11 dicembre 2024
Aggiornato 08:00
Finanza

La Bce resiste ai falchi ma la stampa tedesca attacca Draghi

I falchi dell'establishment tedesco da tempo pressano la Bce affinché metta la parola fine degli stimoli monetari, ma anche questa volta sono rimasti delusi

La stampa tedesca ha attaccato la Bce all'indomani del Consiglio Direttivo che ha confermato gli stimoli monetari.
La stampa tedesca ha attaccato la Bce all'indomani del Consiglio Direttivo che ha confermato gli stimoli monetari. Foto: ANSA

ROMA - La Bce ha lasciato i tassi invariati e annunciato che gli stimoli monetari proseguiranno per tutto il 2017. Il governatore Mario Draghi ha sottolineato che serve «pazienza», ma il rinvio ad ottobre di decisioni concrete sul tapering - la futura riduzione del quantitative easing - è stata accolta con grande insofferenza dalla stampa della Germania. I falchi tedeschi, infatti, da tempo pressano il banchiere centrale perché vorrebbero una sterzata in senso restrittivo della Bce. Dal Consiglio Direttivo di ieri è emerso solo un inizio di discussione sul tapering, mentre il grosso delle decisioni dovrà essere stabilito in autunno. E Draghi, raccomandando appunto "pazienza" ad economisti e politici su questo percorso, ha anche ribadito che i tassi di interesse, altro nodo sensibile in Germania, inizieranno a salire sono ben dopo che il quantitative easing sarà finito. «Dato che perfino l'Italia è uscita dalla recessione, se non ora quando? - è la velenosa domanda posta da Die Welt - Quand'è che la banca centrale inizierà ad uscire dalle politiche anti crisi?».

La «delusione» e la «rabbia» dei tedeschi
Il popolare tabloid Bild non usa mezzi termini e parla invece di «delusione». Handelsblatt si spinge oltre, definendo in un editoriale le misure dell'istituzione comunitaria addirittura come «il peggior esproprio subito dalla Germania fin dai tempi dell'Unione sovietica e della collettivizzazione forzata». Più moderato lo Spiegel che parla di «rabbia» che si accumula tra i risparmiatori. «Non si può accontentare tutti - commenta il Financial Times - specialmente se si è Mario Draghi». La cautela mostrata ieri dalla Bce, nel procedere verso il futuro programma di «ricalibrazione» degli stimoli (è la parola usata da Draghi) è però perfettamente in linea con le attese prevalenti dei mercati.

I dubbi di Mario Draghi
Tant'è che l'euro, pur segnando uno scatto rialzista sopra la soglia psicologica di 1,20 dollari, non si è spinto ulteriormente avanti. E la cautela è giustificata anche proprio a seguito degli apprezzamenti della valuta unica, che di per sé equivalgono a una sorta di inasprimento monetario sull'inflazione interna. Peraltro prudenza e gradualità servono anche a evitare di innescare allarmismi o reazioni avverse sui mercati, che potrebbero minare la ripresa economica così tanto faticosamente conquistata. Infine, una Bce che inasprisse frettolosamente la sua policy in più non farebbe che spingere ancora più su l'euro, con ricadute negative sull'export. Ed è tutto da verificare se anche questo dovesse esser visto con favore in Germania.