20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Crisi siriana

Siria, rapporto del Pentagono: «Isis rafforzato da attacco turco e ritiro USA»

Il gruppo dello Stato Islamico ha guadagnato «tempo e spazio di manovra» per effettuare attacchi contro l'Occidente. Raid israeliano a Damasco: distrutte numerose contraeree

Siria, rapporto del Pentagono: «Isis rafforzato da attacco turco e ritiro USA»
Siria, rapporto del Pentagono: «Isis rafforzato da attacco turco e ritiro USA» Foto: ANSA

DAMASCO - Il gruppo dello Stato Islamico (Isis) ha approfittato dell'offensiva del mese scorso da parte della Turchia nella Siria nord-orientale e del ritiro delle truppe statunitensi dalla regione per guadagnare «tempo e spazio di manovra» per effettuare attacchi contro l'Occidente: è quanto si legge in un rapporto del Pentagono pubblicato ieri.

Secondo la relazione dell'ispettorato generale del dipartimento della Difesa Usa, che cita l'Agenzia di intelligence militare del Pentagono, in particolare l'Isis avrebbe approfittato della situazione per «ripristinare mezzi e risorse in tutta la Siria e rafforzare la sua capacità di pianificare attacchi all'estero».

Secondo il Pentagono, circa 600 soldati rimarranno dispiegati in Siria una volta terminato il ritiro parziale delle truppe deciso dal presidente Donald Trump. La morte del leader dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi il mese scorso durante un raid delle forze speciali statunitensi dovrebbe avere un effetto limitato sulla normale attività del gruppo jihadista, si legge ancora nel rapporto.

Raid israeliano a Damasco: distrutte numerose contraeree

Una dozzina di attacchi contro obiettivi militari in Siria. Le Forze armate israeliane hanno confermato l'offensiva aerea in Siria, che era stata annunciata dall'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, la quale citava l'azione della contraerea sopra Damasco. «I caccia israeliani hanno attaccato dozzine di obiettivi militari appartenenti alla forza iraniana dei Quds e all'esercito siriano stasera in Siria», ha annunciato l'esercito israeliano sul suo profilo Twitter.

Secondo le stesse fonti uno degli obiettivi del raid israeliano era una base militare iraniana a sud di Damasco «appartenente ai Guardiani della Rivoluzione» e dalla quale sarebbero partiti «i quattro razzi lanciati lunedì verso il Golan». Nell'offensiva aerea, secondo i media israeliani, lo Iaf (Israel Air Force) avrebbe distrutto numerose batterie anti-aeree.

Difesa anti-aerea spara su «obiettivi ostili»

La difesa antiaerea siriana ha sparato su «obiettivi ostili» nel cielo di Damasco. Lo riferisce l'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, senza fornire ulteriori dettagli. Su Twitter sono già molte le testimonianze delle esplosioni avvenute nei pressi della capitale siriana.

Il giornalista siriano Sohayb Masri cita fonti militari secondo le quali dei «caccia israeliani hanno preso di mira la zona di Damasco con dei missili ai quali ha risposto la contraerea siriana che è riuscita a distruggerli quasi tutti prima che raggiungessero i loro obiettivi».

Turchia: «Usa e Russia non rispettano i propri impegni»

Il capo della diplomazia turca ha avvertito che Ankara potrebbe avviare nuove azioni nel nord della Siria contro le forze curde, accusando gli Stati Uniti e la Russia di non aver rispettato i propri impegni. «Hanno adempiuto completamente a quanto previsto dagli accordi? No, non lo hanno fatto, ma dovrebbero», ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, citato dall'agenzia statale Anadolu. Il 9 ottobre, la Turchia ha lanciato un'offensiva sul territorio siriano contro le milizie curde dell'YPG, che considera terroriste ma che hanno combattuto contro lo Stato islamico con il sostegno degli Stati Uniti.

Dopo degli incontri separati tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e i suoi omologhi russo Vladimir Putin e americano Donald Trump, sono stati raggiunti due accordi con Mosca e Washington per il ritiro delle YPG dalla Siria nord-orientale. «Se non otteniamo il risultato desiderato, faremo la cosa giusta come abbiamo fatto nell'operazione (avviata) dopo aver provato con gli Stati Uniti», ha dichiarato Mevlut Cavusoglu in una commissione parlamentare. «Dobbiamo eliminare la minaccia terroristica alla nostra porta», ha aggiunto.

Il ministro ha fatto riferimento agli sforzi dei funzionari turchi e statunitensi per ritirare gli YPG dalla Siria nordorientale dopo le ripetute minacce di intervento militare di Erdogan dal 2018. Ankara considera l'YPG come un'emanazione «terroristica» del Partito curdo (Pkk), che conduce un'insurrezione in Turchia dal 1984.