28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
il tallone d'achille dell'economia italiana

Def 2016, dalle pensioni di reversibilità al debito: tutte le novità

Dal nuovo percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio (rimandato al 2019) all'incognita sul taglio delle pensioni di reversibilità: tutto quello che c'è da sapere sul Documento di economia e finanza appena approvato

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha approvato il Def 2016. Il documento di economia e finanza rappresenta la cornice contabile della politica economica che il governo intende attuare per il 2016-2017 e contiene gli impegni dell'Esecutivo per quanto riguarda l'andamento del deficit e del debito pubblico per l'anno in corso e per quello successivo. Vale perciò la pena evidenziare alcuni dei dati più importanti contenuti nel testo, perché ci raccontano quali sono le condizioni di salute dell'economia italiana e quali rischi corre. Ecco quello che ci aspetta nei prossimi mesi.

La buona notizia del 2015
Innanzitutto, una buona notizia. Per quanto riguarda i saldi, nel 2015 l'indebitamento netto della pubblica amministrazione ha raggiunto gli obiettivi di riduzione previsti dal governo. Il disavanzo è diminuito rispetto all'anno precedente e si è collocato al 2,6% del Pil (era al 3% nel 2014). E' un buon risultato, perché si tratta del livello più basso dal 2007. Tuttavia, il successo non è riconducibile soltanto alle politiche governative, ma è anche – soprattutto - il risultato del QE messo in atto da Mario Draghi: l'Italia, nonostante un debito pubblico che ha raggiunto il 132,6% del Pil e una moderata crescita nominale, oggi paga per il servizio del suo debito pubblico in termini di Pil solo quanto pagava nel lontano 1978 grazie alle politiche monetarie espansive della BCE.

Il pareggio di bilancio è stato rimandato al 2019
Per quanto riguarda il futuro, invece, il governo si impegna con il Def 2016 a raggiungere un deficit (cioè l'indebitamento netto di cui sopra) pari al 2,3% del Pil. La strategia dell'Esecutivo è quella di continuare a puntare sulle manovre di politica monetaria della BCE, sul calo degli spread che riduce il pagamento degli interessi sul debito pubblico e sul moderato aumento dell'avanzo primario che trainano la discesa dell'indebitamento netto, e l'impegno per il 2017 è quello di arrivare a un deficit pari all'1,8% del Pil. Il pareggio di bilancio, però, è stato rimandato al 2019.

Il nuovo percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio
A causa del peggioramento della congiuntura economica negli ultimi mesi del 2015, infatti, il governo ha chiesto al Parlamento l'autorizzazione ad aggiornare il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio in termini strutturali (Mto): è ora prevista una riduzione del deficit dello 0,1% nel 2017 e dello 0,3% nel 2018. Ieri l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha diffuso una nota che accompagna la lettera di validazione delle nuove previsioni 2016-2019, sottolineando che «l’eventuale emergere di sorprese negative sul fronte della crescita reale e dell’inflazione metterebbe a rischio la dinamica del Pil nominale e, con essa, il percorso di abbassamento del rapporto debito/Pil.» Un monito che merita di non passare inosservato.

Il tallone d'Achille dell'economia italiana
Il Def prevede infatti una graduale discesa del rapporto debito/Pil ma questa è diventata così piccola (0,1% nel 2017 e 0,3% nel 2018) da essere fortemente esposta a qualsiasi variabile negativa che dovesse alterare anche solo lievemente i dati della crescita del Pil o quelli dell'inflazione rispetto alle aspettative del governo. E il recente indebolimento delle dinamiche legate all'andamento dell'economia nazionale, in particolare quelle che riguardano l'occupazione e la produttività, non fanno presagire nulla di buono.

Occupazione e produttività restano al palo
Il capitolo più preoccupante del Def è proprio quello che riguarda il mercato del lavoro, la disoccupazione nazionale e soprattutto la produttività del Paese, che mostrano segni di grande fragilità. E' questo uno dei talloni d'Achille della nostra economia nazionale, perché senza produttività non c’è occupazione e senza lavoro non c’è crescita. Nel 2015 l’occupazione è cresciuta dello 0,6%, soprattutto grazie agli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato. Per il 2016 il governo prevede una crescita dello 0,9% degli occupati, ma si tratta di un risultato difficile da raggiungere proprio a causa della scelta di dimezzare gli sgravi fiscali per le future assunzioni.

L'incognita del taglio alle pensioni di reversibilità
Da sottolineare, infine, l'accenno nel Def 2016 al possibile taglio sulle pensioni di reversibilità. Nel testo è evidente l'intenzione dell'Esecutivo di far cassa trasformandole in «prestazioni assistenziali», cioè sottoposte a determinati parametri economici (in particolare l'Irpef) per continuare ad essere erogate. Ma ieri il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ha detto che il riferimento in questione all'interno del Documento di economia e finanza è stato un «errore tecnico» e ha ribadito che «le pensioni di reversibilità non saranno toccate». Forse questo stop and go da parte del governo nasconde una faida interna all'Esecutivo tra coloro che vorrebbero effettivamente il giro di vite sulle pensioni di reversibilità e coloro che invece sono contrari. Ma quel che emerge certamente dal Def 2016 è che la situazione economica italiana resta molto fragile, sebbene indirizzata verso una crescita moderata. E le promesse contenute nel documento di economia e finanza rischiano di non essere mantenute.