23 aprile 2025
Aggiornato 03:30
1,5% a febbraio

Torna l'inflazione, ma non è una buona notizia

L'improvvisa risalita dell'inflazione, dovuta a fattori congiunturali e non a una vera e propria ripresa dell'economia, preoccupa Mario Draghi e le famiglie italiane che dovranno fare i conti con il caro vita

Risale l'inflazione.
Risale l'inflazione. Foto: Shutterstock

ROMA - L'improvvisa, quasi brutale risalita dell'inflazione in tutta l'area euro, che ora vede anche l'Italia allineata alla tendenza generale con un caro vita balzato all'1,5 per cento a febbraio, il livello più elevato da 4 anni a questa parte, ha spazzato via il dibattito sui rischi opposti, di deflazione, che teneva banco fino a pochi mesi fa. Ma la velocità con cui si è verificato questo mutamento, le cause che lo hanno determinato, o meglio quelle che non vi hanno contribuito - non scaturisce da un genuino e proporzionale rafforzamento dell'economia - e il contesto generale in cui si verifica non permettono di guardare a questi dati con troppo sollievo.

L'improvvisa risalita dell'inflazione preoccupa Draghi
L'improvvisa risalita dell'inflazione potrebbe rendere più difficile alla Bce proseguire come previsto - fino alla fine dell'anno, o oltre «se necessario» - quel massiccio programma di acquisti di titoli di Stato, il quantitative easing, e mettere Mario Draghi all'angolo. I dati diffusi oggi dall'Istat mostrano che il rialzo dell'indice generale riflette prevalentemente spinte rialziste sull'energia, legate al recente recupero dei prezzi del petrolio, e sugli alimentari, un'altra voce altamente volatile legata a doppio filo con l'energia stessa e soprattutto al maltempo dei mesi scorsi che ha fatto lievitare il prezzo di frutta e verdura.

Nessuna ripresa all'orizzonte
Al di là di questi fattori, l'inflazione di fondo è rimasta mesta, 0,6 per cento a febbraio rispetto allo 0,5 per cento di gennaio. Soprattutto, a questa accelerazione dei prezzi manca del tutto un contributo dal lato della domanda. La dinamica delle retribuzioni delle famiglie mostra infatti come queste ultime si trovino anzi del tutto "indifese" sui rincari. Questo significa che il balzo dell'inflazione al quale stiamo assistendo non è il frutto di una vera e propria ripresa economica, ma il risultato di variabili temporanee.

Rincari in vista per i consumatori
Sempre secondo i dati dell'Istat i salari, i cui ultimi dati risalgono però solo a dicembre, si attestavano al più 0,4 per cento su base annua e in assenza totale di incrementi rispetto al mese precedente. L'intero 2016 si è chiuso con un limitato più 0,6 per cento. E ora all'improvviso i consumatori dovranno fare i conti con un carrello della spesa (prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona) che a febbraio è balzato al più 3,1 per cento su base annua. L'allarme deflazione sarà quindi rientrato, ma già stanno fioccando quelli sui rincari lanciati da associazioni di consumatori e di categoria.

Il pericolo della stagflazione
E non mancano i timori che si inneschi una fase di "stagflazione", espressi da alcuni sindacati, ovvero la combinazione perversa di bassa crescita economica e retributiva e inflazione al rialzo, specialmente in Italia dove l'espansione economica è ai livelli più bassi di tutta l'Ue. In buona sostanza, lo scatto del caro vita può mettere sotto pressione i bilanci familiari. Soprattutto se dovesse mostrare ulteriori rafforzamenti, ma su questo versante va rilevato che da diverse settimane almeno il prezzo del petrolio, componente chiave dell'attuale fase rialzista, si è sostanzialmente stabilizzato tra i 50 e i 60 dollari. Almeno per ora il quantitative easing della Bce dovrebbe poter proseguire senza intoppi.