19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Crisi del debito

Grecia: dove inizia la fine degli stati nazione, per finanziare le banche

La Grecia oggi è il laboratorio su cui si abbatte una volontà oscura, quella del cambiamento che non potrà che avere come codice morale il pareggio di bilancio e la fine degli stati nazione

In un murales di Atene il bacio di Giuda tra il primo ministro Tsipras e la cancelliera tedesca Angela Merkel
In un murales di Atene il bacio di Giuda tra il primo ministro Tsipras e la cancelliera tedesca Angela Merkel Foto: Shutterstock

ROMA - «Che faresti, lettore, se d’un colpo potessi diventare ricchissimo uccidendo, con la sola forza della volontà, un vecchio mandarino nella remota Cina?» Questo è l’esperimento mentale che propone(va) Balzac ai lettori del suo «Papà Griot». Al di là degli enigmi morali ed etici che si spalancano, è doveroso ammettere che, oggi, la possibilità di uccidere con un gesto, all’istante o quasi, è tecnicamente possibile. Basta una tempesta monetaria su uno stato, un hedge fund che vende obbligazioni di un a banca. Sulla Grecia, ad esempio, sul suo popolo, è possibile fare ciò in qualsiasi momento. La Grecia oggi è il laboratorio su cui si abbatte una volontà oscura, che sconfina nel sadismo dell’esperimento scientifico.

Le similitudini con il quattrocento
La vivisezione che così ci impressiona non riguarda solo piccoli topolini. Ma è la prima volta che ciò accade? Il Quattrocento fu un’epoca molto simile a quella attuale. Un secolo di catastrofi e decimazioni, inflitte da rovesci economici e morte nera. In quel tempo l’economia commerciale ristagnò per poi collassare definitivamente, e intere città finirono in bancarotta a causa del default sul proprio debito. Il termine «bancarotta», derivante dalla locuzione latina mensa argentaria, trova pieno sviluppo proprio in quel tempo. Il collasso economico mise in pericolo l’impalcatura culturale europea, e l’impero ottomano rafforzava il dominio su Bisanzio e spingeva con forza verso l’Europa centrale. Risulta complesso, ovviamente, analizzare la geopolitica scaturente dalle dinamiche economiche di quel tempo con i mezzi e la forma mentis di oggi. E’ un esercizio forse capzioso, ma eseguirlo apre scenari prospettici interessanti.

La fine degli stati nazione
E’ difficile però non notare grossolane assonanze tra il tardo Medioevo e la nostra tarda post modernità. Che poi nessuno ha ancora capito cosa consista la «post modernità», probabilmente col disimpegno culturale, la televisione, il sacri diritto a non avere più idee ma solo appetiti. Venuto meno il ruolo morale e filosofico, della cristianità, che per secoli ha posto un argine alla cultura del denaro che oggi domina in tutto il mondo, non rimane che notare quello che Nietzsche definiva «l’eterno ritorno del sempre uguale». Oggi «cambiamento», oppure «modernità», ha un solo significato: la fine degli stati nazione, per come li abbiamo conosciuti. Abbattuti, non dalla morte nera, ma da quel potere invisibile immaginato da Balzac, che porta ad una nuova peste: in Grecia, nel 2014, quindi prima del grande tonfo, si stava abbassando l’aspettativa media di vita: i suicidi erano in aumento, e così la mortalità infantile, le malattie croniche e la depressione.

La tecnologia (oscura) sostituirà le istituzioni
Aumenta la percentuale di neonati sotto peso. Tutti gli indicatori greci nel 2015 testimoniano un regressione sociale senza precedenti. Le parole profetiche di Shimon Peres, rilasciate a pochi giorni dalla sua fine, non lasciano molto spazio d’interpretazione. La tecnologia (oscura) sostituirà le istituzioni, diverrà l’unico governo mondiale. Essa, vien da pensare, non potrà che avere come codice morale il pareggio di bilancio. In Europa tale processo di disfacimento rigenerativo non può che cominciare dalla sua «nazione» più antica: la Grecia. Esiste una geometricità implicita nei processi naturali e così, dopo tre millenni di onorata carriera, la Grecia sta per scomparire, trasformata in un Iperuranio governato da algoritmi matematici. Lo stato più vecchio, almeno nell’immaginario, è il primo a morire.

