19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Draghi e il QE

Bce, chi guadagna davvero con il QE di Mario Draghi?

Da diciotto mesi la BCE crea denaro dal nulla con manovre espansive, ma la ripresa è ancora un miraggio. Nell'Eurozona il monte dei crediti alle imprese è diminuito di 130 miliardi di euro. Chi guadagna davvero dalle politiche di Mario Draghi?

Mario Draghi vuole prolungare il QE, ma la ripresa non c'è.
Mario Draghi vuole prolungare il QE, ma la ripresa non c'è. Foto: Shutterstock

ROMA – La BCE continua a iniettare liquidità nel sistema economico europeo e da diciotto mesi crea denaro per cercare di combattere la deflazione e rilanciare l'economia dell'UE. Ma, nonostante i tassi straordinariamente bassi, le famiglie e le imprese italiane continuano a soffrire la crisi e gli investimenti scarseggiano. Come è possibile? E chi guadagna davvero dalle manovre espansive di Mario Draghi?

La BCE «crea denaro» ma la ripresa non c'è
Da diciotto mesi la BCE «crea denaro» attraverso le manovre espansive del governatore Mario Draghi. Il programma di acquisto di titoli pubblici e privati (il quantitative easing) e i tassi bassi, però, non hanno fin qui sortito l'effetto sperato. Il traguardo del 2% di inflazione nell'Eurozona è ancora un miraggio e la crisi continua ad affliggere diversi paesi dell'UE, come l'Italia. Il governo Renzi ha dovuto rivedere al ribasso le stime del Def e accettare ob torto collo che per i prossimi due anni il tasso di crescita del Pil potrebbe fermarsi allo zero virgola.

Il monte dei crediti alle imprese è diminuito di 130 miliardi
La ripresa, dunque, non c'è. Ma il denaro, con i tassi (troppo) bassi, costa straordinariamente poco e dovrebbe incentivare gli investimenti. Basti pensare che il tasso d’interesse per indebitarsi è passato dal 3% all’1,92 e per le imprese il taglio è ancora più favorevole: è pari al 37,8%. Se è vero che nei diciotto paesi dell'Eurozona la riduzione del costo del denaro può variare, non si può negare che a queste condizioni le imprese dovrebbero aver voglia di indebitarsi per realizzare degli investimenti. Ma questo non sta avvenendo. Secondo l’economista Romaric Godin, nell'Eurozona il monte dei crediti alle imprese dal 2014 ad oggi è diminuito di 130 miliardi di euro.

Chi guadagna davvero con il QE di Draghi?
Come è possibile? Il fatto è che le banche dovrebbero trasferire il vantaggio dei tassi d'interesse bassi all'economia reale, ma non stanno svolgendo il loro compito. Prendiamo il caso degli istituti di credito italiani. Il rubinetto del credito alle famiglie è rimasto chiuso nonostante le manovre espansive della BCE: i prestiti sono passati dal -1,1% del marzo 2014 all'1,5 ma siamo ancora al di sotto della media della zona euro (pari a +1,8%). Chi guadagna dunque dal QE? Stando ai numeri, non certo l'Italia. Ma la Germania e la Francia.«In Germania la crescita dei crediti ai privati ha assunto un ritmo mai visto da dodici anni», riferisce Romaric Godin.

I tedeschi e i francesi gongolano con i tassi bassi
I tedeschi negli ultimi due anni hanno raddoppiato il loro tasso di indebitamento, in particolare per il consumo (+4,2%) e nel settore immobiliare per accedere ai mutui-casa (+3,8). Ma anche i francesi sono ricorsi al credito facile, perfino più dei tedeschi. E' evidente, dunque, che le politiche della BCE stiano sortendo qualche effetto solo in quei paesi che ne hanno meno bisogno (Francia e Germania), mentre altrove il credito a famiglie e imprese è rimasto quasi immutato con il risultato che la crescita economica, in Italia come altrove, non s'è vista.

A guadagnarci davvero sono le multinazionali
A guadagnare davvero con i tassi bassi, però, non è affatto l'economia reale. Come avevamo già avuto modo di spiegare (LEGGI ANCHE "Bce, via libera ai corporate bond ma i soldi dell'UE non finiranno nelle imprese europee") il crollo del costo del denaro giova soprattutto ai supermanager delle multinazionali, che possono auto-finanziarsi a basso costo per lanciarsi senza freni in audaci e vantaggiosi programmi di riacquisto delle loro azioni allo scopo di aumentarne il valore a Wall Street e realizzare fusioni e acquisizioni che eliminano i competitor. In buona sostanza quello della BCE è un gioco che diverte molto la finanza globale e serve poco all'economia reale. Soprattutto se le banche – che dovrebbero coadiuvare la ripresa – tengono chiusi i rubinetti del credito a famiglie e imprese nei paesi del Sud dell'Europa.