29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
verso lo zero

Tassi negativi, ecco perché rischiamo prelievi forzosi sui conti correnti bancari

Un fulmine a ciel sereno ha colpito migliaia di risparmiatori italiani che si sono visti recapitare una missiva da parte di una prestigiosa banca svizzera. Il paradosso dell'economia mondiale, vittima dei tassi troppo bassi, potrebbe ricadere sulle nostre tasche

ROMA - Un grande paradosso affligge oggi l'economia mondiale. I tassi d'interesse sono diventati così bassi da determinare rendimenti negativi per molti titoli sovrani, e non solo. E' bastato l'annuncio dell'estensione del QE della BCE ai corporate bond per provocare anche il crollo dei rendimenti di alcune obbligazioni societarie. Il costo del denaro continua a scendere sotto lo zero, ma questo significa che le banche potrebbero ben presto ricorrere a prelievi forzosi sui nostri conti correnti per rifarsi sulla clientela delle perdite subite. Anzi, a ben guardare hanno già cominciato. Lo sapevate?

Un fulmine a ciel sereno per migliaia di risparmiatori
Il mese scorso migliaia di risparmiatori italiani hanno ricevuto una lettera inquietante. La missiva arrivava direttamente dalla sede della Edmond de Rothschild, la banca svizzera fondata nel 1969. E informava la sua gentile clientela che, a partire da martedì 31 maggio, l'istituto avrebbe iniziato ad applicare dei prelievi forzosi sui conti correnti superiori ai 100mila euro, a copertura delle spese extra sostenute dalla banca per i rendimenti negativi dei tassi d'interesse adottati dalla BCE. La Edmond de Rothschild ha fatto da apripista, ma secondo gli esperti anche altre banche seguiranno il suo esempio.

Il paradosso dell'economia mondiale
Il fatto è che l'economia mondiale è afflitta oggi da un grande paradosso: il costo del denaro sta inesorabilmente scivolando sotto lo zero. Proprio in queste ore prosegue la corsa a strappi del Bund tedesco, che ha raggiunto il nuovo minimo storico ed è vicinissimo a entrare nell'area dei rendimenti negativi. E il titolo tedesco è in buona compagnia. I tassi d'interesse sono diventati così bassi da determinare rendimenti negativi per molti titoli sovrani: ad esempio, i Btp offrono già tassi negativi fino a due anni e i JGB giapponesi fino a 10 anni.

Le manovre espansive della BCE
Come ha sottolineato recentemente il presidente della BCE, Mario Draghi, il problema dei tassi bassi non riguarda solo l'Europa: è di «natura globale» e rischia di impantanare tutta l'economia mondiale. Nel tentativo di combattere la deflazione e portare il tasso d'inflazione quanto più vicino possibile al 2%, la banca centrale europea è ricorsa a manovre disperatamente espansive: da un lato ha abbassato i tassi d'interesse e dall'altro ha messo in atto il quantitive easing per iniettare liquidità nel sistema economico europeo. Finora, però, queste armi non sono state sufficienti.

Una tassa sui depositi bancari
Così nei giorni scorsi la BCE ha deciso di potenziare il QE e abbassare ulteriormente il tasso di deposito (cioè il tasso d'interesse applicato ai conti in deposito negli istituti bancari europei) portandolo al -0,4%. Questo significa, però, che le banche dell'Eurozona dovranno subire un prelievo annuo dello 0,4% sui loro depositi: una perdita netta sui bilanci tutt'altro che indifferente. Finora gli istituti di credito avevano evitato di tassare i conti correnti del ceto medio per rifarsi delle perdite, limitandosi a intervenire esclusivamente sulle somme liquide di svariati milioni di euro (di proprietà di grandi aziende o fondi d'investimento). Ma la musica sta cambiando.

Gli effetti collaterali negativi dei tassi (troppo) bassi
Anzi, è già cambiata. E non solo perché la prima banca europea a rompere il ghiaccio è stata la Edmond de Rothschild. Il cuore del problema è che da sempre, nella storia del capitalismo, i tassi d'interesse remuneravano chi deteneva la liquidità. Ora chi detiene la liquidità invece viene tassato. E questo sconvolgimento delle regole del gioco non sarà affatto privo di conseguenze. Come abbiamo già avuto modo di spiegare, tassi troppo bassi hanno molteplici effetti collaterali negativi sul comportamento dei soggetti economici.

A cosa andiamo incontro
Li induce a rimandare i consumi (causando recessione e disoccupazione), a fare investimenti più rischiosi e pericolosi (perché sono gli unici remunerativi), a non risparmiare più per la pensione (perché tanto i risparmi accumulati non crescono) e minano così la responsabilità personale e collettiva. Se le banche europee, come si teme, daranno il via a una serie di prelievi forzosi sui conti correnti, le persone saranno indotte a nascondere i loro risparmi sotto il materasso di casa. Minando alla base non solo la crescita economica nazionale, ma anche la costruzione del loro stesso futuro.