26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Cifre, dati, fatti contro lo storytelling renziano

Quanto ci sono costati i «1000 giorni fantastici» di Matteo Renzi

Nel suo post di commiato, l'ex premier Matteo Renzi ha definito la sua esperienza a Palazzo Chigi «1000 giorni di governo fantastici». Ma ecco quanto sono costati agli italiani

L'ex premier Matteo Renzi.
L'ex premier Matteo Renzi. Foto: Shutterstock

ROMA - Matteo Renzi ha lasciato il suo incarico con un lungo post di commiato su Facebook, nel quale annunciava il suo ritorno (da «privato cittadino») a Pontassieve nella casa in cui vive con Agnese e i tre figli. Un post di «arrivederci» (parlare di «addio» sarebbe decisamente avventato), in parte anche dedicato - per lui, del resto, ogni occasione è buona - al bilancio dei suoi mille giorni: «Sono stati mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia».

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Il bilancio di Renzi
Un bilancio agiografico, pur sintetico, già tracciato con maggiore dovizia di particolari in altre sedi (nella sua enews, ad esempio, ma anche nei tanti salotti televisivi dall'ex premier frequentati), e che noi del Diario abbiamo già avuto modo di ridimensionare prima dell'esito del referendum. Lo facciamo di nuovo ora, con il senno di poi, e questa volta partendo dai numeri. Perché, se la matematica non è un'opinione, le cifre raccontano tutta un'altra storia rispetto a quella sbandierata da Matteo Renzi.

Referendum costituzionale
300 milioni di euro: questa è la cifra attorno a cui si aggira il costo del referendum costituzionale che prometteva di abbassare i costi della politica. E che ha impegnato per lunghi mesi l'esecutivo, distogliendolo dai ben più gravi problemi che affliggono l'Italia.

Debito pubblico
Impossibile non parlare del debito pubblico: un «mostro»  accresciuto dai 66 miliardi di euro lasciati in eredità ai nostri figli da Matteo Renzi, e che si aggiungono ai 2.146 dell’aprile 2014. Ecco quanto ci sono costati 1000 giorni da premier dell'ex sindaco di Firenze. 

Fisco
Quindi, le tasse: 55 miliardi di euro in meno nelle tasche degli italiani, che nel 2017 dovranno sborsare 493 miliardi, dai 438 che erano nel 2014. 

Povertà
Uno dei pochi «segni più» del governo Renzi è quello che segna l'aumento dei poveri: +28,7% degli italiani a rischio di povertà o esclusione sociale (17 milioni e 469 mila persone) e 8,3 milioni di poveri effettivi (il 13,7% della popolazione, in continua crescita).

Imprese fallite
Altro «segno più», quello delle imprese fallite: 15 mila nel 2014, 14 mila e 700 nel 2015 e 3,6 mila nel solo primo quarto del 2016. Cifre che si impennano se si aggiungono le liquidazioni volontarie ed altre procedure concorsuali, con 104 mila imprese all’aria nel 2014 e 96 mila nel 2015. 

Disoccupazione
Ben lontana dalla festante retorica dei successi del Jobs Act, la realtà (tragica) del tasso di disoccupazione del nostro Paese: ufficialmente sceso, attestandosi comunque a uno stratosferico 11,6%, nella pratica influenzato dall'esplosione dei voucher venduti dalle imprese (dai 69 milioni del 2014 ai 114,9 milioni del 2015). Inoltre, gli inattivi rimangono ancora più di 3 milioni, per un tasso di disoccupazione reale sopra al 20% e vicino ai livelli della Spagna e della Grecia.

Sanità
Per non parlare di una sanità a brandelli, decisamente ossimorica ai tanti annunci elettorali che promettevano stop ai tagli e iniezioni di risorse. I tagli ci sono stati, eccome: 4,3 miliardi di euro nel solo biennio 2015-2016 e altri 13 miliardi di tagli programmati per gli anni successivi.

Jobs Act
Il fiore all'occhiello del governo Renzi, il Jobs Act, è poi una istituzionalizzazione del lavoro in piena regola: quello che prima era il contratto a tempo indeterminato è oggi un contratto a tutele crescenti, di fatto precario per i primi 3 anni di impiego. Non a caso, non appena sono diminuiti i costosissimi incentivi alle assunzioni, i licenziamenti sono aumentati (+7,4% nel secondo semestre 2016 rispetto ad un anno prima), e il ritmo delle assunzioni a tutele crescenti è crollato (-32.9% nei primi 8 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015). In compenso, Renzi ha abolito l'art. 18, unica vera garanzia per i lavoratori italiani.

Scuola
Altro fallimento del renzismo, che ha sdoganato un'istruzione di fatto privatizzata, nelle mani del «Preside-Manager» che, per attrarre i fondi necessari all’attività didattica, deve aprirsi agli investimenti interessati delle grandi imprese e può decidere il destino dei professori. Per non parlare delle centinaia di migliaia di assunzioni promesse, che ancora non si vedono.

Sblocca Italia
Si ricordi anche lo «Sblocca Italia», genericissimo cappello sotto il quale il Governo ha inserito norme ce consentono di trivellare, inquinare e distruggere il territorio con sempre maggiore facilità.

Banche
Le prime beneficiarie del governo Renzi, in compenso, sono state le banche, con i vari decreti messi in campo per salvarle a discapito dei risparmiatori (Monte dei Paschi docet). 

Evasione fiscale e corruzione
Sull'evasione, invece, nonostante i proclami, si è fatto molto poco: anzi, tra condoni mascherati e sanatorie (come la voluntary disclosure), la mano di Renzi è stata molto blanda. Lo stesso può dirsi per la corruzione, con un ripristino del falso in bilancio solo "a metà", privo di reale efficacia deterrente e pieno di scappatoie giuridiche a beneficio dei falsificatori di bilanci, e un allungamento insufficiente dei termini di prescrizione che, però, non si accompagna a una riforma seria e concreta della legge sulla prescrizione. 

Uno storytelling decisamente alternativo a quello di Renzi
Numeri, cifre e fatti, esposti anche dal leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo sul suo blog, che contrastano decisamente con lo storytelling «eroico» e trionfante dell'ex premier. Perché, evidentemente, gli italiani, su quei «1000 giorni di governo fantastici», hanno pagato un caro prezzo.