20 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Guerra Usa-Russia

Siria, i corpi dei bambini come trofei per trascinare il mondo nella guerra Usa-Russia che nessuno vuole

L'attacco di Idlib evidenzia la palese e irrefrenabile «pulsione di morte» delle élite globali, soprattutto occidentali. Alcune domande, partendo da un lontano giorno iracheno del 2003.

DAMASCO - Nel lontano 2003 entrai nell’Iraq di Saddam Hussein per un lungo reportage, esperienza che ho voluto raccontare proprio qui sulle pagine del Diario. Subito, il giorno dopo il mio arrivo a Baghdad, capii perché ero riuscito ad ottenere il visto per un paese ad un passo dalla guerra. I giornalisti erano prelevati dai loro alberghi al mattino presto e portati a fare un lungo tour dell’orrore negli ospedali pediatrici. Qui, in lunghissime camere comuni, erano adagiati i corpi di centinaia di bambini affetti dalle più spaventose patologie. La guida, un agente del servizio interno che fingeva di essere un medico, esponeva ai nostri occhi il trofeo più ambito: il corpo del fanciullo profanato dalla ferocia umana.

Mamme che alzano al cielo i corpi sventrati dei loro figli, per propaganda
Pance gonfie come angurie, infezioni che scavavano nel ventre come un verme insaziabile fino a scioglierle, tubercolosi, corpi scheletrici, occhi debordanti dall’orbita oculare accuditi da ombre di coraggiose donne di nero vestite, che fuggivano di fronte all’obbiettivo della macchina fotografica. Le mamme dei piccoli alzavano al cielo, come trofei ricolmi di morte, i corpicini, invocando pietà ed evocando vendetta. Vendetta verso quell’occidente malvagio che imponeva da anni un furibondo embargo sui medicinali all’Iraq ancora controllato dal satrapo. Quel gesto, il corpo alzato nel cielo di un bambino, mi ricordò sul momento un sacrificio umano. Doveva essere proprio così l’estetica di tempi remoti afferenti a civiltà primitive e folli. Il medico, ovvero l’agente segreto, mi invitò ad avvicinarmi maggiormente a quei corpi: la foto, secondo lui, doveva rappresentare la sofferenza di un interno popolo che si incarnava nel più sacro dei corpi, quello del fanciullo. Una vaga sensazione di squallore, rabbia e pietà mi investì. Era tutta un farsa, tranne quella sofferenza: sacrifici umani per manipolare la realtà.

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Siria 2017
Così, di fronte alle tragiche immagini provenienti da Idlib, mi sono sovvenuti quegli antichi ricordi di burattini e burattinai, corpi alzati in cielo e divorati dalle telecamere. Poi ho pensato: nulla di più prevedibile poteva accadere.
Non so cosa dire, se non che in quel momento in quel posto giornalisti indipendenti non ci sono. Ci sono partigiani di un parte o dell’altra, che tifano in un senso o nell’altro. Io diffido di ogni ricostruzione per il semplice fatto che il teatro della guerra l’ho visto con i miei occhi e so che a volte, sempre più spesso, richiede dosi di emotività sempre più massicce per scuotere le intorpidite coscienze dell’opinione pubblica occidentale, sempre più intronata dai mezzi di comunicazione di massa. Vorrei essere io lì, per raccontare: ma non è possibile, perché se vai senza essere con Assad o contro Assad, con gli insorti o contro gli insorti, quindi senza essere embedded in ogni caso, vi è la certezza assoluta di perdere la vita. Personalmente non credo a nessuna ricostruzione letta sui media. Le trovo sconcertanti nella loro pochezza, un’analisi elementare data in pasto a fruitori di media compulsivi, che vengono pesati come analfabeti funzionali. Preferisco pormi delle domande, quelle che non si trovano nelle «narrazioni» di oggi. Dove tutto è chiaro, semplice. E feroce.

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Dove si trova Idlib?
La piccola cittadina è posizionata nel nord ovest della Siria, poco distante dal confine con la Turchia. E’ un territorio rimasto relativamente calmo, che negli ultimi mesi ha visto affluire migliaia tra insorti e terroristi di Al Nusra, oggi ribatezzatosi Movimento per la liberazione del Levante. Ibdil e Hana, altra cittadina ricolma di combattenti e terroristi, sono le ultime sacche di resistenza di coloro che vogliono la caduta di Bashar Al Assad. Sono strette da nord dalle truppe d’assalto russe, impegnate in forma massiccia, e dagli altri tre quadranti da un’alleanza formata da forze lealiste, Hezbollah e iraniani. Di fatto è un territorio spacciato e la sua caduta prossima ventura può ricordare quella di Aleppo. Il tutto con la copertura del presidente Donald Trump che, dopo l’attentato di San Pietroburgo, ha offerto la collaborazione degli Usa alla Russia contro la minaccia del terrorismo. Un via libera alla ultime operazioni di guerra nella zona di Ibdil e Hana.

