Dove va la politica estera di Renzi?
Mercoledì il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, volerà in Ucraina dal presidente Petro Poroshenko per consultarsi col leader ucraino sulla situazione nell'est del Paese. Il giorno dopo Renzi, per la prima volta, sarà al Cremlino da Vladimir Putin, all'indomani dell'assassinio di Boris Nemzov, primo oppositore di Putin.
ROMA - Dalla Russia all'Iran, passando per la Germania, la politica italiana, in queste ore, è impegnata sul fronte estero a trecentosessanta gradi. Mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è volato oggi a Berlino, dove ha visitato il Memoriale del Muro e incontrato il presidente tedesco Gauck, il premier, Matteo Renzi, si prepara a partire per l'Europa dell'Est. Subito dopo la visita in Ucraina – prevista per mercoledì 4 –, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si recherà in Russia, dove resterà fino a giovedì. Sarà la prima volta per il premier al Cremlino. E accade a pochi giorni dall'assassinio del numero uno dell'opposizione di Putin. Da Palazzo Chigi trapela la notizia che nell'agenda del presidente del Consiglio è prevista una visita sul luogo dell'agguato a Boris Nemzov. Forse per mettere a tacere le voci che non vedono proprio di buon occhio il viaggio da Putin del premier, all'indomani di un avvenimento di così grande importanza. Ma che strada sta prendendo la politica estera firmata Matteo Renzi?
MATTEO IL MEDIATORE - Il premier italiano è atteso in Russia, dove, probabilmente tenterà di mettere in campo le sue doti di mediatore per intercedere tra i due capi di Stato, Vladimir Putin e Petro Poroshenko, per una risoluzione prossima della situazione drammatica vigente dell'est dell'Ucraina. Probabilmente si presenterà come membro dell'Ue avvalorando così la proposta mossa da Francia e Germania del cessate il fuoco in quella parte di Ucraina che ancora combatte. Il motivo per cui Renzi vola a Mosca, però, non è unicamente quello di fungere da ambasciatore della pace. Diversi gli interessi, infatti, che legano il nostro Paese a quello guidato da Putin. L'export italiano, ad esempio, sta risentendo moltissimo delle sanzioni che Bruxelles e Stati Unti hanno imposto al Cremlino a causa della crisi ucraina. Tantissime le aziende, dall'agroalimentare alla moda, hanno visto dimezzare i loro introiti a causa delle restrizioni che colpiscono il Pese.
L'ECONOMIA SOFFRE PER LE SANZIONI - Le banche stesse, in primis l'Unicredit, soffrono per lo stesso motivo: i rapporti con la Russia devono essere ripristinati in toto e il Paese di Putin deve tornare in pieno possesso del suo potere economico affinché l'Italia non continui a perdere punti in settori determinanti dell'economia. Oltre a export e banche, Putin e Renzi discuteranno anche di energia, argomento imprescindibile dopo la decisione di non costruire il gasdotto South Stream. Altrettanto ineluttabile è l'argomento Libia, a proposito del quale, probabilmente, il presidente del Consiglio italiano cercherà di comprendere la propensione del leader del Cremlino per una risoluzione Onu che miri a sbloccare l'embargo sulle armi destinate ai combattenti libici impegnati nella lotta al terrorismo dello Stato islamico, oltre a procedere con un blocco navale e un mandato esplicito che consenta all'Egitto di procedere nell'azione militare contro gli estremisti islamici dell'Isis.
GENTILONI A TEHERAN - Sul fronte degli Esteri, non solo Russia. La politica estera italiana delle ultime ore è stata assorbita, infatti, dalla visita a Teheran del numero uno della Farnesina, Paolo Gentiloni. In Iran, il ministro degli Esteri è andato per incontrare il suo omologo iraniano, Mohammed Javad Zarif, e discutere principalmente del nodo caldo del terrorismo islamico. Ma non solo Isis: al centro dei colloqui con le istituzioni iraniane anche il rapporto tra i due Paesi e il dossier nucleare. In ambito di terrorismo, riguardo la minaccia dell'Isis «le autorità iraniane hanno delineato un quadro allarmante, per l'estensione a diverse aree di crisi, dalla Libia all'Afghanistan, ma che ha il suo cuore nelle vicende il Siria e in Iraq», ha sottolineato il ministro degli Esteri a margine dell'incontro con Mohammed Javad Zarif. «C'è un interesse comune nella lotta all'estremismo, al terrorismo e in particolare alla minaccia del Daesh» (lo Stato islamico in arabo), secondo il ministro Gentiloni.
IL NODO NUCLEARE - Parlando con i giornalisti italiani a Teheran, il ministro degli Esteri ha toccato il nodo Libia, affermano che «in alcune città riguarda aspetti del territorio. Ma non è un paese in mano al terrorismo. Ci sono tendenze di diversi gruppi estremistici e terroristici ad alzare la bandiera del Daesh per la sua disponibilità economica e visibilità mediatica». In occasione della visita al presidente del Parlamento iraniano Ali Larijani, Gentiloni ha sostenuto che «La mia visita conferma l'importanza che l'Italia attribuisce alle relazioni con l'Iran, relazioni storiche che hanno retto anche nella fase difficile degli ultimi anni». «Speriamo di avere occasione di rilanciare ulteriormente i nostri rapporti con questa visita - ha concluso - e nei prossimi mesi con l'accordo che auspichiamo possa risolvere il dossier del nucleare», ha affermato il ministro parlando del tema caldo del nucleare. Delicato anche per la questione della pubblicazione dei cosiddetti Spycables, ovvero i documenti che testimoniano che il Mossad avrebbe smentito sconfessato Netanyahu sullo stadio dell'atomica in Iran. La questione nucleare risulta ancora più complessa alla luce della firma sui negoziati che dovrebbe avvenire a giugno tra Iran e i cinque membri permanenti dell'Onu col potere di veto – Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia e Russia – più la Germania.
- 18/06/2019 Quel paragone di Mario Monti che ha fatto «arrabbiare» Matteo Renzi
- 16/06/2019 Matteo Renzi contro Mario Monti: «I tecnici dovrebbero imparare a rendere conto dei numeri»
- 06/12/2018 Il caso Renzi-De Benedetti non è chiuso: il giudice tiene aperta l'indagine
- 03/08/2018 L'Air Force Renzi? Costosissimo. E quasi sempre semivuoto