innescherebbero acquisti speculativi, con effetti di rimbalzo sui prezzi.
Cisterne piene
Intanto sembra profilarsi anche una inusuale circostanza: il greggio che arriva sui mercati è talmente superiore alla domanda che le capacità di immagazzinamento stanno arrivando al limite. Come se non bastasse, le previsioni di crollo della nuova produzione statunitense e nord americana legata a tecnologie come la frammentazione idrolitica e le sabbie bituminose si stanno rivelando almeno in parte inesatte: nonostante il collasso dei prezzi - e queste tecniche sono molto più costose di quelle ordinarie - la scorsa settimana sono stati avviati 17 nuovi impianti.
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