10 dicembre 2024
Aggiornato 19:30
L'Economist si schiera con il NO

L'endorsement dell'Economist per il NO al referendum: «Il dopo-Renzi non sarà una catastrofe»

L'Economist si è schierato contro la riforma costituzionale. Per l'autorevole settimanale britannico le dimissioni di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum non sarebbero una catastrofe perché seguirebbe al suo un governo tecnico

ROMA - L'Italia «dovrebbe votare no al referendum» e le eventuali dimissioni del premier, Matteo Renzi, potrebbero non essere una «catastrofe» e aprire la strada a un «governo tecnico». E' quanto scrive l'Economist in un editoriale, che in questo modo si schiera apertamente contro la riforma dell'Esecutivo renziano.

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L'endorsement dell'Economist per il NO
L'Economist si schiera contro la riforma costituzionale. «Questo giornale crede che 'No' è come gli italiani dovrebbero votare», si legge nell'articolo pubblicato sul settimanale britannico. E ne spiega anche il motivo: «la modifica alla Costituzione promossa da Renzi non affronta il problema principale, cioè la riluttanza dell'Italia a fare le riforme». Inoltre il premier ha fatto approvare una legge elettorale per la Camera «che dà immenso potere a qualunque partito ottenga la maggioranza nella Camera bassa». La morale viene così sintetizzata: dopo che Renzi «ha già buttato via quasi due anni ad armeggiare sulla riforma della Costituzione, prima l'Italia torna alle vere riforme, meglio sarà per l'Europa».

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Le dimissioni di Renzi non sarebbero una catastrofe
L'Economist respinge anche le tesi di «investitori e molti governi europei» che temono che la vittoria del 'No' possa comportare il «terzo domino, in un rovesciato ordine mondiale, dopo la Brexit e l'elezione di Donald Trump». In realtà, secondo il settimanale britannico, le eventuali dimissioni di Renzi «potrebbero non essere una catastrofe» perché «l'Italia potrebbe mettere insieme un governo tecnico, come avvenuto molte volte in passato». E se un referendum perso dovesse causare veramente il collasso dell'euro, la colpa non sarebbe dell'Italia: se questo dovesse accadere significherebbe che la moneta unica «era così fragile che la sua distruzione sarebbe stata solo una questione di tempo».

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Piovono critiche sul governo Renzi
Ma l'endorsement del settimanale Londinese non si ferma qui. Un altro articolo decisamente critico nei confronti del governo Renzi è stato pubblicato da «The world in 2017», pubblicazione annuale dell'Economist. «Il primo ministro ha incautamente detto che si dimetterà in caso di sconfitta il voto è diventato nelle menti di molti italiani un voto di fiducia sul suo governo. E dopo che la sua coalizione ha fallito nel rivitalizzare l'economia, non è certo che quando l'Italia entrerà nel 2017 il suo giovane e iperattivo premier sarà ancora in carica», si legge nel nuovo articolo. La presa di posizione delll'Economist ha scatenato molteplici reazioni nel mondo politico. E a esultare per l'endorsement del celebre settimanale britannico è soprattutto il Movimento 5 stelle. Il blog di Beppe Grillo ha postato per intero l'articolo contro l'approvazione popolare della riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi sottolineando che l'Economist si schiera «senza senza se e senza ma per il No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre».