19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Sanzione da 425 milioni di dollari

Scandalo Libor: Citigroup pagherà, ma le «manipolazioni» continuano

Un conto salato quello di Citigroup, ma le banche coinvolte nello scandalo Libor sono diverse e recidive. Ecco cos'è accaduto nel 2012, perché anche Deutsche Bank è stata multata con sanzioni salate e perché, tuttavia, le manipolazioni proseguono ancora sui mercati dell'oro e dell'argento.

ROMA – Ieri Citigroup è diventata la prima banca americana a patteggiare per lo scandalo Libor, accettando di pagare una sanzione da 425 milioni di dollari. Secondo le autorità statunitensi e internazionali, la più grande azienda di servizi finanziari del mondo avrebbe manipolato il Libor durante la crisi finanziaria globale, nel 2008. Ma di certo non è stata l'unica, né l'ultima a frodare i mercati finanziari.

Un conto salato per Citigroup
E' piuttosto salato il conto che Citigroup si è impegnata a pagare per chiudere il contenzioso aperto con la Commodities Futures Commission a causa della presunta manipolazione dei tassi di cambio e d'interesse durante gli anni della crisi finanziaria globale: 425 milioni di dollari. La più grande azienda di servizi finanziari del mondo, e la prima a combinare i servizi bancari con quelli assicurativi in America dopo la Grande Depressione, ha reso noto di aver accantonato delle riserve negli ultimi anni per garantire il pagamento della sanzione.

Le banche coinvolte nello scandalo Libor
Secondo la portavoce della banca, «questo accordo rappresenta un passo significativo per Citi» al fine di prevenire nuovi «comportamenti inappropriati». Ma, che crediate o meno alle buoni intenzioni della governance dell'istituto, sappiate che Citigroup è comunque in buona compagnia. Nel maggio del 2015 anche Barclays, JP Morgan, Royal Bank of Scotland e UBS avevano accettato di versare 5,6 miliardi dollari per archiviare le accuse pendenti nei loro confronti.

Cos'era accaduto nel 2012
Complessivamente, i più grandi colossi bancari mondiali sono stati colpiti da sanzioni che superano i 60 miliardi di dollari, solo negli ultimi tre anni, per lasciarsi alle spalle gli scandali che le riguardano. Ma cos'era accaduto nel lontano 2008? Vale la pena rinfrescare la memoria. Lo scandalo Libor-Euribor risale al 2012, quando – finalmente – «qualcuno» si accorse che un gruppo di banche internazionali manipolava dal 2008, e a suo piacimento, il London Interbank Rate, una sorta di tasso d'interesse mondiale che influenza tantissimi tassi di finanziamento: tra i quali anche il costo delle rate della nostra automobile, tanto per fare un esempio.

Patteggiamento anche per Deutsche Bank
L'interesse degli istituti di credito in questione, naturalmente, era quello di rafforzare artificialmente la loro posizione sul mercato e massimizzare illegalmente il profitto dei trader interni. Nonostante lo scandalo internazionale, però, alla fine le grandi banche coinvolte pagarono meno multe del previsto e nessuno dei responsabili finì dietro le sbarre. La vicenda coinvolse anche il colosso bancario tedesco dai piedi d'argilla, la Deutsche Bank.

Le manipolazioni del mercato dell'oro e dell'argento
L'anno scorso, poiché quattro dei suoi dipendenti erano stati accusati di frode, cospirazione e manipolazione del tasso Euribor nello scandalo Libor-Euribor, dovette pagare 2,5 milioni di dollari di sanzioni per tentare di riabilitare l'immagine dell'istituto. D'altronde, la banca tedesca non è nuova a problemi legali: all'inizio del 2015 aveva circa seimila cause in corso sparse per il globo.

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio
Eppure, nonostante le sanzioni, l'istituto di Francoforte sembra recidivo visto che sole poche settimane fa è balzata alle cronache internazionali la notizia che Deutsche Bank sia coinvolta anche nella più recente manipolazione del mercato dell'oro e dell'argento. L'allegra brigata è più o meno sempre la stessa dell'epoca dello scandalo Libor-Euribor: Barclays, Ubs, Societè Generale, HSBC, Bank of Nova Scotia. Ma non finisce qui, perché la Deutsche Bank è anche indagata dai primi di maggio 2016 per manipolazione di mercato dalla procura di Trani. L'indagine riguarda la vendita massiccia di titoli di stato italiani nel primo semestre del 2011, per un importo di circa 7 miliardi di euro. L'ex management del colosso bancario teutonico è accusato di aver violato le normative finanziarie in vigore e di aver causato un'alterazione del valore di mercato dei Btp. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.