19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Calcio

È un Milan a parametro zero. Ma ora arriva il difficile…

Dopo il doppio colpo Alex-Menez, targato PSG, in appena 24 ore, Adriano Galliani è chiamato al compito più ingrato, sfoltire la rosa. Ma non prestando o regalando giocatori, adesso l’imperativo è vendere.

Dopo il 2 giugno, festa della Repubblica, adesso il calendario rossonero avrà un’altra ricorrenza da festeggiare: il 3 giugno, festa dei parametri 0.

Seguendo un copione ormai tanto caro ai vertici dell’Ac Milan, nel breve volgere di 24 ore l’amministratore delegato Galliani ha messo a segno un doppio colpo di mercato senza sborsare un euro. O meglio, senza sborsare un euro di cartellini, ma ovviamente compensando profumatamente le spese con lauti ingaggi promessi ai calciatori in questione. Stiamo parlando di due ex compagni di squadra di Ibrahimovic e Thiago Silva al Paris Saint Germain, il trequartista francese Jeremy Menez ed il centrale difensivo brasiliano Alex.

Il primo ormai ridotto ai margini delle rotazioni di Laurent Blanc, protagonista di una stagione tutt’altro che indimenticabile all’ombra della Tour Eiffel (appena 16 presenze e 2 gol in campionato, 4 presenze e nessun gol in Champions League), il secondo invece un quasi titolare della difesa transalpina, ma zavorrato da una carta d’identità impietosa che recita 17/6/1982.

Tra l’altro, aspetto indicativo del valore oggettivo dei due calciatori e del loro attuale momento di forma, entrambi fuori dalle liste mondiali dei loro rispettivi paesi.

Per quanto da via Aldo Rossi faranno di tutto per osannare il doppio colpo come un’operazione di straordinario mercato, un’azione rapida ed efficace per sottrarre i nuovi acquisti rossoneri dalle grinfie delle più importanti società europee, non siamo convinti che alle porte dei due calciatori ci fosse la fila. Anzi, il fatto che al 3 giugno, non avessero ancora trovato una collocazione, indecisi sul da farsi, la dice lunga sul fatto che proposte interessanti sul loro tavolo non ce n’erano.

Ma tant’è, per il Milan attuale, anche Menez e Alex possono rappresentare oro e quindi i tifosi milanisti faranno bene a coccolarli e tenerli stretti.

Il problema adesso sarà come continuare a rinforzare una rosa alquanto deboluccia, in modo da permettere al novello allenatore Pippo Inzaghi quanto meno di tentare un’improbabile opera di ricostruzione della sbiadita immagine europea rossonera.

Si, ma con quali soldi? L’unica speranza rimasta a via Aldo Rossi è che i rossoneri a disposizione di Prandelli giochino un mondiale indimenticabile, in modo da attirare le mire bramose dei più importanti – e danarosi – club europei. Parliamo naturalmente di Mattia De Sciglio, ma soprattutto di Mario Balotelli, ormai individuati come agnelli sacrificali per consentire ad Adriano Galliani uno straccio di campagna acquisti.


All’amministratore delegato, in alternativa, resterebbe un’altra opzione, quella più gradita ai tifosi: tenere i pezzi pregiati e vendere (non prestare o regalare) i numerosi elementi in esubero accumulati in tanti anni di mercato dissennato.

Di calciatori da «sistemare» il Milan ne avrebbe tanti, dai vari Zapata, Constant, Essien, Robinho, Zaccardo, ai numerosi giocatori in prestito e/o comproprietà (Matri, Nocerino, Traorè, Kingsley Boateng, Niang, Saponara, Salamon, Verdi, Comi, Ely, Vergara, Didac Vilà, solo per citarne alcuni).

Riuscendo a piazzarli tutti, siamo sicuri che il Milan metterebbe da parte un discreto tesoretto per il mercato, ma l’esperienza ci insegna che Galliani, a parte qualche cessione eccellente negli anni passati, Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic e Thiago Silva (relativamente facile cedere certi fenomeni) non sembra particolarmente abile nei panni dell’imbonitore.

Ecco perché al Milan sarebbe servito un «vero» direttore sportivo, un giovane e brillante manager capace di far quadrare i conti anche con risorse minime, di trattare giocatori di seconda e terza fascia (quelli che affollano le stanze di Milanello) con squadre poco blasonate, di fare in sostanza quello che il nostro AD non è mai stato chiamato a gestire in prima persona.

Ma questa è un’altra storia, e si sa, contro Galliani – Seedorf docet – non è mai prudente mettersi.