19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Molto più di un «congedo»

Le vere ragioni del viaggio di Obama in Germania e Regno Unito

Quello di Barack Obama in Gran Bretagna e Germania non è stato solo un viaggio «di congedo», benché il presidente sia giunto quasi al termine del suo mandato. Ecco cosa c'è dietro all'assist al fronte anti-Brexit e all'esplicito endorsement a Frau Merkel.

HANNOVER - Prima in Gran Bretagna, poi in Germania. Il tour europeo del presidente americano Barack Obama, seguito alla visita all'irato partner saudita, è molto più che un semplice congedo. Perché è vero che, come dicono gli americani, Obama è ormai un'«anatra zoppa», dato che il suo mandato è in scadenza; ma è altrettanto vero che l'attuale priorità del primo presidente afroamericano della storia è quella di malleare opportunatemente, anche se in extremis, la propria eredità. Ecco perché Obama, nel suo viaggio nel Vecchio Continente, ha investito molto. In gioco ci sono alcune questioni che potranno influenzare, nel bene e nel male, il bilancio dei posteri sulla sua presidenza. Una presidenza, per la verità, già piuttosto criticata in relazione tanto alla politica interna, quanto a quella estera.

Il «no» alla Brexit
Così, la tappa britannica e il relativo endorsement anti-Brexit hanno un significato preciso. Non che Obama non si fosse già espresso per la permanenza del Regno nell'Ue: lo scorso anno, dichiarò alla BBC che la presenza britannica nell'Unione era la pietra angolare della pace e della prosperità europee post-belliche. Ma con questo viaggio, l'attuale inquilino della Casa Bianca ha voluto riaffermare con ancora più forza e chiarezza il suo punto di vista sulla questione Brexit. Lo ha fatto con un lungo contributo sul Telegraph, quotidiano peraltro tradizionalmente euroscettivo, proseguendo in realtà una campagna già iniziata precedentemente a Washington, e per la quale si è attirato le accuse di «ingerenza» da parte di uno dei più accaniti sostenitori della Brexit: il sindaco di Londra Boris Johnson.

Perché per Obama la Brexit conta tanto?
Ci si potrebbe chiedere perché per Obama la questione britannica sia tanto vitale. Il presidente sa benissimo che la defezione del Regno Unito potrebbe essere l'inizio della fine dell'Ue, ed è questa possibilità che vuole scongiurare. Innanzitutto perché, come riporta l'Economist, la Nato e l'Unione europea sono alla base del legame tra Stati Uniti ed Europa. Per questo, nonostante le tante criticità che si potrebbero evidenziare sul funzionamento dell'Ue, a Washington conviene che quest'ultima rimanga salda e unita. Senza contare che l'Ue ha costituito, nei fatti, un contrappunto essenziale per gli Usa rispetto alla Russia, attirando a sé stati ex sovietici e sottraendoli all'influenza di Mosca. Non solo: l'Ue è un partner economico e strategico insostituibile per gli States. Si pensi all'accordo sul nucleare con l'Iran: è stato l'embargo europeo sul petrolio - più che le sanzioni americane - a portare Teheran al tavolo negoziale. Lo stesso può dirsi per la Russia: sono le sanzioni europee a pesare sulla sua economia, e a rendere «efficace» la «punizione» concertata da Washingont per la crisi ucraina. E oggi l'Ue è ancora più fondamentale per Obama perché il controverso e blindatissimo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) vada in porto. E se, nonostante le opposizioni al di qua e al di là dell'Atlantico, il TTIP è a un punto avanzato nei negoziati, buona parte del merito è della Gran Bretagna e della sua lunga tradizione di mercato libero. Se proprio ora Londra uscisse dall'Ue, il negoziato subirebbe probabilmente un colpo mortale.

L'assist alla «regina d'Europa»
Proprio il TTIP è stato al centro dell'incontro tra Obama e Angela Merkel, durante la visita tedesca del Presidente. Neppure in Germania Obama ha mancato di far sentire la propria voce: innanzitutto, fornendo un forte e deciso assist alle politiche di accoglienza della Cancelliera. Anche in questo caso, dunque, il Presidente ha toccato un argomento potenzialmente devastante e gravemente divisivo per l'Ue, indicando la propria via per risolvere la questione. Ma dietro a quella esplicita approvazione alla Merkel c'è anche molto altro: in primis, c'è la volontà di rafforzare la partnership con la «regina d'Europa» su tante questioni fondamentali. Non ultimo lo stesso TTIP, rispetto al quale Obama vuole avere la Cancelliera tedesca come principale spalla. Ma anche la lotta all'Isis, scenario sul quale l'attuale inquilino della Casa Bianca sta concentrando i suoi sforzi di fine mandato.

Cosa vuole Obama dalla Merkel?
D'altra parte, l'idillio tra i due leader non dura da sempre: in passato, la Merkel non ha mancato di esprimere dei dubbi su quel giovane Presidente, circondato da un'aura mediatica senza precedenti. Il rapporto si è ulteriormente complicato dopo la scoperta che la NSA monitorava il telefono della Cancelliera. Per non parlare, poi, dell'antipatia di Obama verso le politiche di austerità imposte da Berlino. Tuttavia, nonostante le divisioni, tra Barack e Angela i risentimenti sembrano essere stati archiviati: anche perché, nello scacchiere internazionale, i due giocano costantemente dalla stessa parte anche nei teatri più difficili. Si pensi alla crisi ucraina e alle sanzioni alla Russia, fortemente sostenute da entrambi, o, ancora, alla controversa collaborazione con la Turchia, membro della Nato e interlocutore della Germania sulla crisi migratoria. Ora, Obama non nasconde di voler sfruttare il proprio rapporto privilegiato con la Merkel per portare a casa il TTIP: serve la regina d'Europa, per far digerire a certi Paesi produttori di punta nel settore agroalimentare (come l'Italia) i ventilati svantaggi che potrebbero derivare dall'accordo. 

Le ragioni del viaggio
Del resto, non è difficile capire come l'assist alla Merkel costituisca, in ultima istanza, un endorsement per la compattezza e l'unità dell'Europa, tanto che l'intervista alla Bild in cui Obama si è dichiarato «orgoglioso che Angela sia mia amica» è stata letta da alcuni come un'ulteriore spallata ai sostenitori della Brexit. L'Ue, per gli Usa, è un partner troppo importante per preservare lo status quo geopolitico, un insostituibile interlocutore economico e una spalla fondamentale per raggiungere i risultati che ancora Obama si è prefissato prima dello scadere del suo mandato: in primis, portare a casa il TTIP e infliggere un brutto colpo all'Isis. E un disfacimento della Vecchia Europa potrebbe azzoppare ulteriormente un'anatra di per sè ormai irrimediabimente zoppa, per di più compromettendone un'eredità già controversa.