Spagna, pre-accordo per formare Governo tra il premier Sanchez e leader Podemos
Dopo il voto di domenica cresce l'attesa peruna dichiarazione congiunta dei due, che da ieri pomeriggio hanno avuto colloqui riservati per arrivare ad un'intesa
Dopo il voto di domenica cresce l'attesa peruna dichiarazione congiunta dei due, che da ieri pomeriggio hanno avuto colloqui riservati per arrivare ad un'intesa
In Catalogna la tensione è alle stelle. Nonostante il divieto di Madrid, gli indipendentisti stanno andando a votare e i Mossos si sono schierati dalla loro parte
La fiducia ottenuta da Mariano Rajoy dopo 10 mesi di stallo sembra la fine di una soap opera politica. E invece è solo l'inizio: ecco le sfide che il nuovo esecutivo spagnolo dovrà affrontare
Dopo 11 mesi di stallo politico-istituzionale, l'astensione del Partito socialista spagnolo ha permesso al premier conservatore Rajoy di formare un esecutivo
Svolta politica in Spagna. Il partito socialista ha deciso di consentire al leader conservatore Mariano Rajoy di formare un nuovo governo, mettendo così fine a 10 mesi di paralisi politica
Il risultato delle elezioni regionali spagnole potrebbe aiutare a sbloccare l'impasse istituzionale in cui versa il Paese da tempo. E arricchisce la lista di fallimenti delle sinistre europee
Martedì 22 e mercoledì 23 marzo si svolgerà nella Capitale il primo incontro organizzato da European Alternatives
Dopo il successo elettorale, prime epurazioni in seno a Podemos: Pablo Iglesias ha espulso il numero tre, Sergio Pascual, responsabile dell'organizzazione del movimento di cui il leader intende assumere il controllo più stretto possibile
Il premier uscente, Mariano Rajoy, reclama il diritto di formare un governo, ma attualmente non ha alcun partner e la sua carta migliore sarebbe una «grande coalizione» con il partito socialista, in cambio di concessioni non è chiaro quanto generose e sincere in materia di riforme costituzionali.
Se sull'intesa con i popolari, rifiutata esplicitamente ieri, il PSOE rimane compatto, non lo è altrettanto sull'opportunità di chiudere o aprire le porte a Podemos
Nella serata di ieri il capo del governo spagnolo uscente Mariano Rajoy ha offerto il dialogo ai partiti pronti a difendere l'unità della Spagna e il suo posto in Europa in vista della formazione di un governo
Dopo il voto di ieri, e il «niet» di socialisti e Podemos a un nuovo esecutivo guidato da Mariano Rajoy, nella difficile partita a scacchi spagnola si aprono tre scenari.
Dopo il voto di ieri, il futuro politico spagnolo è un'incognita a numerose variabili e con una, minima, certezza. Sia come sia, il premier uscente Mariano Rajoy non potrà vedersi riconfermato alla testa del governo
Per il leader popolare spagnolo Mariano Rajoy si chiudono le porte di un possibile ritorno alla guida del governo. Il Partito socialista spagnolo (Psoe) ha confermato che voterà no a un eventuale nuovo governo guidato dal premier uscente il popolare Mariano Rajoy. Sulla stessa linea Podemos
Come accaduto una settimana fa per la Francia, anche nel caso spagnolo è molto difficile capire chi ha vinto e chi ha perso davvero. Le percentuali non bastano per interpretare il risultato: perché anche in Spagna i veri sconfitti sono i partiti tradizionali, sempre più incalzati dal temutissimo Podemos
Un governo di coalizione, soluzione inedita finora nella Spagna postfranchista, oppure nuove elezioni in primavera. Questo è il risultato cui ha portato il voto di ieri che ha visto il Partito popolare del premier Mariano Rajoy arrivare in testa ma senza maggioranza assoluta
Il conservatore Partido Popular conferma i sondaggi e conquista 123 seggi, ben lontano dal numero magico di 176 che gli consentirebbe di governare da solo; i socialisti si fermano a quota 90, mentre gli emergenti Podemos e Ciudadanos rimangono rispettivamente a 69 e 40.
La stima dell'affluenza parla di un possibile 80%, un dato che di fatto rende poco affidabili i sondaggi, peraltro assai contraddittori ma che concordano nel confermare che nessun partito si avvciinerà neanche lontanamente alla maggioranza assoluta inaugurando così dopo quarant'anni di democrazia, l'era degli esecutivi di coalizione.
Il partito di Pablo Iglesias potrebbe trovarsi a dover fare i conti con la realtà di governo, seppure con una differenza che tutto sommato potrebbe giocare a suo favore: non potrà formare un esecutivo di maggioranza, ma potrà essere parte di un esecutivo di coalizione magari insieme ai «rivali» del PSOE.
