19 marzo 2024
Aggiornato 12:30
in attesa del verdetto sui conti pubblici

Ue-Italia, flessibilità e sforzi. Ecco perché Bruxelles promuove Renzi

Ieri sera è arrivata a Palazzo Chigi la lettera di Bruxelles indirizzata al ministro Padoan, nella quale la Commissione chiede al Governo Renzi impegni concreti a fronte di una maggiore flessibilità. Ecco perché quello di domani sarà un giudizio più politico che economico

Ue-Italia, ecco perché domani Bruxelles promuoverà l'Italia.
Ue-Italia, ecco perché domani Bruxelles promuoverà l'Italia. Foto: Shutterstock

ROMA – La sentenza è vicina. Bruxelles esprimerà domani il suo verdetto sulla Finanziaria 2016 e i conti pubblici italiani. Nel frattempo, la Commissione europea ha inviato ieri sera al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, una missiva in cui l'esecutivo comunitario si dice pronto a concedere più flessibilità all'Italia in cambio di impegni concreti da parte del Governo Renzi.

La lettera di Bruxelles al ministro Padoan
La lettera di Bruxelles è arrivata a Roma ieri sera. Il destinatario è il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. A poche ore dal verdetto dell'esecutivo comunitario sulla Finanziaria 2016, l'Ue ha deciso di anticipare i tempi e mostrarsi ben disposta verso l'Italia, proponendo in sostanza un compromesso sulla valutazione dei conti pubblici italiani. Maggiore flessibilità in cambio di impegni improrogabili e concreti sul fronte delle finanze statali per il prossimo anno.

Impegni concreti a fronte di una maggiore flessibilità
La proposta messa sul piatto dal vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli affari monetari, Pierre Moscovici, è un pacchetto di flessibilità da 0,85 punti di PIL, che corrisponde a un bonus «senza precedenti» - come sostengono i tecnici di Bruxelles - nella storia comunitaria pari a circa 14 miliardi di spesa liberata. Nello specifico la flessibilità concerne lo 0,50% del PIL per attuare le riforme economiche, lo 0,25% per gli investimenti infrastrutturali, lo 0,04% per l'emergenza rifugiati e lo 0,06% per l'emergenza sicurezza.

Cosa (ci) chiede la Commissione europea
In cambio, la Commissione europea chiede al governo Renzi di blindare le clausole di salvaguardia per il 2017 e di impegnarsi ad aumentare l’Iva (o, in alternativa, a trovare un altro modo per bilanciare un eventuale non incremento della stessa considerato che l'aumento dell'Iva vale da solo 0,45 punti di PIL). Inoltre, Bruxelles punta il dito contro il divario tra il deficit italiano che gli analisti europei hanno stimato per il 2017 (pari all'1,9% del PIL) e quello previsto dal Governo italiano (pari all'1,8% di PIL). La richiesta dell'Ue è quella di provvedere a colmare questa differenza per consentire l'aggiustamento strutturale promesso nel 2017.

Sarà un giudizio più politico che economico
Il buco dello zero virgola potrebbe essere fatale ai conti pubblici italiani, ma c'è ragione di credere che il giudizio di Bruxelles sarà soprattutto «politico». Se avesse la meglio una lettura specificatamente economica e ortodossa della Finanziaria 2016, probabilmente l'Italia non supererebbe l'esame perché il paese avrebbe bisogno di una tasso di crescita del 2% per rispettare le regole comunitarie e gli impegni già presi con la Commissione, e si tratta di una prospettiva irrealistica. Tuttavia, in virtù della missiva pervenuta ieri nel Ministero dell'Economia del governo Renzi, l'Ue sembra pronta a dare fiducia al paese.

Do ut des
A differenza della maggior parte dei paesi membri, infatti, l'Italia sta portando a casa le riforme ed è anche per questo che probabilmente, a Bruxelles, sulla ragione prevarrà la ragionevolezza al momento di stilare la pagella del Belpaese. Ma non è tutto. Vale la pena di ricordare che l'Italia, d'altronde, non è l'unico paese a venir meno agli obblighi comunitari: l'intransigente Germania viola da otto anni le regole dell'Ue. Sarebbe quantomeno imbarazzante adottare due pesi e due misure e l'Europa non può permettersi altri passi falsi in questo momento perché deve affrontare tempi difficili: all'orizzonte ci sono l'incognita del Brexit e quella delle nuove elezioni spagnole, e siamo ancora immersi fino al collo nell'emergenza immigrazione e nel pericolo Isis. Tutto questo indurrà la Commissione ad adottare un approccio «soft» e non troppo rigido verso l'Italia, mettendo da parte – almeno per il momento – le posizioni più rigide. Il do ut des è già stato servito.