La Grecia, atto primo
Un giovane ambizioso, radicale, di sinistra, cede alla volontà del capitale che governa il mondo. Un mito, come Icaro che voleva volare con le sue ali di cera e poi si schianta sugli scogli. E viene condannato per la sua superbia. Dichiarazioni roboanti, principi, giuramenti solenni di cambiamento, anzi di ribellione alla mega macchina. E poi, sempre, inesorabile, la gelida esecuzione di ogni imposizione proveniente dalla divinità. Lezione n 1: viene definitivamente portato a valore il principio che tra la parola e la realtà non deve esserci relazione. Non solo non può esserci, non deve esserci relazione. La parola è una categoria dello spirito in potenza, come un’utopia che prima o poi si agguanterà perché la legge dei grandi numeri esiste e dà sempre speranza, mentre le cose di cui si compone la realtà viaggiano su un mondo parallelo del multiverse. «Tutto ciò che è ipotizzabile esisterà», diceva l’abate saint Pierre: in Grecia si privatizzano servizi idrici e del gas quando si è giurato che non sarebbe accaduto mai: in cambio arriveranno 2,8 miliardi di euro.

Le regole e la morale dell'Unione Europea
Lezione n 2: Non è vero che è un tempo senza morale. E’ invece il tempo con le regole e la morale più ferrea di sempre. Una morale matematica. Le regole, quindi, si rispettano, aveva tuonato l’Unione europea durante il punto più alto della tragedia: la giacca gettata sul tavolo, il labbro tremante, la fronte del giovane imperlata di sudore; così lo descrivevano i giornali nel momento in cui Icaro si ribellava e cadeva di fronte sulla roccia tedesca. Le regole sono semplici: l’interesse del sistema bancario finanziario superano ogni altro interesse: nella sostanza greca significa che gli aiuti concessi dalla trojka devono finire direttamente nelle banche europee, in maggioranza tedesche, che hanno in mano il debito pubblico greco. I greci, di quei fondi generosi pari a miliardi e miliardi di euro, non sentono nemmeno il profumo. Si tratta di una partita di giro con cui la Bce, o chi per essa, finanzia gli istituti di credito che hanno in mano bond greci che rendono fino al 15% annuo. Comprare titoli di stato greci, estremizzando, è il miglior investimento possibile al momento sul mercato: perché si acquista uno strumento vitale per far sopravvivere il traballante sistema bancario europeo, in primis tedesco.

L'Europa non fa shopping in Grecia
Questa è la realtà. Il resto appunto è teatro, quello che si muove, che attira l’attenzione, fa passare un momento di distrazione in santa pace. E quindi ci sono le prossime elezioni politiche, dove Siryza, il partito di Tsipras, rischia il tracollo: il sessanta per cento dei greci si dice insoddisfatto. E potrebbe votare per Neo Domcratia, organizzazione più ortodossa nelle parole, meno incline alla teoria secondo cui tra parole e fatti non c’è relazione. E’ indifferente che vinca uno o l’altro. Poi vi sono particolari succosi che attraggono l’occhio del pubblico più esigente, i fanatici del loggione che sanno tutto e vivono di particolari insignificanti. Come i melomani che si dividono tra passatisti e presentisti, esistono coloro che si appassionano sul piano di dismissioni imposto al governo greco. Ad esempio in molti si impuntano sull’invenduto: spiagge, porti, infrastrutture, piscine, acquedotti: l’Europa non fa shopping in Grecia.

Come distruggere uno stato
Importanti specchietti per le allodole, che celano la vera sostanza: gli stati sono ormai le leve con cui si finanziano le banche, soprattutto tedesche. Nessuno accenna al prossimo ritorno della Grecia sotto il quantitative easing di Draghi. In tutto questo il governo del giovane Icaro, o chi per esso, amministra il traffico: nella visione più ottimista. A lui viene riconosciuto il diritto di recitare una parte, qualcosa che ha che fare con il mito di Narciso o poco più. Ma ricondurre le colpe al giovane Icaro radicale è nuovamente esercizio che nasconde la realtà. Gli attori sono molti, e il processo è molto lungo: quarantennale. Il pareggio di bilancio, l’adesione all’Unione europea, le voragini di bilancio scaturenti dalle Olimpiadi, i bilanci truccati, politici manifestamente ladri. Per distruggere uno stato è necessario ridurlo alle condizioni in cui erano le città del 400. Ci sono riusciti in Grecia, riusciranno in altri paesi.