Chi possiede armi chimiche in Siria?
Chi possiede armi chimiche in Siria? Tutti. Il regime di Assad le ha perché le utilizza come «deterrente» contro un eventuale attacco israeliano o statunitense. I ribelli, e i terroristi, durante la prima fase della guerra civile hanno fatto incetta di tali armi nei depositi abbandonati dall’esercito siriano. Poi hanno iniziato a produrle in gran quantità. Con ogni probabilità sono state quindi utilizzate sia dall’esercito regolare in una fase iniziale, che da insorti e terroristi. Per quanto concerne il bombardamento di Ghouta, con caratteristiche molto simili all'ultimo, il premio Pulitzer Seymour Hersh provò che fu compiuto dai «ribelli» siriani, con l’aiuto della Turchia di Erdogan, che avrebbe fatto arrivare in Siria il sarin e fornito addestramento su come maneggiare il gas. Il presidente Obama giunse sul punto di ordinare l’invasione, ma si fermò di fronte all’evidente manipolazione. I servizi segreti Usa sanno, almeno dal 2013, che Al Nusra, oggi semi spazzato via, aveva la capacità di produrre gas sarin.

Che cosa rischiamo?
Si trattasse solo della sorte di un dittatore come Assad non ci sarebbero molti problemi ad abbandonarlo al suo destino. Il problema è che si tratta di una guerra diretta alla Russia di Putin, ovvero la seconda potenza militare del mondo. Non è chiaro il perché di questa ossessione anti russa. Non è chiaro perché con questo paese vi debba essere una guerra che nessuno vuole, senza senso e anti storica. Nessuno può spiegare perché si debba andare così vicino ad una crisi che porterebbe ad un Armageddon termonucleare. In ogni caso Assad e la Siria sono specchietti per le allodole, che non contano nulla e non interessano a nessuno. Men che meno interessa la democrazia e libertà dei siriani: per favore, smettiamola con queste stupidaggini. Il nemico da abbattere è la Russia, e non sappiamo nemmeno perché.

Perché Assad avrebbe bombardato con armi chimiche?
Assad avrebbe bombardato con armi chimiche per piegare la resistenza degli insorti: questa è la risposta che leggiamo su tutti gli organi di informazione. Che in questo momento si stanno prendendo un responsabilità storica senza precedenti. Assad quindi, e tutto il suo stato maggiore, nonché i vertici militari russi, nonché il Cremlino, sarebbe totalmente idiota. Cosa di cui non dubitiamo, ma è veramente improbabile che i soggetti sopracitati gli abbiano dato il via libera ad un attacco che potrebbe portare alla guerra diretta, sul campo, tra Usa e Russia. Per una cittadina ormai caduta, controllata da un esercito di fanatici ormai allo sbando, armati di fucili vecchi e scassati, privo di rifornimenti, circondato.

Perché sarebbe un piano per far disintegrare la situazione?
Premesso che la parola «complotto» è ormai divenuta inascoltabile, basta vedere cosa sta accadendo su tutti i media principali occidentali. La situazione si è completamente capovolta: Assad, e con lui Putin, sono tornati nuovamente ad essere i mostri che gasano i bambini. Nonostante la vittoria finale che hanno già in tasca. Da più fronti si invoca l’intervento (a sostegno dei terroristi islamici che poi si fanno saltare in Europa, nei fatti) per fermare il crimine contro l’umanità. Intervento che significa una cosa sola: guerra Russia-Usa, combattuta a suon di testate nucleari. Vogliamo veramente questo?

Duecento morti a Mosul?
Qualche settimana fa 200 morti a Mosul. E' accaduto durante un bombardamento delle forze Usa. Un tragico errore riconosciuto: cose che succedono, effetti collaterali che non meritano nessuna edizione speciale, nessuna indignazione, nessuna risoluzione Onu, nessun accorato editoriale sui tg. Trump e l'amministrazione Usa sono coinvolte? Ovviamente non in forma diretta. Ma patiscono la volontà di dialogo che hanno più volte rivendicato con il Presidente russo, Vladimir Putin. Dialogo che verrà travolto da una violenta retorica maccartiana fuori tempo massimo. Verrà invocato a gran voce l'intervento militare volto alla definitiva liberazione della Siria soggiogata da Assad. Riusciranno a resistere come fece l'ex presidente Obama?