19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
il paradosso tedesco

Banche e titoli di Stato, la guerra dichiarata tra Italia e Germania

La versione di Berlino è che i titoli sovrani siano potenzialmente rischiosi per il sistema bancario, ma l'Italia risponde sottolineando il ruolo positivo che le banche hanno avuto negli anni della crisi. Quanto incidono davvero i titoli sovrani sugli attivi bancari?

ROMA - La crisi finanziaria degli ultimi anni ha messo in evidenza l'esistenza di un pericoloso circolo vizioso tra bilancio bancario e bilancio nazionale, soprattutto quando un paese è vicino al baratro del default. Il rischio di insolvenza sovrana e quello di una crisi bancaria possono viaggiare di pari passo e autoalimentarsi. Per questa ragione alcuni paesi, tra cui la Germania, chiedono di fissare dei limiti all'ammontare di titoli di debito pubblico nei portafogli bancari. Ma è davvero una buona idea?

La versione di Berlino
In seno all'Ue è in corso un dibattito piuttosto accesso sulla necessità di ridurre i titoli pubblici in pancia agli istituti bancari nazionali, per separare i destini del debito sovrano da quelli del settore creditizio. Presenze strutturalmente elevate di debito pubblico nelle banche nazionali, infatti, aumentano considerevolmente anche il rischio di una crisi bancaria in seguito al default di uno stato sovrano. Alcuni paesi – in pole position c'è l'intransigente Germania – ritengono perciò che sia urgente fissare dei limiti all’ammontare di debito pubblico nei portafogli bancari.

Il monito della Bundesbank
Berlino ritiene che i titoli di Stato non possano essere considerati privi di rischio e che, in presenza di persistenti dubbi legati a una possibile e imminente insolvenza sovrana, possano scatenare una crisi nel settore creditizio nazionale in grado di contagiare anche le altre banche europee e scatenare un effetto domino continentale. Non a caso solo qualche giorno fa, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, aveva ammonito l'Italia e criticato il premier italiano per la gestione del nostro debito pubblico.

La risposta dell'Italia
Tuttavia, se per la Germania i titoli sovrani sono un potenziale pericolo per la stabilità finanziaria delle istituzioni creditizie, la visione teutonica non è però condivisa da altri paesi comunitari, come la Francia e l'Italia. Secondo il ministro dell'Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan, imporre dei vincoli ai titoli di Stato detenuti dalle banche «è sbagliato» perché possono rivelarsi un importante strumento di riequilibrio e stabilizzazione proprio in caso di turbolenze legate a una crisi da debito. Inoltre, poiché al momento i titoli di Stato italiani incidono in modo significativo sul totale degli attivi dei nostri istituti bancari, ridurli drasticamente implicherebbe un «problema forte».

Quanto incidono i titoli sovrani sugli attivi bancari
Vediamo qualche dato relativo al 2015. Per quanto riguarda Unicredit, per esempio, i titoli sovrani rappresentano il 6,9% degli attivi, ma le percentuali salgono notevolmente se consideriamo le banche popolari. Nel caso della Banca Popolare di Sondrio raggiungiamo il 20,8% degli attivi, Ubi raggiunge il 17% e Mps arriva al 12,4% (la Bper si ferma all’11%). E' interessante altresì sottolineare che nel mondo circolano quasi 1900 miliardi di bond italiani, e la quantità di titoli del Tesoro detenuta dalla BCE e dalle altre banche dell'Eurosistema sta salendo significativamente anche grazie al QE del presidente Mario Draghi.

Il ruolo delle banche negli anni della crisi
La risposta di Roma a Berlino è oltremodo chiara: non è stato l'acquisto dei titoli di Stato italiani da parte delle banche nazionali a scatenare la crisi del debito sovrano, anzi sono stati proprio gli istituti di credito a svolgere un importante ruolo di stabilizzatori automatici tenendo in piedi la baracca nei momenti più difficili. Nel 2011-2012, infatti, gli investitori scappavano in massa dai titoli pubblici italiani e la situazione avrebbe potuto degenerare ulteriormente se le banche non avessero fatto da contrappeso. Inoltre, la Germania non sembra considerare un altro dato significativo.

Il paradosso tedesco
Se oggi venisse fissato un tetto all'esposizione delle banche nazionali al debito sovrano, anche le banche tedesche non ne uscirebbero a testa alta. I titoli di Stato in portafoglio negli istituti creditizi teutonici, sebbene inferiori in termini quantitativi rispetto a quelli di altri paesi comunitari (sono circa il 3,3% contro il 6,7% dell'Italia secondo i dati della European Banking Authority), sono comunque consistenti. Secondo una simulazione condotta dall'Esrb, se venisse imposto un tetto del 25% alla detenzione di titoli sovrani, le banche tedesche dovrebbero liberarsi dei titoli in eccesso per un ammontare di 303 miliardi di euro (su un volume complessivo di 716 miliardi se consideriamo tutta l'Eurozona). E' difficile credere che una vendita di queste dimensioni possa essere indolore anche per il sistema bancario tedesco.