29 novembre 2023
Aggiornato 19:30
Via libera dell'Antitrust Ue

L'Ue dà il via libera al colosso dei pesticidi ChemChina, e Pechino conquista indisturbata l'agricoltura mondiale

L'Antitrust Ue ha dato il via libera per l'acquisizione di Syngenta da parte del gigante cinese e così Pechino controllerà tutta l'agricoltura mondiale attraverso il monopolio del mercato dei pesticidi. Ma a rischio c'è la nostra salute

MILANO – Via libera dell'Ue all'acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina. La multinazionale svizzera che da circa vent'anni produce semi e prodotti chimici per l'agricoltura passerà nelle mani del colosso cinese che aspira a dettare le regole di tutta l'agricoltura mondiale.

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Così Pechino controllerà tutta l'agricoltura mondiale
ChemChina non è solo un colosso mondiale da 244 miliardi di yuan di fatturato (circa 36 miliardi di euro). No. E' molto di più. E' un'impresa pubblica, controllata e amministrata direttamente dalla Sasac, il braccio «armato» - economico e finanziario - del governo cinese. E' l'ologramma stesso di Pechino presente in 140 Paesi con le sue 118 società controllate, tra cui nove quotate, 6 divisioni e 24 centri di ricerca. E' il più grande produttore al mondo di erbicidi e pesticidi non brevettati, sta per comprare Syngenta aggiudicandosi la mappa di tutti i semi del pianeta e aspira a controllare nientepopodimenoché l'agricoltura mondiale. Stiamo assistendo al ritorno della «Tianxia», la visione cinese dell'ordine globale che trascende i confini geografici del Dragone ed è rigorosamente sinocentrica. Ma l'Unione europea non se ne preoccupa.

Nasce un monopolio nella produzione dei pesticidi
L'Antitrust ha infatti dato il via libera a ChemChina per l'acquisizione di Syngenta, la multinazionale svizzera, nata nel 2000 dalla fusione di Novartis Agribusiness e Zeneca Agrochemicals, che da circa vent'anni produce semi e prodotti chimici per l'agricoltura. Certo, Bruxelles ha imposto delle condizioni al gigante asiatico per concedere il semaforo verde all'operazione: ChemChina dovrà dismettere «parti significative» del business europeo di pesticidi e concimi. La Commissione era infatti preoccupata che l'acquisizione di Syngenta da parte del colosso di Pechino potesse ridurre la concorrenza sul mercato dei pesticidi. In pratica dall'unione delle due multinazionali nascerebbe un monopolio indiscusso capace di dettare le regole dell'agricoltura mondiale.

Cosa rischiano tutti i consumatori del pianeta
Ma dopo «un'indagine approfondita aperta condotta dall'Antitrust Ue» Bruxelles ha dato il suo benestare. Pur rispettando la decisione dell'Antitrust Ue, ci sembra doveroso sollevare alcune questioni che riguardano il futuro dei cittadini europei e la loro salute. Cosa succederà quando la Cina potrà dettare le regole della produzione mondiale dei pesticidi e influenzare così le sorti di tutta l'agricoltura del pianeta? Quali diritti dei consumatori verranno rispettati e quali altri calpestati in ragione degli interessi politici ed economici del Dragone? Intanto, nel cuore dell'Europa, mentre Pechino raggiunge il controllo dell'agricoltura mondiale, in Svizzera si sta cercando di realizzare una piccola grande rivoluzione ecologica, che finora non ha trovato abbastanza eco sui giornali.

Una (possibile) rivoluzione ecologica nel cuore della Svizzera
A Neuchâtel i cittadini elvetici stanno promuovendo, mediante lo strumento del referendum propositivo, un'agricoltura senza pesticidi di sintesi, per rimettere al centro dell'industria agroalimentare la salute dell'uomo e dell'ambiente. L'obiettivo è quello di liberare l'agricoltura nazionale dalle grinfie delle multinazionali – come ChemChina – e potrebbe davvero innescare un cambiamento epocale senza precedenti. In Svizzera questo tipo di tematiche ambientali sono particolarmente sentite dalla popolazione e non è evidentemente un caso che la Syngenta, multinazionale elvetica per eccellenza con sede a Basilea, abbia deciso di cambiare dimora e (s)vendersi ai cinesi, certamente meno sensibili a questo genere di questioni. Ma a noi, oggi, alla luce delle scelte sconsiderate dell'Unione europea che tiene conto delle regole del business ma non dei diritti dei suoi cittadini, evidentemente non resta che sperare proprio nella piccola Svizzera per difendere il futuro della nostra salute.