Le elezioni polacche sono soltanto l'ultimo esempio. La riscossa dei partiti di estrema destra, anti-immigrati e anti-europeisti, sta stringendo l'Europa in un abbraccio che, di questo passo, potrebbe rivelarsi mortale
Artur Mas, il presidente uscente secessionista della Catalogna, è già pronto: elezioni costituenti e indipendenza entro 18 mesi. A tremare non è solo Madrid, ma anche Bruxelles. Ecco perché
In principio fu Alexis Tsipras con la greca Syriza, poi Pablo Iglesias con lo spagnolo Podemos. Ora, a spiccare sulle ceneri delle socialdemocrazie europee, è Jeremy Corbyn, il nuovo leader di «rottura» del Labour
Il partito populista spagnolo Podemos chiede all'Unione Europea un maggiore impegno finanziario per aiutare i rifugiati piuttosto che destinare i fondi al rafforzamento della sicurezza alle frontiere
La crisi economica del 2008 ha favorito lo scoppiare di un'altra crisi. Pablo Iglesias, leader di Podemos, la definisce di «egemonia», facendo riferimento alla perdita di fiducia nei partiti tradizionali che ha favorito il sorgere di nuove forze di rottura: i famigerati «populisti». Saranno loro a salvare l'Europa (o salvarci dall'Europa)?
La vittoria di Podemos alle elezioni spagnole è stata a dir poco rivoluzionaria. Rivoluzionaria è, in generale, la forte crescita dei movimenti populisti in Europa, chi di destra e chi di sinistra
Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha convocato un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo, sostenendo via twitter che “è giunto il momento di discutere la situazione in Grecia al più alto livello politico”.
Il ministro dell’Interno del governo greco, Nikos Voutsis, aveva dichiarato giusto un paio di giorni fa, in diretta tv, che la Grecia non avrebbe rimborsato al Fmi la rata di giugno. Adesso, invece, Alexis Tsipras sostiene il contrario e parla di un accordo imminente con l'Ue: che il successo di Podemos abbia aiutato anche Syrizia?
L'Europa è a rischio disintegrazione, ormai è sotto gli occhi di tutti. Ma è l'esercito dei populisti, i vari Iglesias, Tsipras, Salvini, Le Pen, Farage, Duda, ad avere infranto il sogno europeo? Oppure, c'è qualcosa di più, di peggio, dietro?
Gli ex Indignados in Spagna e prima ancora Syriza in Grecia: in Europa trionfano i movimenti dal basso che vogliono abbattere il sistema. Qui da noi, invece, dobbiamo accontentarci delle loro copie sbiadite: Grillo, Landini, Civati
Se i signori della finanza hanno guardato fin qui con poca preoccupazione alla crisi greca e all'ipotesi del Grexit, il successo di Podemos potrebbe cambiare le cose: ecco perché i mercati finanziari temono più la Spagna che la Grecia.
Mentre il Continente ribolle di critiche e minacce i due leader fanno filtrare una governance per i prossimi anni unicamente rivolta a non cambiare i trattati e alla difesa dei poteri forti dei rispettivi paesi. Con tanti saluti per Grecia, Podemos, Polonia, Renzi, Cameron ed euroscettici.
Partitismo e status quo i grandi sconfitti delle amministrative spagnole: a rivoluzionare lo scacchiere politico, la «rottamazione» di Ciudadanos e, soprattutto, il «populismo» di sinistra di Podemos. Un vento di cambiamento e ribellione che soffia in tutta Europa, facendo traballare l'Unione
Il conservatore Partido Popular perde la maggioranza assoluta in tutte le regioni in cui governava in solitario, mentre i socialisti del Psoe limitano i danni ma non ottengono il sorpasso: tra tutti e due i maggiori partiti guadagnano poco più del 50% dei voti mentre le nuove alternative, Podemos e Ciudadanos confermano di essere forze con cui dover fare i conti.
La sinistra spagnola promette di cambiare la storia. La manifestazione di 100mila persone, organizzata dal partito Podemos a Madrid, ha dimostrato che gli euroscettici possono vincere le elezioni non solo in Grecia. In questo caso la situazione nella UE potrebbe diventare critica in tutti i sensi.
Nel caso di «Podemos» al governo, per Iglesias c'è subito una gran cosa da fare: uscire dalla Nato. Dall'Euro no, al momento non è possibile. Quanto al confronto con L'Italia, Iglesias, è molto chiaro. Il nostro movimento non ha nulla a che fare con i 5stelle.