20 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Dopo la Brexit

Cosa c'è davvero dietro al tour est-europeo di Angela Merkel

Angela Merkel è più che mai risoluta a non perdere il suo ruolo di 'regina d'Europa'. Neppure in un momento storico tanto difficile, in cui la sua 'creatura' è più che mai a rischio disintegrazione

BERLINO - Le mani della Cancelliera sull'Europa sono più salde che mai: o, almeno, il tentativo è quello. Soprattutto ora che Londra ha scelto di lasciare l'Unione. Angela Merkel non è mai stata più consapevole del suo ruolo di leader de facto dell'Unione europea. E sa bene che è proprio questo il momento cruciale in cui deve spendersi instancabilmente per plasmare a suo piacimento il Continente, reso più incerto e malleabile dalla Brexit, e dalla storica crisi che sta attraversando. Così, reduce da un vertice a tre con Francois Hollande e Matteo Renzi a Ventotene, Frau Merkel è partita per un tour delle capitali dell'Europa dell'Est e dell'Europa Centrale. Paesi che - giova ricordarlo - non hanno particolarmente apprezzato i tentativi di Berlino di dettare l'agenda sulla politica migratoria ai vicini. E che nutrono sempre più perplessità sullo stesso ruolo di leadership risolutamente esercitato da Berlino.

L'Est europeo scettico su Berlino
Per fare un esempio, mentre dall’Europa del Sud si invoca una maggiore integrazione economica – obiettivo non condiviso dalla Germania, molto scettica su questo punto dopo la disastrosa crisi dell’eurozona –, l’Est europeo chiede invece più autonomia e più poteri ai singoli Stati membri. E non vede l’ora di sottoporre a Bruxelles le proprie proposte in merito.

Tallin dia il buon esempio
Tallin, Praga, Varsavia sono dunque le principali tappe del tour della Cancelliera. L'obiettivo è presto detto: smorzare le tensioni, per prepararsi a dovere al summit a ventisette che si terrà il prossimo 16 settembre a Bratislava, dove in ballo c'è nientemeno che il futuro dell'Europa. Prima tappa, dunque, l'Estonia, dove Merkel ha incontrato il giovane premier Taavi Roivas, a cui non ha risparmiato un saggio avvertimento: «Se si sbaglia dall’inizio e non si ascolta e si agisce tanto per agire, allora si possono fare molti errori», ha detto. L’avveduto monito si inquadra nel ruolo che svolgerà presto l’Estonia, che avrà il prossimo anno la presidenza del Consiglio europeo in un momento quanto mai delicato per l’Unione. Per questo, Frau Merkel si aspetta che Tallinn dia il buon esempio agli altri Stati dell’Est europeo, ben più scettici sulle politiche della Cancelliera.

Brexit rimandata, Russia da contenere
Proprio per questo, Merkel ha sponsorizzato la sua idea di rimandare l’uscita della Gran Bretagna a data da destinarsi, ufficialmente per dare tempo a Londra di dotarsi degli strumenti necessari, ufficiosamente per lasciar passare le elezioni in Germania senza troppi scossoni. Altro argomento caldo, la Russia: l’Estonia è tradizionalmente un partner fondamentale della Germania in sicurezza, e al governo Frau Merkel ha chiesto rassicurazioni sul fronte del contenimento di Mosca. D’altra parte, dopo che il Paese ha acquisito la sua indipendenza dall’Unione sovietica 25 anni fa, il dialogo con Berlino si è man mano intensificato.

Un dialogo di vecchia data
Un dialogo che già esisteva, se si considera che il tedesco è stato la lingua ufficiale di Tallin fino al 1918. E sulla Russia, i due Paesi vanno a nozze. «L’impegno della Germania e la sua presenza nella nostra regione sono essenziali per noi», ha sottolineato Roivas, chiedendo che l’Europa non dimentichi l’Ucraina e mantenga un approccio comune in tema di sanzioni nei confronti di Mosca. «L’escalation di azioni militari nell’est dell’Ucraina e le provocazioni in Crimea indicano che, purtroppo, la Russia non è pronta a risolvere il conflitto con mezzi pacifici e fino a che la Russia non onora gli accordi di Minsk non si può parlare di eliminare le sanzioni», ha insistito il premier. Musica, per le orecchie della Merkel, che ha voluto accertarsi che chi ancora considera l’Estonia un «sobborgo di San Pietroburgo» sia prontamente smentito dai fatti.

A Praga, contro la freddezza dei Cechi
Ma l’Estonia è solo l’inizio, un inizio in discesa. La salita, per la Cancelliera, arriva con le tappe successive, e i successivi incontri. A Praga, la Cancelliera ha stretto la mano al premier Bohuslav Sobotka, dopo le tensioni in merito alla questione delle quote obbligatorie, ben consapevole di non godere della piena e distesa ammirazione dei cittadini della Repubblica Ceca. Che le rimproverano, oltre alla sua politica migratoria, la sua disattenzione verso i più piccoli Stati dell’Est. E che sono sempre più sensibili ai richiami dell’euroscetticismo. Non a caso, il presidente ceco Milos Zeman, è apertamente anti-Bruxelles.

In Polonia, la grande sfida
Ma la tappa più dura si preannuncia quella polacca, visto che Varsavia è guidata da un esecutivo nazionalista, estremamente critico verso la leadership tedesca e verso la politica delle porte aperte verso i rifugiati. In Polonia, Merkel incontrerà gli altri rappresentanti del gruppo di Visegrad: lo slovacco Robert Fico, l’ungherese Viktor Orban e la polacca Beata Szydlo, nell’arduo tentativo di ammorbidire le loro intransigenti posizioni sull’immigrazione. Una missione quasi impossibile: lo dimostra il referendum convocato da Budapest il 2 ottobre proprio sulle quote obbligatorie, e in aperta ribellione alle politiche dettate da Berlino.

Al Nord, per smorzare l'euroscetticismo in ascesa
Quindi, sarà la volta dei Paesi nordici, dove l’euroscetticismo è sempre più forte, e, per finire, Austria, Bulgaria, Croazia, e Slovenia. La prima, in particolare, attende con ansia il ritorno alle urne il 2 ottobre per le elezioni presidenziali (dopo che il risultato del voto di giugno è stato invalidato per irregolarità), elezioni che potrebbero incoronare il primo capo dello stato di estrema destra d’Europa. Una sfida non da nulla per Angela Merkel, che, per di più, giunge in un momento particolarmente delicato per la sua carriera politica in patria: attesa al varco di importanti appuntamenti elettorali, il gradimento della Cancelliera non è mai stato tanto oscillante e incerto. Una duplice sfida, dunque, l’attende: mantenere saldo il suo trono tedesco, e fare altrettanto con quello europeo. Nonostante i beffardi e imprevedibili colpi della sorte.