Per salvare l'Europa serve un'altra Bretton Woods
Un gruppo di cinquanta economisti, tra i più prestigiosi del panorama nazionale, chiede la convocazione di una conferenza per una nuova «macroeconomia civile» nell’UE allo scopo di riscriverne le regole.
ROMA - Un gruppo di oltre cinquanta economisti italiani ha sottoscritto un appello per riformare le regole dell’Unione monetaria europea, al fine di salvarla dalla profonda crisi che sta attraversando. Ecco di cosa di tratta, e qual è la strada che l’Ue dovrebbe iniziare a percorrere.
Cosa non funziona nell’Eurozona
La crisi greca - l’abbiamo detto più volte e ne siamo oltremodo convinti – è il sintomo, non la causa della malattia dell’Eurozona. Il problema che affligge l’Europa è un sistema di regole obsolete, e la necessità di riformarle si fa sempre più impellente. L’Unione Europa è vittima di squilibri macroeconomici non più sostenibili, che esasperano le differenze tra Nord e Sud a danno di alcuni paesi e a vantaggio di altri. Nonostante l’imposizione della ricetta rigorista, infatti, i paesi che non rispettano i vincoli di bilancio europei solo molti. Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Slovenia e Polonia violano (o hanno violato fino all’anno scorso) l’obbligo di mantenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3%, mentre la virtuosa Germania continua a sforare il limite superiore della sua bilancia commerciale.
Come Bretton Woods
Ecco allora il paradosso dell’Ue: da un lato l’apparente ossessione per il rigore, dall’altro il mancato rispetto delle sue stesse regole. E il risultato di questa schizofrenia è stato il fallimento di tutta la politica post-crisi finanziaria dell’Eurozona, che ha prodotto un buco nella domanda aggregata, l’arresto della crescita, la deflazione, l’esasperazione degli squilibri strutturali tra i paesi membri. Cosa fare allora, adesso che l’Europa è vicina al baratro, per evitare il peggio? Un gruppo di cinquanta economisti, tra i più prestigiosi del panorama nazionale, chiede la convocazione di una conferenza per una nuova «macroeconomia civile» nell’Unione Europea allo scopo di riscriverne le regole. Un appello internazionale per una vera e propria Bretton Woods europea.
Impariamo dal passato
Come ricorderete, infatti, nel 1944 i rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito e altri 42 paesi si incontrarono nell’omonima località del New Hampshire per decidere il nuovo assetto da dare al sistema monetario internazionale, dopo la catastrofe delle due guerre mondiali. Servivano regole, per sostenere la ripresa e un nuovo sviluppo economico. Vale la pena ricordare che il FMI venne istituito proprio in questa occasione, per vigilare sul nuovo sistema appena approvato e fornire aiuti creditizi ai paesi che avessero avuto difficoltà con la bilancia dei pagamenti.
Nuove regole per l’UE
Oggi, gli economisti firmatari dell’appello di cui parliamo, chiedono meccanismi in grado di contrastare le asimmetrie dell’area euro: in primis penalità per i paesi in deficit, ma anche per quelli in surplus come la Germania. Sussidi europei di disoccupazione come forma di stabilizzatore automatico, in cambio di prestazioni sociali o formazione professionale. Il varo di una politica fiscale comunitaria espansiva per realizzare investimenti pubblici e infrastrutture fisiche e digitali nei paesi membri. L’armonizzazione delle politiche fiscali, e la lotta ai paradisi fiscali. Un rinnovato impegno verso forme di partecipazione collettiva e attiva da parte di tutti i cittadini europei. Un sogno? No, un progetto concreto e l’unica strada percorribile. Solo così l’Europa potrà salvarsi. Altrimenti sarà vittima della miopia dei suoi stessi leader politici.
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