28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Crisi greca

La Grecia distrutta festeggia la fine del «saccheggio» da parte della Troika: ma tanto poi si riparte

Il 20 agosto finirà il programma di risanamento della Troika, ovvero la punizione collettiva inflitta al popolo greco per aver pensato di resistere. E dopo?

ATENE - La storia non sa mai come giudicare coloro che si arrendono di fronte a un nemico più forte. Combattere fino all'ultima pallottola, oppure negoziare una resa per poi, nel lungo periodo, sperare di ricominciare. Hitler ha distrutto il suo esercito, e perduto la guerra nelle anse del fiume Volga che attraversa Stalingrado, e l'ultima pallottola del Reich che doveva essere millenario, appena tre anni più tardi, se l'è piantata nel cervello. Il secondo armistizio di Compiègne fu siglato alle 18:50 del 22 giugno 1940 dalle delegazioni francesi e tedesche: esso pose fine alla guerra tra Francia e Germania. Il maresciallo Petain, storicamente ricordato come un vile e un traditore, nonché un collaborazionista nazista, pronunciò queste parole:

«Francesi! Ho pregato il nemico di sospendere le ostilità. Il governo ha nominato ieri i plenipotenziari incaricati di accogliere le condizioni dei nemici. Ho preso questa decisione così grave per il cuore di un soldato perché ci è stata imposta dalla situazione militare. Noi speravamo di poter offrire resistenza sulla linea della Somme e dell’Aisne. Weygand stava procedendo al raggruppamento delle nostre forze armate. Il suo stesso nome era garanzia di vittoria. Ma la linea ha ceduto alla pressione nemica e le nostre truppe sono state costrette a ritirarsi. La richiesta dell’armistizio era inevitabile sin dal 13 giugno. La sconfitta vi sorprende. Voi pensate al 1914 e al 1916 e ne ricercate i motivi. Ve li indico io stesso. Il 1º maggio 1917 noi avevamo ancora sotto le armi 3.280.000 uomini, sebbene noi avessimo già alle spalle tre anni di lotta sanguinosa. Alla vigilia dell’attuale battaglia le nostre forze contavano 500 mila uomini in meno. Nel maggio del 1918 combattevano 85 divisioni inglesi, nel maggio 1940 erano, viceversa, solo 10. Nel 1918 avevamo l’appoggio di 58 divisioni italiane e 42 americane. La nostra inferiorità in fatto di munizioni era ancora maggiore di quella in uomini. L’aviazione francese era rispetto a quella nemica in un rapporto di 1 a 6. Troppo pochi uomini, troppe poche armi, troppo pochi alleati, ecco i motivi della nostra sconfitta. Il popolo francese non contesta di avere subito una sconfitta. Ogni popolo ha conosciuto successi e insuccessi. Nel modo di reagire ad essi si riconosce la sua debolezza o la sua grandezza. Trarremo la lezione della lotta che abbiamo perduto. Da quando abbiamo vinto, la cupidigia ha cacciato via lo spirito di sacrificio. Abbiamo chiesto più di quanto abbiamo meritato. Volevamo sottrarci agli sforzi. Ora siamo stati sopraffatti dalla calamità. Sono stato con voi nei giorni della gloria. Come capo del governo sono e rimango con voi anche nei giorni di lutto. Resistete con me, la lotta rimane la stessa. Ne va della Francia, del suolo della Francia e dei suoi figli».

Tsipras come Petain?
Petain salvò la Francia e Parigi dalla distruzione totale. Se oggi possiamo camminare lungo i saloni del Louvre e passaggiare sui ponti che recano ancora la «N» imperiale lo dobbiamo a quella resa e a quel traditore. Gli esempi della storia, dei giorni del lutto che prendono il posto dei giorni della gloria, fanno parte della ciclicità della storia. E se gli eroi che combattono fino all'ultima cartuccia fanno la storia della letteratura, e dell'arte in generale, a tracciare i solchi che rimangono nella storia sono coloro che si arrendono. A distanze siderali la storia, nei giorni in cui esce il documentario francese «L'Audit» dedicato al debito greco, oggi si pone il dilemma della Grecia, che uscirà finalmente, ma parzialmente, dal programma della Troika. Festeggiamenti, proclami di vittoria: ma è l'indipendenza che fu del maresciallo Petain.

Grecia occupata dal nemico storico: il debito
La Grecia continua ad essere occupata da un esercito nemico potente, anzi onnipotente: il debito. Vanno via le truppe del saccheggio, rimangono gli ufficiali della Bce. Dopo il referendum del 2015, che sancì la volontà popolare di resistere fino all'ultima cartuccia, il premier Tsipras ha cambiato tutto ed ha scelto la via della resa senza condizioni. Il Paese è stato messo all'asta, interamente, come vi abbiamo raccontato, depredato dei suoi beni dalle truppe occupanti: il classico bottino di guerra. Al termine dell'occupazione della Troika rimangono le macerie che caratterizzano i Paesi bombardati.

I risultati dopo 8 anni di Troika
Dopo otto anni di cura, ecco i risultati. Il debito pubblico greco era al 146% del Pil: oggi è al 190%. La disoccupazione era all' 11%: oggi è al 20%. Il Pil è diminuito del 28%: dopo questo collassamento è avvenuto un piccolo rimbalzo negli ultimi due anni, che però ha già perso vigore, dato che per il 2018 è previsto un +1,9%, a fronte delle previsioni che indicavano +2,5%. Sono numeri irrisori, drammatici. «Abbiamo sottovalutato gli effetti», ha ammesso con il senno di poi l'Fmi parlando della cura «austerità». Il potere d'acquisto dei greci è crollato del 28,3% dal 2008, mentre la bolletta fiscale è salita da 49 a 50 milioni. Le famiglie che vivono in estrema povertà sono Il 21% delle famiglie (dati Eurostat), il doppio del 2010. I più colpiti sono stati i pensionati, assediati da ben tredici riforme che hanno tagliato del 14% il valore della spesa sociale. Oltre 300mila persone (+333%) hanno perso l'eredità perché non potevano pagare le tasse.

E dopo il 20 agosto si riparte
Ma queste sono solo fredde statistiche: le grandi città sono assediate dalla disoccupazione, dalla criminalità, dallo spaccio, dai poveri che non sanno dove andare a morire. I cani randagi sono una piaga che viene curata a furia di abbattimenti: piccolo indicatore della povertà dilagante, che non permette nemmeno più di mantenere un amico. Ma la Grecia uscirà dal programma della Troika il 20 agosto: e per fare cosa? Per tornare a indebitarsi. E' l'eterno circolo della storia. A indebitarsi in un contesto distrutto, fatto di macerie, dove la produzione è inesistente. Si riprenderà con il ciclo: debito pubblico-banche straniere-austerità. La resa senza condizione della Grecia rimane di fronte a noi.