Deflazione: quanto mi costi, quanto ci guadagno
L'adeguamento Istat su base annuale, utilizzato per ricalcolare i canoni di locazione, gli assegni di mantenimento, le rendite Inail e le pensioni, per quest'anno è piuttosto magro: lo 0,2%. A un primo sguardo la situazione attuale sembrerebbe avvantaggiare tutti o quasi, dalle famiglie in difficoltà, agli inquilini fino alle imprese...
ROMA – L'adeguamento Istat su base annuale, utilizzato per ricalcolare i canoni di locazione, gli assegni di mantenimento, le rendite Inail e le pensioni, per quest'anno è piuttosto magro: lo 0,2 per cento. Secondo i dati raccolti dall'Istituto nazionale di statistica, nell'ultimo anno il costo della vita per le famiglie di impiegati e operai (indice Foi) è cresciuto molto poco.
NEL 2012 ADEGUAMENTO DEL 3,1% - Una buona notizia per chi vive in affitto o per il coniuge separato che ha in carico quello più economicamente debole ed eventuali figli, perché vedranno aumentare impercettibilmente le richieste economiche della controparte. Mentre sarà una doccia fredda per i pensionati, per gli invalidi, e per i proprietari di case affittate che praticamente non si accorgeranno, come invece erano abituati, di ricevere qualcosina in più. L'anno precedente la rivalutazione Istat basata sull'indice Foi (tabacchi esclusi) era stata del +1,2%, mentre nel 2012 aveva raggiunto addirittura il 3,1%.
LA RIVALUTAZIONE PER GLI AFFITTI - Sugli affitti poi è necessario fare alcune precisazioni. Il dato dello 0,2% di adeguamento è valido solo per quei contratti, la maggioranza, che applicano la media annuale. Chi invece ha specificato che lo scatto sia mensile, ha la necessità di confrontare il dato mese per mese con quelli dell'anno precedente. Inoltre per la maggior parte dei contratti di locazione (il classico 3+2), l'inquilino per legge è tenuto a corrispondere solo il 75% dell'adeguamento Istat, così come per i contratti di affitto diversi dall'abitazione e inferiori ai 6 anni. Pagherà il 100% della rivalutazione invece, chi ha un contratto libero.
DEFLAZIONE PER LE FAMIGLIE PIÙ POVERE - La frenata dei prezzi, che abbiamo visto essere in forte crescita del 2012, ha avvantaggiato soprattutto le famiglie con minor propensione alla spesa. Per queste ultime infatti è necessario notare che a scendere maggiormente sono stati i prezzi di alimentari ed energia (nel complesso, luce, gas, riscaldamento e carburanti), quelli che pesano di più sui budget «ristretti». Nel 2014 le famiglie che spendono meno hanno visto la variazione dei prezzi passare da +0,4% a -0,2%. Anche quelle più ricche però hanno potuto godere della bassa inflazione, comprando beni e servizi a prezzi che sono passati da +0,5% allo +0,3% attuale.
SORRIDONO IMPRESE E AUTOMOBILISTI - Una diminuzione del costo dell'energia poi, è una buona notizia per le imprese (soprattutto per quelle che esportano, che ai risparmi in bolletta sommano quelli per i trasporti), ma anche per gli automobilisti che hanno conosciuto una vera e propria caduta dei prezzi alla pompa. La verde senza piombo è passata nel 2014 da 1.723,07 euro per litro di gennaio a 1.585,65 di dicembre 2014, il diesel da 1.648,99 a 1.493,47.
IL PERICOLO DEFLAZIONE - Tutto oro quello che luccica? A un primo sguardo la situazione attuale sembrerebbe avvantaggiare tutti o quasi, dalle famiglie in difficoltà, agli inquilini fino alle imprese, tutte categorie che hanno visto se non crescere, almeno stabilizzarsi il loro potere di acquisto. La caduta dei prezzi, la deflazione, però nasconde un'insidia: i consumatori tendono a rinviare gli acquisti sperando che il giorno seguente pagheranno ancora meno. Questo si traduce in minori vendite per i commercianti e per le aziende, che già da diversi anni sono morsi dalla crisi, e una diminuzione dei fatturati porta a ridimensionamenti delle capacità produttive e quindi a licenziamenti o addirittura alla cessazione delle attività.
IL FATTORE ENERGIA - Bisogna comunque ricordare che l'azzeramento dell'inflazione è da ascrivere, sopratutto alla forte diminuzione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-8,0%, da -3,1% di novembre), dovuto all'ulteriore marcata diminuzione dei prezzi dei carburanti. Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'«inflazione di fondo» è cresciuta dello +0,6% (da +0,5% del mese precedente); al netto dei soli beni energetici invece è scesa a +0,5% (da +0,6% di novembre). La stabilità congiunturale dell'indice generale è in sostanza la sintesi del calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (-3,6%) e del rialzo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,6%), in larga parte condizionati da fattori stagionali.