19 marzo 2024
Aggiornato 03:30
Anche sul referendum costituzionale gli Usa si fanno sentire

Un tempo la Cia, oggi le agenzie di rating: Italia sempre schiava degli Usa

A quanti padroni dobbiamo rispondere oggi? E perché il referendum costituzionale di Renzi fa gola a così tanti soggetti? L’Italia ha ancora dei mercati che sono blindati, perché direttamente gestiti dallo Stato.

Le bandiere italiana e statunitense
Le bandiere italiana e statunitense Foto: Shutterstock

ROMA - L’insieme dei vari soggetti che vogliono dire la loro opinione sul referendum costituzionale prossimo venturo ricorda quelle epiche immagini di folle accaldate rivierasche che sbraitano esagitate «andiamo a comandare». Duole ammetterlo per le note vicende storiche di venti anni fa, ma l’Italia al momento non ha un politico che possa vantare l’indipendenza culturale di Bettino Craxi, leader socialista, morto fuggiasco in terra tunisina. Uno dei pochi – un altro fu Aldo Moro – che riuscì ad opporsi al dominio statunitense in Italia. L’Italia è un paese alleato, e leale, degli Stati Uniti, che però ci considerano sudditi dal termine della Seconda guerra mondiale. Lo hanno sempre detto e praticato, senza reticenze, e lo stupore di questi giorni è sorprendente.

La discesa in campo di Fitch e le altre
Più inusuale è invece scoprire a quanti padroni dobbiamo rispondere, oggi. L’agenzia internazionale Fitch ieri ha tuonato: «Una vittoria del no al prossimo referendum costituzionale italiano sarebbe vista come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano». Quale sia il nesso tra un voto costituzionale e uno «shock negativo per l’economia e il merito del credito italiano» è oscuro. Forse la riforma costituzionale di Renzi permette quella definitiva cessione di sovranità alle agenzie di rating, o alla troika monetaria composta da Fmi, Bce e Ue? Prima di Fitch era stata la volta di Goldman Sachs.

Come con la Brexit, anche i giornali di "sistema" uniti con Renzi
Nei prossimi giorni arriverà sicuramente il Fondo Monetario Internazionale, poi sarà la volta di Moody’s, poi Standard and Poor's e Dagong. Sul fronte mediatico non è necessario essere Cassandra per prevedere righe di fuoco da parte di Financial Times, New York Times e Wall Street Journal. Gli articoli potremmo già scriverli qui noi del Diario, oggi, e non è detto che non lo faremo, tanto sono prevedibili. Basterà copiare quanto dicevano sulla Brexit. Tornano in mente l’articolo che non fu inserito in Costituzione, per volontà del Pci di Togliatti, proposto dal democristiano Giorgio La Pira, domenicano e francescano, che prevedeva il «diritto dovere alla resistenza». Subito dopo le righe di un’agenzia di rating sono arrivate quelle ancora più pesanti dall’ambasciata statunitense a Roma: «In caso di vittoria del no sarebbe un enorme passo indietro». Ciliegina sulla torta giunge la notizia che il presidente Obama «ha grande stima di Matteo Renzi e delle sue riforme».

L'ingerenza politica degli Stati Uniti è sempre stata molto pensante
Queste opinioni di peso, che ai più appaiono come dure minacce, stupiscono. Ma non devono stupire. Si tratta di una novità storica? Ovviamente no: l’ingerenza politica degli Stati Uniti in ogni epoca è stata molto pensante. Eravamo una colonia di confine, con il più grande partito comunista d’occidente, e dovevamo essere tenuti sotto controllo. Caduto il Muro, defunte le ideologie, pensavamo di essere usciti dal tutoraggio forzato, di essere diventati finalmente un po’ più grandi e un po’ più liberi. La situazione è peggiorata: oggi abbiamo così tanti tutori che non sappiamo più a chi dar ascolto.

Il ruolo della Cia nella strategia dell'alta tensione
«Sul palcoscenico di via Fani c’erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia, l’uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato soltanto alle Brigate Rosse». Sono le parole del procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, Luigi Ciampoli, che nel novembre 2014 apre un «procedimento formale» a carico di Steve Pieczenik, all’epoca funzionario del Dipartimento di Stato Usa, per «concorso nell’omicidio del presidente DC, Aldo Moro». Il generale Gian Adelio Maletti, ex capo del Reparto D del SID del controspionaggio italiano ha più volte sostenuto che la Cia ha avuto un ruolo di primo piano nella strategia della tensione avuta in Italia e non solo. L’alto ufficiale fu ascoltato il 21 marzo 2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana e disse che esisteva una «regìa internazionale» delle stragi. Aggiunse che la Cia fosse a capo finanziariamente e ideologicamente del SID. Accuse, per altro senza prove, respinte dalla Cia con forza. Perle del passato che raccontano il presente.

Chi ci guadagna? Banche, assicurazioni e tutti coloro che vogliono fare business
Ma oggi, quali sono le ragioni che portano una così pesante intromissione degli affari dell’Italia? Cosa e chi guadagna da queste bombe mediatiche? L’Italia ha ancora dei mercati che sono blindati, perché direttamente gestiti dallo stato. Il sistema pensionistico, sanitario e scolastico, sono un terreno potenzialmente ricchissimo per le grandi agenzie assicurative, e bancarie, statunitensi e nord europee. Un sistema «democratico» più veloce e autoritario permetterebbe la liberalizzazione di tali settori più facilmente. All’ambasciata statunitense, nonché alle varie agenzie di rating, non importa nulla dell’assetto politico-sociale di un paese: l’unico loro interesse è agevolare le opportunità di business per il capitale che rappresentano.

Italia terra di conquista
In questo senso l’Italia, probabilmente come nessun altro paese in Europa e nel mondo, è territorio di conquista: vergine. Di fatto i tre sistemi sopra citati sono ancor in mano allo stato e la presenza dei privati è nulla. Qualcosa si sta facendo con l’incredibile riforma delle pensioni che obbliga i lavoratori a fare un mutuo se vogliono smettere di lavorare poco prima di morire: ma è poca cosa rispetto il potenziale. Lo smantellamento della scuola pubblica è un altro timido passo in tal senso, nonché i continui tagli al settore sanitario. L’idea è quella di portare i tre sistemi al collasso per poi immetterli sul mercato. In Italia però non esistono soggetti finanziari in grado di poter gestire business di questo tipo: ecco la ragione per cui gli Stati Uniti, che conoscono tali mercati perfettamente, vogliono entrare a gamba tesa dentro la partita referendaria. E vincerla, per il bene loro, delle loro banche e dei loro investitori.