19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Crisi Bpvi e Venento Banca

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, perché la loro ultima speranza non è Matteo Renzi

Mentre Bruxelles e il governo italiano hanno raggiunto l'accordo sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte Paschi Siena si aggrava ancora la situazione delle due banche venete

L'amministratore delegato di Bpvi e Veneto Banca, Fabrizio Viola.
L'amministratore delegato di Bpvi e Veneto Banca, Fabrizio Viola. Foto: ANSA/MATTEO BAZZI ANSA

VICENZA – In quel di Bruxelles oggi è stato chiuso l'accordo sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte Paschi Siena. Una gran bella notizia anche per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca , perché «nella misura in cui un dossier si chiude, probabilmente c'è più spazio per lavorare sul nostro», ha dichiarato l'amministratore delegato di Bpvi e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, Fabrizio Viola, commentando il via libera di massima dell'Unione europea al piano di salvataggio di Mps. Ma il barlume di speranza dei vertici dei due istituti di credito del Nord Italia dovrà resistere alle turbolenze delle prossime quattro settimane. Entro la fine di giugno, infatti, potrebbe scattare il bail in per le due banche venete qualora il Governo italiano non dovesse riuscire a rispettare il diktat dell'Ue.

Si aggrava la situazione di Bpvi e Veneto Banca
Bruxelles chiede agli investitori privati un miliardo di euro in più – rispetto ai precedenti 3,7 miliardi di euro precedentemente concordati – per concedere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale della Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E il Fondo Atlante ha già dato picche, sottolineando che non ha più risorse da investire nell'affaire. Intanto il tempo stringe, e la difficilissima situazione finanziaria delle due banche ha accelerato la crisi di fiducia dei clienti aggravando l'emorragia di depositi e conti correnti già in corso da mesi.

Il ruolo dei fondi di private equity
Secondo il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, la crisi deve essere risolta «al più presto» o finirà per aggravarsi ulteriormente. Messaggio condiviso e rilanciato dallo stesso ad di Bpvi, Fabrizio Viola: «Bisogna fare in fretta, nei tempi più stretti possibili». L'unica speranza per le due banche venete è quella di riuscire a intenerire Bruxelles fino a ridurre il fabbisogno dei privati richiesto per la ricapitalizzazione precauzionale di circa la metà: 500-600 milioni di euro. Allora sarebbe più facile reperire le risorse necessarie. Ma l'arrivo dei finanziatori non sarebbe comunque scontato, vista l'inappetibilità dei due istituti di credito sull'orlo del fallimento. Forse potrebbero fare la loro parte i fondi di private equity.

La promessa di Matteo Renzi
«È un'ipotesi», ha detto Fabrizio Viola, limitandosi a commentare così lapidariamente le indiscrezioni di stampa riguardo a un possibile intervento di fondi di private equity nella parte privata della ricapitalizzazione delle banche. Quanto alla concretezza di un'eventuale chiamata in causa di Poste Italiane, a margine del Cda della Vicenza tenutosi questa mattina a Milano, Viola ha dichiarato: «Non ho avuto modo di verificare». Nel frattempo l'ex premier, Matteo Renzi, ha assicurato che farà di tutto per salvare le due banche venete. «Non c’è alternativa al salvataggio – ha annunciato nelle scorse ore il segretario del Pd -. Ora è importante mettere in sicurezza i correntisti di banche che sono un pezzo fondamentale dell’economia del nostro Paese». E tanto zelo da parte di Renzi non lascia sorpresi perché un bail in nel bel mezzo della sua campagna elettorale potrebbe essere una condanna senza appello da evitare con ogni mezzo. La patata bollente va rimandata a dopo le elezioni. Anche a costo di arrivare a uno scenario perfino peggiore del bail in: la liquidazione coatta amministrativa. Se la situazione delle due banche venete dovesse aggravarsi troppo, infatti, neppure il bail in basterebbe più. Ma si sa che in politica val sempre la regola mors tua vita mea.