26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
80 anni del Cavaliere, di cui 40 al centro delle vicende italiche

Silvio Berlusconi: tutto ciò che la sinistra voleva essere, e tutto ciò che la destra temeva di diventare

Amatissimo, odiatissimo, è l'uomo che ha creato in Italia l’ideologia che il centrosinistra sta seguendo fedelmente, anzi sta applicando come lui non è mai riuscito. Salvo essere più bravo quando si trattò di dire no alla Troika e al FMI.

ROMA - Silvio Berlusconi compie ottant'anni, e da almeno quaranta è al centro della vita italiana: nel bene e nel male. Amatissimo, odiatissimo, è uno dei pochi personaggi conosciuti in tutto il mondo, un totem che viene sempre ricordato quando si fa un viaggio all’estero. Lui e Toto Cutugno sono i marchi che l’Italia ha esportato con maggior successo in tutto il mondo. Berlusconi ha rappresentato tutto ciò che la sinistra voleva essere, e tutto ciò che la destra temeva di diventare. Su di lui si sono concentrati sguardi e pulsioni senza precedenti nel dopoguerra. Entrambe le malcelate prospettive giungono a compimento mentre il vecchio patriarca compie ottant'anni: nella solitudine, con messaggi da cui si evince depressione per la giovinezza fuggita, da tempo. L’uomo che doveva giungere a 120 anni in forma come una quarantenne procede verso il tramonto della vita come un normalissimo nonno: un’estetica finalmente umana, per un personaggio che molti hanno sempre accusato di essere «troppo di tutto».

Ha dato il la a Prodi, alle privatizzazioni e alla deregolamentazione del lavoro
Come una seducente perversione, Berlusconi ha sempre rappresentato il punto dell’orizzonte in cui si concentrava l’ossessivo sguardo progressista. Un cafone, un bifolco, un ignorante, un mafioso. Il peggio dell’Italia di sempre. Volere ma non potere, questo era il problema. Eppure Silvio Berlusconi, uomo con le caratteristiche sopracitate, ha creato in Italia l’ideologia che il centrosinistra sta seguendo fedelmente, anzi sta applicando come lui non è mai riuscito. Il percorso è stato lungo, partito nel lontano 1996 con Prodi, le privatizzazioni e la deregolamentazione del mercato del lavoro. Dopo vent'anni il percorso è completo. Attacco al diritto del lavoro: fatto. Taglio delle pensioni: fatto. Taglio del costo del lavoro: fatto. Taglio della sanità: fatto. Demolizione del sistema scolastico ben oltre i danni prodotti dalla Gelmini: fatto. Riforma costituzionale presidenzialista: forse non ce la fanno ma ci stanno provando con ogni forza. Silvio Berlusconi ha sempre bramato, e minacciato, tutto questo: ma non è mai riuscito a concretizzare nulla. Contro di lui alti si levavano i muri dell’antiberlusconismo militante, i girotondi, gli intellettuali, i sindacati con le manifestazioni oceaniche. E quindi tutto veniva giustamente bloccato.

Ma Berlusconi fu l'uomo che disse «no» alla Troika e al Fmi
Oggi il berlusconismo procede a passo di carica: il silenzio del regista Moretti sul berlusconismo degli antiberlusconisti racconta tutta la confusione culturale del paese, nessuno ha più nulla da dire, se non difendere il capo di turno. Indipendentemente da quanto questo fa o dice. Perché poi c’è sempre la minaccia: e se torna Berlusconi? Se Berlusconi tornasse, al massimo si annoierebbe perché non ci sarebbe più nulla da fare. Nel berlusconismo militante del centrosinistra manca però l’orgoglio patrio, quello che portò l’ex cavaliere di Arcore a rifiutare nel 2011 le condizioni capestro della Trojka e il prestito del Fmi. Passi che posero termine, grazie alla sua condotta morale indecente, alla sua carriera politica, e in parte alla sua vita. Oggi il suo discepolo Matteo Renzi tenta goffamente di tener testa al duo Holland-Merkel (LEGGI ANCHE «Renzi, prove di ribellione: salvare l'Italia per salvare se stesso»). E appare solo una imbolsita controfigura del padre spirituale di Arcore, perché non è disposto a perdere tutto.

Il terrore della destra che diventa realtà
Eppure Berlusconi rimane uno spauracchio, anzi un insulto: «Sei come Berlusconi!» va ancora di moda oggi. Non si sa bene in che senso, ma si ripete comunque. Probabilmente si può tradurre così: sei un ignorante e un buzzurro. Questo è stato il grande cruccio dell’uomo, l’essere accettato da quei salottI che l’hanno sempre considerato un parvenu, quale era. I salotti buoni di Agnelli e di Cuccia, frequentati dall’aristocrazia industriale e finanziaria di destra, quella che fabbricava le cose e il denaro, e guardava con sospetto al povero venditore porta a porta che si metteva le scarpe gialle, poi divenuto un miliardario ingombrante. La buona destra italiana che non l’ha mai in cuor suo tollerato.

Socialista fino a quando tutti sono diventati liberale, ma non propriamente neoliberista
Per ragioni classiste e ideologiche: Berlusconi, infatti, si è sempre detto socialista. Almeno fino a quando la categoria novecentesca andava di moda. Amico di Craxi, il quale non era per nulla amico del sistema bancario e industriale italiano. E men che meno amico della nuova Comunità Europea nascente. Crollato il socialismo craxiano, e mondiale, Berlusconi è divenuto liberale, come tutti del resto: ma raramente ha utilizzato il termine neoliberista. Che invece è l’approdo definitivo della sinistra post ideologica blairiana. È questa la grande eredità di Silvio Berlusconi, quella per cui lo ricorderemo. Purtroppo. Il suo lascito è aver liberato la sinistra che, finalmente, ha potuto abbandonare i retaggi seriosi del passato e ha saccheggiato le idee della destra lasciata orfana dal grande capo.