19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Unicredit e Mps nel mirino

Fitch e le altre: come agisce il «terrorismo» finanziario e cosa c'entra col referendum di Renzi

I titoli principali sono tutti in grave flessione, sempre con volumi molto contenuti. Questa è la traduzione delle parole del Wall Street Journal e di Goldman Sachs in fatti. Ecco come opera la finanza mondiale, e perché.

Indici di borsa
Indici di borsa Foto: Shutterstock

MILANO - Doveva essere l’apocalisse. E a dir la verità qualche giorno di catastrofe sui mercati finanziari c’è stato: ma la Brexit comportava ben altri scenari, decisamente più drammatici. Il comparto bancario, quello maggiormente sotto pressione all’indomani dell’esito referendario inglese, ha festeggiato il pieno recupero di tutte le perdite di quei giorni non troppo lontani. I titoli bancari giunsero a perdere circa il 20% in tre giorni, poi una lunga stasi e infine un lento recupero che si è concretizzato, quando, senza alcuna reale ragione, le banche nostrane, ed estere, hanno inanellato guadagni anche del 2% al giorno. Il tutto con volumi molto esili, che ovviamente fanno pensare a speculazioni soggiacenti in arrivo.

L'attacco del Wall Street Journal a Unicredit
Unicredit, Monte Paschi Siena, Intesa Sanpaolo e altre banche, più o meno di sistema, hanno tutte ritracciato senza una reale ragione: anzi, per molti istituti di credito sono previsti sostanziosi aumenti di capitale, che di solito non invogliano gli investitori. La rete, con ogni probabilità, è stata tirata e ora è il momento di recuperare i pesci. In un articolo molto garbato il Wall Street Journal, uno del poteri che comanda il mondo con le sue colonne e i suoi editoriali, mette sotto la lente di ingrandimento Unicredit. L’autore, Giovanni Legorano, corrispondente da Milano, sostiene relativamente ad Unicredit: «I guai della più grande banca italiana si riverberano in Europa». Nel pezzo viene descritto uno scenario oscuro, in cui la banca più importante d’Italia potrebbe minacciare non solo la «malaticcia economia italiana ma l’intera stabilità finanziaria europea». Più che un’analisi è una condanna senza appello. Come noto su Unicredit pende un piano industriale molto pesante, che prevede la forte razionalizzazione dei costi e un aumento di capitale massiccio, pari a dieci miliardi di euro.

Il salvatagggio di Monte Paschi vincolato all'esito del referendum costituzionale
Per non parlare della situazione di Monte Paschi Siena: ormai sempre più in difficoltà, il cui salvataggio è addirittura vincolato all’esito referendario. Di questi giorni la certezza che il piano per salvare lo storico istituto di credito senese potrebbe vedere la luce solo dopo il voto, e probabilmente dopo un voto favorevole alle modifiche costituzionali. Ogni commento sulla sovranità nazionale dell’Italia in ambito Ue è superfluo, e l’ipotesi, da sola, è un’offesa all’autonomia di pensiero dell’intero popolo italiano. Goldman Sachs ha scritto chiaramente che in caso di vittoria del «no» l’aumento di capitale che interessa Mps verrà boicottato dagli investitori. Ecco le parole esatte: «Un governo forte che procede lungo il percorso di riforme volte a far ripartire la crescita potrebbe mitigare le preoccupazioni degli investitori, mentre una fase di turbolenza politica e uno stop al percorso riformista ridurrebbe le probabilità di arrivare a una soluzione di mercato per le banche in difficoltà, aumentando per contro quelle di un intervento del governo».

Disastro borse, l'esito delle parole di WSJ e Goldman Sachs
Non deve destare stupore quindi che oggi il settore bancario stia trascinando al ribasso la Borsa di Milano. I titoli principali sono tutti in grave flessione, sempre con volumi molto contenuti. Questa è la traduzione delle parole del WSJ e di Goldman Sachs in fatti. Si va dal meno 5% di Unicredit al meno 3% di Monte Paschi e Intesa. Una carneficina: annunciata. Si tratta però di un fattore congiunturale? E nel caso non lo sia, quanto durerà questa situazione di instabilità finanziaria? Ovviamente questi movimenti di capitale che si accaniscono sugli istituti di credito bancario italiano trovano terreno fertile in una debolezza intrinseca del comparto: debolezza molto diffusa in tutta Europa, per altro.

La finanza mondiale si muove per far vincere a Renzi il referendum
Ma il principio è un altro ed è politico: in Italia deve essere evitato un risultato referendario sgradito al settore finanziario (LEGGI ANCHE "Fitch rivede l'outlook sull'Italia al ribasso e ipotizza 3 scenari dopo il referendum"). Nei giorni successivi al voto britannico molti analisti, perfino sulle pagine del «Sole 24 Ore» scrissero chiaramente che alla Gran Bretagna doveva essere inflitta una punizione atta a far cambiare idea a tutto quelli che vorrebbero seguire quell’esempio. Quanto sta accadendo, però in forma preventiva, oggi, in Italia. Deperita la capacità di abbattere i governi con le speculazioni sui titoli di credito statali, grazie al Quantitative easing, l’artiglieria finanziaria bombarda direttamente i cittadini che hanno investito il loro gruzzoletto in borsa: come in tutte le guerre si cerca il panico per fiaccare il morale della popolazione. Nessuna novità sotto il cielo della storia. La punizione collettiva che incardina i sondaggi sul referendum e la situazione del comparto bancario stringono come una manovra a tenaglia la stabilità delle nostre finanze, che non possono permettersi terremoti che minerebbero una ripresa economica asfittica, e centrata sul deperimento del costo del lavoro. Un’ulteriore colpo al potere d’acquisto delle classi medio basse sarebbe fatale. Eppure si sta andando in questa direzione, e probabilmente le montagne russe dureranno fino al giorno del referendum.