20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Serie A | Fiorentina, 2 - Milan, 0

Milan ko: Mihajlovic, così non va

Inizia male la nuova avventura in rossonero del tecnico serbo, una sonora sconfitta che riporta il Milan sulla terra ed evidenzia tutti i limiti strutturali di una squadra ancora monca. L’alibi dell’espulsione di Rodrigo Ely alla fine del primo tempo non regge: fino a quel punto la Fiorentina aveva già messo tre volte l’uomo solo davanti al portiere.

MILANO - L’incubo portoghese nella storia del Milan è sempre stato uno, Josè Mourinho da Setubal. Adesso se ne potrà aggiungere un altro, il nuovo tecnico della Fiorentina Paulo Sousa, capace, nell’arco di una sola partita di campionato, di mettere a nudo senza pietà tutti i limiti attuali dei rossoneri. Limiti di personalità nei giovanissimi difensori, ma soprattutto limiti strutturali nella rosa, ancora priva di almeno due elementi di qualità in mezzo al campo in grado di garantire alla squadra il necessario apporto di fosforo, carisma, esperienza e qualità.

L’alibi inconsistente dell’uomo in meno
E non si provi ad individuare l’espulsione - invero prematura - di Rodrigo Ely, comminata da un severissimo Valeri al difensore rossonero poco dopo la mezz’ora del primo tempo, come causa scatenante del primo fallimento milanista della stagione. Già prima del rosso al giovane brasiliano la Fiorentina si era presentata almeno tre volte con un uomo solo davanti al portiere Diego Lopez. E se in un’occasione il portierone spagnolo si è rivelato miracoloso, con una parata sensazionale su Kalinic (poi bissata nella ripresa su un’altra incursione tête-à-tête di Ilicic), nelle altre due circostante Rodrigo Ely è stato costretto ad immolarsi per la patria, rimediando un doppio giallo che ha posto anzitempo fine alla sua partita da incubo.

Difesa colabrodo e attacco da 0 tiri in porta
È evidente che le lacune palesate dal primo Milan di questo campionato 2015-16, una disarmante fragilità difensiva e una totale inconsistenza offensiva, debbano essere ricondotte ad una sola causa scatenante: l’inadeguatezza del centrocampo rossonero. È nella zona nevralgica del campo che si decidono i destini di una squadra ed è per colpa del reparto centrale del Milan che la difesa è andata in bambola contro la Fiorentina, esposta inesorabilmente alle scorrerie degli attaccanti viola. Ed è sempre responsabilità del centrocampo milanista se alla fine la squadra di Mihajlovic non ha fatto neppure un tiro - dico uno - verso la porta di Tatarusanu, nel corso di tutta la partita.

Risorse inadeguate a centrocampo
Ora è fondamentale che al Milan si faccia tesoro di questa sonora ed inattesa scoppola per correre immediatamente ai ripari. Le risorse a disposizione di Mihajlovic in mezzo al campo si sono rivelate inadatte al progetto di rinascita rossonero: Bertolacci e Bonaventura, discreti giocatori in mediana, hanno mostrato ancora una volta un evidente deficit di personalità; Keisuke Honda, parzialmente giustificato dalla sue breve apparizione in campo, continua a non offrire garanzie di qualità nella zona della trequarti; ma è soprattutto il nodo regia ad angustiare i sogni del tifoso milanista dopo questa ennesima riprova che Nigel De Jong non può e non deve essere l’uomo a cui affidare le chiavi del gioco rossonero.

Le due fasi di De Jong, entrambe negative
Abbiamo spesso sottolineato le discrete qualità dell’olandese quando si tratta di spezzare il gioco degli avversari, recuperare palloni, fare da filtro in mezzo al campo ed è evidentemente questa la ragione per cui Sinisa Mihajlovic continua a preferire un profilo di regista alla sua maniera, anziché un costruttore di gioco autentico, proprio per garantire adeguata protezione alla difesa. Ma se poi, come è successo ieri a Firenze e come è già successo altre volte nelle ultime due stagioni, De Jong si mostra inaffidabile anche per fare da scudo davanti al pacchetto difensivo, lasciando i poveri giovanotti rossoneri in balia delle folate offensive degli avversari, ecco che il gioco non vale più la candela.

I soldi destinati a Ibra per un regista
A questo punto, a una settimana dalla chiusura del mercato, andare a cercare un regista con determinate caratteristiche, potrebbe risultare complicato anche per un direttore sportivo giovane, sveglio e intraprendente. Figuriamoci per un vecchio uomo di calcio come Adriano Galliani, esperto  e scafato fin che volete, ma di sicuro non in grado di scovare talenti, perché non supportato - colpevolmente - da uno staff in grado di proporre nomi nuovi funzionali alla causa rossonera.
La speranza però è l’ultima a morire ed è per questo che, incassata la destabilizzante notizia dell’ormai prossimo ritorno di Mario Balotelli, non resta che augurarsi che i soldi risparmiati per Zlatan Ibrahimovic possano servire per un gran colpo last minute in mezzo al campo.
E quando parliamo di gran colpo, non ci riferiamo a Roberto Soriano. Che sia chiaro almeno questo.