El País all'attacco: i 3 più gravi errori di Renzi che l'hanno condannato alla sconfitta
Mentre la stampa europea e mondiale è presa dall'analizzare le nefaste conseguenze del voto italiano e dell'ascesa dei «populisti», il quotidiano spagnolo giunge al cuore della questione
MADRID - Mentre la gran parte della stampa europea e internazionale guarda con preoccupazione alle dimissioni di Matteo Renzi a seguito della vittoria del No al referendum costituzionale, spesso anche tratteggiando scenari apocalittici per l'Italia e l'Europa intera, il quotidiano spagnolo El País è uno dei pochi a proporre una lettura disincantata dei fatti e, se vogliamo, severa nei confronti delle gesta del nostro quasi-ex premier. Gesta che, per il giornale, sono tutt'altro che eroiche e irreprensibili.
Un dito medio a Renzi (meritato)
Che la linea di El País fosse piuttosto critica verso Renzi lo si era capito già ieri, quando, in un editoriale a commento del risultato del voto italiano, intepretava la scelta degli italiani con queste esatte parole: «Un dito medio», scriveva, al premier che ha «preteso di introdurre una minirivoluzione senza neppure avere il consenso del suo partito».
Il cuore della questione: Renzi
Oggi, un nuovo editoriale, scritto più «a freddo» del precedente, torna a stroncare il premier dimissionario, distanziandosi dalla lettura spesso semplicistica che sulla gran parte dei media occidentali va per la maggiore: e cioè quella che vuole il trionfo del «No» una vittoria dei famigerati «populisti», connotati negativamente come attentatori della stabilità del Continente e del tanto decantato «progetto europeo». Per il quotidiano spagnolo, invece, questa interpretazione dimentica il «cuore» della questione: la riforma costituzionale. Sulla quale Renzi, scrive, ha compiuto tanti, gravi errori.
Non è come la Brexit
Si sbaglia, sostiene il quotidiano, a sovrapporre acriticamente quanto accaduto in Italia con, ad esempio, il voto sulla Brexit. Questa volta, i «populisti» tanto unanimamente vituperati dalla politica c'entrano relativamente. Certo: è ovvio che la sconfitta di Renzi abbia notevolmente rafforzato le opposizioni e sia interpretabile come il segnale che il vento, anche in Italia, stia cambiando. Ma questa lettura rischia di «assolvere» colui intorno al quale, per sua stessa scelta politica, si è votato, e dimenticare la riforma che, a colpi di maggioranza, ha tentato di far entrare nella nostra Costituzione.
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La riforma della Costituzione non può essere un progetto personale
Perché per El País, ad essersi condannato alla sconfitta è stato proprio Matteo Renzi. Il quale ha subito una batosta di tale portata che, dopo aver nei mesi scorsi legato il suo destino politico al risultato di questo voto, è stato costretto, per coerenza, a rassegnare le proprie dimissioni. E' innegabile, scrive il quotidiano, che l'Italia abbia bisogno di riforme. Ma non condotte nel modo ambiziosamente perseguito dal giovane ormai ex premier. In primo luogo, la riforma della Costituzione non può essere un'iniziativa personale, ma il risultato di un'iniziativa che raccolga il più ampio consenso possibile. E Renzi non solo ha avuto contro l'opposizione, ma addirittura ha escluso una significativa parte del proprio partito, da sempre critica nei confronti del suo progetto.
Un voto plebiscitario
In secondo luogo, per il quotidiano spagnolo, Renzi (ed è forse questo l'errore più grave) ha volutamente trasformato il referendum in un voto plebiscitario personale. Sintomo, aggiungiamo noi, di quell'ambizione e di quella boria che ha sempre contraddistinto l'esecutivo dell'ex sindaco di Firenze. E non importa se poi il presidente del Consiglio italiano si sia ravveduto in extremis, tentando di separare il merito del voto dal suo destino personale: ormai, come si dice, la «frittata» era fatta. E l'Italia sapeva che quel No avrebbe avuto forti ripercussioni sulla tenuta del suo Governo.
L'annosa questione della legge elettorale
Oltretutto, prosegue El País, l'ennesimo errore è stato quello di sovrapporre la riforma della Costituzione all'annosa questione della legge elettorale, di cui l'Italia ha disperatamente bisogno. Insomma: Renzi non è semplicemente «vittima» di quell'ondata populista che spira in tutta Europa e che, secondo la lettura canonica, ha trascinato a giugno il Regno Unito fuori dall'Unione. Renzi è stato anche, per così dire, «carnefice» di se stesso, punito per i suoi errori di valutazione. Che, per il quotidiano spagnolo e ancor più per noi del Diario, sono numerosi e piuttosto macroscopici.
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