23 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Politica monetaria USA

La Federal Reserve, ancora aggressiva, alza i tassi di 75 punti al 3,75-4%

Si tratta del quarto rialzo consecutivo di queste dimensioni da parte della Federal Reserve americana nel tentativo di riportare l’inflazione verso il target del 2%. A settembre l’inflazione Usa si è attestata all’8,2%

Una banconota Dollaro
Una banconota Dollaro Foto: Pixabay

NEW YORK - Ancora una forte stretta dalla Federal Reserve, che dopo aver operato un ulteriore energico aumento dei tassi di interesse - 75 punti base in più, con cui i fed funds sono stati portati al 3,75%-4% - ha alzato l'asticella del livello massimo che intende raggiungere. E su cui evita di sbilanciarsi con indicazioni esplicite. Inoltre, già con il comunicato diffuso a seguito del direttorio, l'istituzione ha in qualche misura anche smorzato le aspettative, che erano lievitate, su una imminente moderazione nel proseguimento della manovra di inasprimento.

L'economia Usa ha segnato rallentamenti, ma l'inflazione continua ad attestarsi a valori più elevati del previsto, lontanissimi dall'obiettivo del 2%, mentre il mercato del lavoro non mostra segnali di moderazione e resta surriscaldato.

Dati che «mi fanno pensare che dovremo spingere i tassi a livelli più alti di quanto precedentemente atteso», ha affermato il presidente della Fed, Jay Powell nella conferenza stampa al termine del Fomc.

Powell ha ribadito che «a un certo punto», quando si sarà vicini al valore massimo che si conta di raggiungere con i tassi «sarà appropriato un rallentamento» nella portata dei rialzi. Ma ha anche aumentato l'enfasi sull'incertezza in merito a quale sarà questo picco. E ha categoricamente smentito le ipotesi di qualunque «pausa» sugli aumenti.

Il rialzo era ampiamente atteso dai mercati. Le aspettative di operatori e analisti erano invece chiaramente sbilanciate sulla possibilità che la Fed indicasse il completamento della fase più aggressiva su questo ciclo di stretta, per passare a mosse più contenute.

Il cambio di passo potrebbe, sì, essere «al prossimo Fomc», quello del 13 e 14 dicembre, ma potrebbe anche arrivare solo «a quello successivo», ha puntualizzato Powell, ovvero il 27 e 27 gennaio del 2023.

Con l'aumento di oggi i fed funds sono stati portati al 3,75%-4%. Finora le attese prevalenti stimavano un picco attorno al 5% tra la fine del primo trimestre del 2023 e l'inizio del secondo trimestre. Ora questo tetto andrà aggiornato.

«Monitoreremo per cercare segnali di rallentamento del mercato del lavoro, ma al momento non ne vediamo - ha proseguito il capo della Banca centrale Usa -. Le buste paga continuano a crescere a livelli molto elevati, senza mostrare rallentamenti».

E il rischio di fare troppo poco, in termini di rialzi dei tassi resta ampiamente prevalente rispetto al rischio opposto, quello di aumentarli eccessivamente. «Fino a quando non avremo abbassato l'inflazione ripeterò il messaggio. Se stringiamo troppo abbiamo gli strumenti per intervenire, se necessario. Se invece sbagliamo nell'altra direzione - ha detto - e lasciamo correre troppo l'inflazione, a quel punto il rischio è che prenda piede e il costo salirebbe per tutti».

Alla fine è stato lo steso capo della Fed a sintetizzare quello che è cambiato nell'ultimo mese e mezzo. E non sono certo sviluppi incoraggianti: «l'unica cosa che sia veramente cambiata - ha detto - è che livello massimo che si dovrà raggiungere sui tassi sarà più elevato».

Dopo alcuni tentativi di rialzo Wall Street ha drasticamente invertito la rotta per chiudere in forte perdita: Dow Jones meno 1,55%, S&P 500 meno 2,51%, Nasdaq meno 3,36%. Il dollaro ha recuperato leggermente con l'euro attorno a 0,98 in serata, mentre i tassi sui titoli Usa a 10 anni sono risaliti sopra il 4%.

(con fonte Askanews)