19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Economia

Minute Bce: dai verbali emergono dissidi sul tapering. Che farà Draghi col QE?

L'anno volge al termine e il tapering è alle porte. Il QE dovrebbe concludersi entro il mese di dicembre, ma sai verbali del Consiglio emergono diverse visioni

Il banchiere centrale, Mario Draghi, deve decidere cosa fare con il QE.
Il banchiere centrale, Mario Draghi, deve decidere cosa fare con il QE. Foto: ANSA

ROMA - L'anno volge al termine e il tapering è alle porte. Ma è meglio tirare avanti più a lungo con il quantitative easing della Bce, a ritmi più ridotti negli acquisti mensili di titoli, oppure proseguire per meno tempo però con volumi più consistenti? Questo è uno degli interrogativi-chiave su cui i banchieri centrali dell'area euro hanno iniziato a dibattere in vista del tapering, la futura manovra di progressiva «ricalibrazione» degli stimoli monetari. Lo si riscontra sui verbali del Consiglio direttivo del 6 e 7 settembre scorsi, le "minute", da cui emerge che il dichiarato «scambio di punti di vista molto preliminare sulla futura linea di politica monetaria», è stato in realtà una discussione già piuttosto dettagliata della questione. Il documento ribadisce quanto riferito dal presidente Mario Draghi al termine del direttorio, ovvero che è pacifico che gli stimoli debbano proseguire, perché non vi sono ancora segnali convincenti di una dinamica inflazione che converga verso i livelli obiettivo della Bce: vicina al 2 per cento. E che tra i banchieri centrali c'è stato un «ampio consenso» a rinviare al Consiglio del 25 e 26 ottobre le decisioni sui punti chiave del tapering.

Il punto di vista dei "falchi" tedeschi
Ma già nella passata riunione le discussioni sono state portate avanti su vari aspetti. Ad esempio qualcuno «ha espresso il parere che si stanno sempre più creando le condizioni che consentirebbero di aggiustare il livello di accomodamento monetario e di ridurre la mole degli acquisti mensili di titoli». Un punto di vista che sembra appartenere allo «schieramento» dei «falchi», di coloro che propendono verso una linea più intransigente e meno espansiva nella politica monetaria, solitamente capeggiati dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Va ricordato che i verbali della Bce (a tutela della piena autonomia di tutti i componenti del Consiglio) non forniscono alcuna indicazione su chi abbia espresso determinate posizioni o punti di vista, né forniscono un resoconto numerico di eventuali voti sulle decisioni.

Un passo falso si trasformerebbe in uno scivolone
E sempre alla fronda dei falchi sembra appartenere un'altra considerazione, riportata nei verbali, che tuttavia potrebbe essere condivisa anche da esponenti più moderati o addirittura da «colombe». Quella che «il Consiglio deve riguadagnare maggiori margini di flessibilità per aggiustare il livello di accomodamento monetario, in un senso o nell'altro» a seconda del quadro congiunturale in cui opera. A queste argomentazioni è stato obiettato con altri rilievi. «E' stato espresso un diffuso disagio - si legge ancora - in merito al periodo molto prolungato nel quale l'inflazione è rimasta lontana dagli obiettivi del Consiglio». Che implicitamente è mettere in guardia dall'avventurarsi in normalizzazioni premature della linea, finché non si è certi di aver rimesso il caro vita su uno stabile sentiero verso livelli adeguati. Un passo falso in un contesto simile potrebbe tradursi in un doloroso scivolone.

La fine del QE è prevista entro dicembre
Inoltre «è stata rimarcata la necessità di tenere conto delle attese dei mercati», e quindi di evitare decisioni che cogliendoli di sorpresa potrebbero innescare brusche reazioni negative. Ed è stata anche rilevata l'esigenza di cautelarsi dai «rischi di movimenti non voluti delle condizioni finanziarie", come quelli che potrebbero prodursi con un ulteriore netto apprezzamento dell'euro. Perché anche questo potrebbe «minare gli sforzi fatti finora» verso la normalizzazione del caro vita. La questione dei rafforzamenti dell'euro in particolare è stata al centro di specifiche discussioni tra i banchieri centrali. Tutti concordano comunque che avvicinandosi la data di conclusione formale dell'attuale programma di Qe, previsto proseguire al ritmo di 60 miliardi di euro al mese fino a dicembre, è necessario decidere entro l'autunno cosa fare dopo. E che queste decisioni si devono basare sulle prospettive e gli obiettivi di inflazione, dato il mandato istituzionale della Bce a garantire la stabilità dei prezzi. Infine, tra i banchieri centrali c'è stato «un ampio consenso sul fatto che il grosso di queste decisioni dovrà esser preso al Consiglio di ottobre, con la possibilità - aggiungono le minute - che alcuni aspetti tecnici possano essere regolati più avanti».