Terra gratis al terzo figlio, come funziona (e perché è diversa da quella del governo Renzi e Gentiloni)
Braccia per la terra, con l'obiettivo di risollevare il tasso di natalità italiano, favorire il ricambio generazionale e dare lavoro
ROMA - Braccia per la terra, con l'obiettivo di risollevare il tasso di natalità italiano, che, come noto, è tra i più bassi nel mondo, meno di 1,3 figli per donna. Ecco che per questo nella manovra compare uno stanziamento di 20 milioni di euro - 5 nel 2019 e 15 nel 2020 - per affidare in concessione gratuita per 20 anni un appezzamento di terra pubblica alle famiglie disposte a fare il terzo figlio nei prossimi tre anni (2019-2020-2021). Una misura presentata «per favorire la crescita demografica» e «per favorire lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali», si legge nella bozza. Che, nonostante le tante critiche piovute da ogni dove per via di quella «mussoliniana memoria» evocata da qualcuno, in realtà non è poi così diversa, negli intenti, da quella lanciata dai governi di centrosinistra di Renzi e Gentiloni. Anche se una differenza importante, anzi determinante, c'è.
Come funziona oggi e come funzionava prima
Nella «manovra del popolo» del governo penta-leghista non c'è solo la terra, ma anche la casa. Oltre al terreno verranno infatti concessi mutui fino a 200mila euro a tasso zero alle famiglie numerose che acquistino nelle vicinanze dell'appezzamento di terreno la prima casa. A loro verrà assegnato il 50% dei terreni agricoli e a vocazione agricola inutilizzabili, oggi di proprietà dello Stato, e il 50% delle aree abbandonate o incolte del Mezzogiorno. Nel pacchetto entreranno probabilmente anche i terreni inseriti nella «Banca delle terre agricole incolte», che l'ex ministro dell'Agricoltura dei governi Renzi e Gentiloni Maurizio Martina aveva deciso di cedere a quei giovani disposti a tornare sulla terra per creare imprese innovative. Era stato fatto un bando circa due anni fa, rinnovato proprio nelle prime settimane di settembre, destinato ai giovani agricoltori, imprenditori, ma anche laureati o diplomati in Agraria. Ottomila ettari di terreni pubblici, oggi in mano a Ismea, che nel progetto del governo di centrosinistra venivano ceduti a giovani sotto i 40 anni. Terra coltivata, a pascolo e boschiva, con prestiti a tassi agevolati. Non dunque a titolo gratuito come avverrebbe adesso.
Ricambio generazionale
Una misura anacronistica e dal sapore fascista? No. Anche considerando che il ritorno dei giovani alla terra è un fatto: un fenomeno che da anni riguarda lo Stivale. «L'Italia è il Paese europeo con più giovani in agricoltura e allo stesso tempo quello dove si fanno meno figli» ricorda il ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio. «In questi mesi abbiamo lanciato la vendita di 7.700 ettari di terreni inutilizzati e contemporaneamente dato il via libera al contributo di 70 milioni di euro per i giovani che avviano un'attività in questo settore» spiega. Una risposta importante sotto il profilo economico per favorire il ricambio generazionale. «Ma non ci siamo fermati e abbiamo avanzato anche questa proposta di dare terra gratis alle famiglie che fanno il terzo figlio».
Business per le famiglie
Un terreno che, bisogna precisare, può anche essere dato dalle famiglie interessate ad aziende agricole guidate da giovani. In pratica la famiglia potrebbe decidere di non usufruire direttamente della terra ma entrare in società con una impresa di giovani e beneficiare del guadagno. «Non è una iniziativa bucolica quindi, né un provvedimento di mussoliniana memoria come ha detto qualcuno». Per le famiglie può essere un modo per «fare business. Pensate ad esempio a quanti agriturismi sono nati negli ultimi anni. Diamo risposte al comparto agricolo e a quello turistico», sottolinea il ministro.
Gribaudo (Pd): «Sembra di tornare all'epoca delle bonifiche dell'Agro pontino»
Contrarissimi invece quelli del Pd, gli stessi che avevano appunto dato vita al bando di cui sopra. «Una norma agghiacciante - commenta Chiara Gribaudo (Pd) - che rivela l'impostazione culturale e sociale di questo governo, che piuttosto che finanziare i servizi all'infanzia e proseguire sul sentiero tracciato per il sistema integrato 0-6, propone alle famiglie di fare un altro figlio in cambio di un pezzo di terra e di un mutuo a tasso zero». Una proposta «fuori dal tempo perché un conto è potenziare il lavoro, come fece Martina, altro è pensare di risolvere il tema della natalità in questo modo. Sembra di tornare all'epoca delle bonifiche dell'Agro pontino». Siamo tutti consapevoli del declino demografico del Paese, ma questa «sembra una proposta medievale che può avere senso solo nella testa del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana e che non ha niente a che vedere né con le buone pratiche per lo sviluppo agricolo del Paese né con politiche di sostegno alla natalità» tuona la Gribaudo.