19 marzo 2024
Aggiornato 04:30
La corsa contro l'inflazione

La BCE decide il terzo rialzo dei tassi (e non sarà l'ultimo)

Christine Lagarde comunica un incremento di 75 punti base per tentare di ridurre l'inflazione che sfiora il 10 per cento e annuncia: «Abbandoniamo politica monetaria accomodante. In arrivo nuovi aumenti»

Il Presidente della BCE, Christine Lagarde
Il Presidente della BCE, Christine Lagarde Foto: Unione Europea

FRANCOFORTE - Ancora un rialzo dei tassi di da 75 punti base da parte della BCE, come a settembre, che aggiungendosi ai 50 punti base decisi a luglio ha fatto salire al 2% il principale riferimento sul costo del denaro nell'area euro, il livello più elevato dal gennaio del 2009. Già ad oggi è il ciclo rialzista più aggressivo nella storia dell'istituzione. E non è finita, dato che la BCE prevede ulteriori rialzi.

Sul quanti saranno e su quanto, complessivamente, i tassi saliranno ancora, alcuni analisti pensano che ormai si potrebbe essere non lontani dal picco. E' ipotizzato già nel febbraio del prossimo anno. La presidente Christine Lagarde si è lasciata le mani libere. «Abbiamo fatto progressi ma non abbiamo finito, ci sta ancora della strada da fare. La questione chiave - ha spiegato nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo - è quale sarà portata dei prossimi rialzi. Sarà decisa volta per volta, sulla base di tre principi», che ha elencato.

Primo, «le prospettive di inflazione», che resta troppo alta e con rischi al rialzo. Ma tenendo presente «anche la probabilità di una recessione», che avrebbe effetti deprimenti sui consumi e quindi sui prezzi. Secondo, ha proseguito Lagarde «terremo conto delle misure prese finora, abbiamo già alzato i tassi di 200 punti base complessivi. Terzo, saremo attenti alla trasmissione della politica monetaria».

Parallelamente, l'istituzione è intervenuta in senso restrittivo modificando le condizioni dei rifinanziamenti di lungo termine (Tltro III) che negli anni scorsi di crisi aveva erogato alle banche. Dal 23 novembre i tassi di queste operazioni verranno «ricalibrati», peraltro in maniera molto più restrittiva di quanto generalmente atteso. Ma al tempo stesso ha offerto una serie di vie di fuga supplementari alle banche, tra cui una prima possibilità di restituire anticipatamente questi fondi proprio il 23 novembre, prima che arrivi la stangata. Potrebbe scatenarsi un forte deflusso.

Invece la Bce non ha modificato per ora i suoi piani di riacquisto dei titoli di Stato. E anche questo elemento potrebbe aver avuto un impatto rilevante sui mercati, perché quando la Bce dovesse iniziare a scaricare bond dai suoi enormi stock - tra il piano App e il programma anticrisi Pepp ha una montagna da 4.287 miliardi di euro di titoli pubblici - ci saranno inevitabili ricadute sui tassi dei bond in circolazione e di quelli di nuova emissione. Causando aumenti dei costi di servizio del debito per tutti i paesi e in particolare quelli maggiormente indebitati, tra cui l'Italia.

Era uno degli elementi che secondo vari analisti avrebbe potuto essere discusso nella riunione di oggi. Invece Lagarde ha detto chiaro e tondo che non è stato discusso nulla di rilevante su questo fronte dato che «abbiamo preso tante altre decisioni». Si è limitata ad aggiungere che come già stabilito in precedenza la questione, in particolare sul programma App verrà affrontata alla riunione di dicembre del consiglio direttivo, dove si decideranno «i principi chiave» della futura riduzione. Una formula che lascia peraltro la porta aperta al fatto che questa manovra possa richiedere tempo ulteriore per essere avviata.

Sui titoli di Stato è scattato un rally, che si è riflesso in forti cali dei tassi retributivi: sui Btp a 10 anni risultano in caduta di oltre 33 punti base al 4,04%, secondo Mts, sui minimi da oltre un mese e ai valori precedenti le elezioni politiche. Lo spread, il differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi equivalenti (scesi di 15 punti base all'1,99%) si stringe a 206 punti base.

Guardando alla congiuntura, nell'area euro «è probabile che l'attività economica abbia subito un significativo rallentamento» nel terzo trimestre e alla Bce ci si attende «un ulteriore indebolimento nella parte finale quest'anno e all'inizio del prossimo», ha proseguito Lagarde. «I rischi sulle prospettive economiche sono chiaramente al ribasso - ha aggiunto - specialmente sul breve termine».

Alla presidente sono state poi rivolte un paio di domande sui rilievi critici mossi da diversi capi di governo, tra cui il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma anche il presidente francese, Emmanuel Macron, e la premier finlandese, Sanna Marin. Alla Bce «dobbiamo fare quello che dobbiamo fare: la Banche centrale è focalizzata sul suo primo mandato, che è la stabilità dei prezzi. E lo deve fare nel modo più efficiente possibile», ha replicato.

«Questo ovviamente non significa che ignoriamo il rischio di recessione» e in particolare l'effetto che può avere «sui più vulnerabili», come del resto l'alta inflazione. «Continueremo e riteniamo che le decisioni prese siano le più appropriate».

In base alle comunicazioni del direttorio e alle ulteriori delucidazioni fornite dalla presidente gli analisti di Ing si attendono che il ciclo rialzista dei tassi si concluda a febbraio 2023. Il capo economista di InterMonte, Antonio Cesarano rileva che la Bce e altre banche centrali «stanno progressivamente tenendo in considerazione anche gli effetti collaterali prodotti dalle manovre restrittive» in termini di impatto sull'economia. Quindi anche secondo Cesarano «la fase di picco dei tassi avvicina, ovviamente inflazione permettendo».

Leggermente diversa la valutazione di Antonella Manganelli, a the responsabile investimenti di Payden & Rygel Italia. I mercati sembrano voler credere a una narrativa secondo cui le banche centrali rallenteranno il ritmo di rialzi dei tassi, «eppure i dati non sembrano supportare questa visione di svolta, specialmente qui in Europa dove l'inflazione resta alta e non sembra accennare a ridursi».

Va peraltro rilevato che non sarebbe la prima, bensì la terza volta che la Bce procede a un energico aumento dei tassi con la prospettiva più in avanti di muoversi più cautamente, salvo poi non farlo. È infatti accaduto esattamente questo a luglio, in cui rialzo che aveva prestabilito in 25 punti base è stato poi di 50 punti base. E proprio in quell'occasione si era affermato che a settembre questo avrebbe consentito una manovra più moderata. Invece a settembre i tassi sono stati aumentati di 75 punti base e anche in quel caso si è sostenuto che questo avrebbe potuto consentire maggiore gradualità più in avanti. Oggi l'ennesimo aumento da 75 punti base. Quindi l'unica indicazione sicuramente certa è che i rialzi verranno decisi «volta per volta».

(con fonte Askanews)