Voluntary disclosure o condono? Tutte le volte che i governi italiani hanno ceduto alla tentazione
Con la nuova legge di Bilancio è in arrivo la voluntary disclosure bis del governo Renzi. Ma non è la prima volta che in Italia si cede alla tentazione del «condono» per ottenere con un sol colpo consenso popolare e risorse extra per le casse dello Stato
ROMA – Voluntary disclosure bis. E' in arrivo con la nuova legge di Bilancio. E come quella già realizzata dal governo Renzi nel 2015 si propone di raccogliere liquidità per far quadrare i conti dell'Esecutivo. Gli obiettivi del Def, come si ricorderà, sono stati definiti «ambiziosi» anche da Bankitalia e non sorprende che il governo abbia deciso di cedere alla tentazione di ricorrere a uno stratagemma per ottenere risorse «facili». Quest'anno nel mirino di Palazzo Chigi c'è soprattutto il denaro nero nascosto all'interno dei confini nazionali, per farlo tornare nel circuito «regolare» e poterlo tassare successivamente. Ma non è affatto la prima volta che i governi italiani ricorrono a questo escamotage.
Voluntary disclosure o condono?
Si scrive «voluntary disclosure», si legge «condono». Il premier italiano, Matteo Renzi, nega che si tratti della medesima sostanza (secondo lui «la voluntary disclosure non è assolutamente assimilabile al condono»), ma dietro il termine inglese si nasconde praticamente lo stesso concetto. Il condono, in diritto, è infatti un provvedimento emanato dal legislatore o dal governo attraverso il quale i cittadini che scelgono di aderirvi possono ottenere l'annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione. Nei fatti, la voluntary disclosure del governo Renzi è stata esattamente questo. Nel 2015 ha permesso ai cittadini italiani (anche quelli che detenevano illeciti patrimoni all'estero) di mettersi in regola con il Fisco mediante un'autodenuncia.
La voluntary disclosure del 2015
Come avevamo già avuto modo di sottolineare alcuni mesi fa (LEGGI ANCHE "Voluntary disclosure bis in arrivo dopo i Panama Papers: chi ci guadagna davvero?), il contribuente «pentito» ha dovuto comunque versare le imposte dovute in maniera integrale, ma gli sono state imputate delle sanzioni ridotte (rispetto a quelle salatissime che avrebbe dovuto pagare se fosse stato pizzicato dallo Stato) come «premio onestà». Grazie al ricavato della voluntary disclosure del 2015, la manovra finanziaria del 2017 potrà contare su due miliardi in più, ma secondo il presidente del Consiglio si tratta di una cifra sottostimata. L'obiettivo che l'Esecutivo si propone di raggiungere con la voluntary disclosure bis è lo stesso: raccogliere liquidità a copertura della nuova manovra finanziaria contenuta nella Legge di Bilancio.
Il tesoro nascosto nei paradisi fiscali? 300 miliardi di euro
E stavolta nel mirino di Palazzo Chigi ci sarebbe il denaro nero nascosto all'interno dei confini nazionali, magari in cassette di sicurezza. Come riporta il Fatto Quotidiano, secondo il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, il tesoro nascosto nei paradisi fiscali sarebbe compreso tra i 200 e i 300 miliardi di euro e i contanti chiusi in cassette di sicurezza in Italia e all'estero sarebbero pari a circa 150 miliardi di euro. Come è facile immaginare si tratta di risorse decisamente allettanti per il governo, specialmente in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando. E non è la prima volta nella storia d'Italia che l'Esecutivo di turno cede alla tentazione di ricorrere allo stratagemma del condono per far quadrare i conti pubblici.
La tentazione irresistibile del "condono"
Ma il più grande condono fiscale mai realizzato nella storia del Vecchio Continente risale addirittura all'Impero Romano. Nel 118 l'imperatore Adriano decise di assicurarsi il favore dei cittadini dell'Impero cancellando tutti i loro debiti erariali accumulati nei precedenti sedici anni. Roma rinunciò a oltre 900.000.000 di sesterzi e il gesto di Adriano continua ad occupare, nella storia della contabilità, il posto più alto nella classifica dei condoni più generosi di sempre. Ma anche l'Italia, nel suo piccolo, ha qualcosa da raccontare. Nel nostro paese sono state realizzate diverse misure sanatorie e il condono è stato un marchio distintivo soprattutto delle politiche di centrodestra.
La storia dei condoni d'Italia
In ordine cronologico vale la pena ricordare il condono fiscale del governo Rumor VI del 1973, quello del governo Spadolini I del 1982 e il condono edilizio del governo Craxi I del 1985. Poi seguono il condono generale del 1992 approvato dal governo Andreotti VII, quello edilizio del governo Dini del 1995 e i più recenti dei governi Berlusconi: il condono edilizio e fiscale del 2003 e lo scudo fiscale promosso dal governo Berlusconi IV. Arriviamo quindi alla voluntary disclosure del governo Renzi. Cambiano le vicende del paese e gli uomini al comando, ma la tentazione di ottenere con un colpo solo risorse facili per le casse dello Stato e consenso popolare – ricorrendo a un semplice «liberi tutti» - continua a essere (quasi) irresistibile. Peccato, però, che in questo modo si incoraggi l'evasione fiscale e si indebolisca in maniera significativa la deterrenza del sistema.
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