29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Export da record

Mario Draghi e la Germania, ecco come l'Europa arricchisce (solo) i tedeschi

Nel 2016 la Germania batterà la Cina e diventerà il primo paese esportatore al mondo grazie a un export da record che vale 310 miliardi di dollari. Inoltre, grazie alle politiche adottate dalla BCE, ha guadagnato 122 milioni di euro negli ultimi otto anni

BERLINO – L'Europa arricchisce i tedeschi. La Germania deve ringraziare il mercato comunitario se è diventata il primo paese esportatore su scala mondiale, con un surplus da record sulle partite correnti che raggiunge i 310 miliardi di dollari, battendo perfino la Cina. E deve ringraziare Mario Dario e le politiche monetarie della BCE se ha guadagnato ben 122 miliardi di euro grazie ai tassi bassi. Ecco come stanno realmente le cose.

L'Europa arricchisce i tedeschi
La Germania sarà pure la locomotiva d'Europa, ma la sua economia è cresciuta grazie all'Unione Europea. Il mercato comunitario, infatti, ha arricchito principalmente i tedeschi e Angela Merkel deve molto, moltissimo alle politiche monetarie espansive messe in atto dalla BCE per combattere la deflazione. L'Ifo, uno dei più prestigiosi centri di studi economici della Germania, ha reso noto che nel 2016, grazie all'aumento delle esportazioni, la bilancia commerciale del paese raggiungerà un surplus record delle partite correnti pari a 310 miliardi di dollari. E le politiche monetarie espansive della BCE hanno fatto guadagnare al paese 122 miliardi di euro grazie ai tassi bassi.

La Germania batte la Cina con un export da record
Per quanto riguarda le esportazioni, si tratta di una cifra da capogiro che quest'anno le permetterà di superare perfino il campione indiscusso (finora) dell'export mondiale, la Cina. La previsione dell'Ifo è che il volume delle esportazioni della Germania rappresenterà per il 2016 circa l'8,9% del Pil tedesco, violando ancora una volta le norme comunitarie. Come avevamo già avuto modo di argomentare, infatti, secondo le norme di buona condotta del condominio europeo, un paese non può generare un saldo positivo superiore al 6% del suo prodotto interno lordo nella media di tre anni.

Una politica neomercantilista che viola le regole europee
Ma la Germania viola sistematicamente questo vincolo da otto anni a questa parte sforando impunemente i parametri del trattato di Maastricht. La sua condotta tutt'altro che esemplare ha indotto perfino il Fondo monetario internazionale a bacchettare la (ex) locomotiva d'Europa. L'accusa rivolta alla Germania è quella essere diventata una zavorra per l'Eurosistema nel suo complesso, poiché sta adottando una pericolosa politica neomercantilista, autoreferenziale e aggressiva nei confronti dei paesi vicini, che non tiene conto affatto delle esigenze comunitarie e che ha già creato profonde divergenze strutturali che continuano ad aggravarsi.

122 miliardi di euro guadagnati grazie ai tassi bassi
Fin qui abbiamo parlato delle esportazioni. Ma la Germania deve ringraziare l'Unione Europea anche per un'altra ragione. Negli ultimi otto anni, e precisamente dal 2008 al 2015, lo Stato tedesco ha risparmiato cifre enormi sugli interessi sul debito grazie alle politiche espansive adottate dalla BCE e, negli ultimi tempi, dal presidente Mario Draghi. Nonostante le numerose critiche rivolte dai tedeschi all'operato della Banca centrale europea, la Germania ha incassato ben 122 miliardi di euro, frutto della differenza fra le cedole previste e quelle effettivamente pagate, grazie ai tassi bassi adottati per combattere la deflazione.

I benefici per Deutsche Bank e Volkwagen
Non a caso, Sven-Christian Kindler, portavoce dei Verdi, ha detto che «Mario Draghi ha fatto per il pareggio di bilancio molto più di quanto non abbia fatto Wolfgang Schaeuble». Inoltre, se è vero, da un lato, che le compagnie assicurative tedesche e le banche teutoniche stanno soffrendo parecchio per la politica dei tassi d'interesse (troppo) bassi , è altrettanto vero che per la Deutsche Bank questi sono stati una vera e propria manna grazie ai quali ha potuto rifinanziarsi a buon prezzo in un momento di grande difficoltà. E la Volkswagen ne sta approfittando per cercare di sanare le sue ingenti perdite dopo lo scandalo che l'ha coinvolta.

L'appello di Mario Draghi
Per tutte queste ragioni, il presidente Mario Draghi, durante l'ultima riunione del Consiglio Direttivo della BCE, ha fatto qualcosa che non aveva mai fatto prima. Ha puntato il dito contro la Germania chiedendo ai tedeschi, senza mezzi termini, di spendere e investire di più per sostenere la propria ripresa e quella di tutta l’area euro. In che modo? Innanzitutto alzando i salari. «Che in Germania siano auspicabili salari più alti è indiscutibile», ha sottolineato Draghi. Un aumento delle retribuzioni, infatti, potrebbe aiutare i consumi nazionali e sostenere la domanda interna, al fine di riequilibrare il rapporto tra importazioni ed esportazioni, e coadiuvare la crescita dell'Europa. Ma che la Germania sia disposta a procedere in questa direzione è tutto da verificare.