19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Fusione Bpvi e Veneto Banca

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca rischiano il bail-in, ma il vero problema è un altro

I guai delle due banche venete sono molteplici, ma è la crisi di fiducia dei clienti il vero problema. Frenare l'emorragia dei depositi è un'impresa quasi impossibile, a meno che...

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Foto: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO ANSA

VICENZA – Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca rischiano di essere travolte dal primo bail-in d'Europa. La Bce ha dato sì il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, ma ha stabilito che il conto sarà (molto) salato e pari a 6,4 miliardi di euro. E non finisce qui. Perché anche se dovesse andare in porto la pericolosa fusione tra le due «stargate» i problemi non sarebbero (affatto) risolti. La crisi di fiducia di cui sono vittime i due istituti di credito del Veneto è oramai quasi irrecuperabile.

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Tutti i guai di Popolare di Vicenza e Veneto Banca
Il conto per la ricapitalizzazione precauzionale delle due banche venete è pari a 6,4 miliardi di euro. Lo ha deciso la Banca centrale europea dopo aver stabilito l'entità dell'aumento di capitale necessario ad assicurare un'altra boccata di ossigeno agli istituti di credito ormai in apnea. La situazione della Banca Popolare di Vicenza e di veneto Banca, infatti, è particolarmente difficile. Il tempo scarseggia a causa della crisi di liquidità e l'incubo dei contenziosi legali con gli azionisti è ancora dietro l'angolo, nonostante il buon esito dell'offerta di transizione. La fusione imminente è particolarmente rischiosa anche per le troppe sofferenze in pancia agli istituti (cumulate fanno 8,5 miliardi di sofferenze) e sul loro destino potrebbe abbattersi la spada di Damocle di Bruxelles.

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Due «stargate» sull'orlo dell'abisso
Particolare timore avevano destato, infatti, le ultime dichiarazioni della commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, che lo scorso 5 aprile aveva sottolineato il diverso peso specifico delle due banche venete rispetto alla storica e ben più voluminosa Monte Paschi: «Valgono solo il 2% del mercato interno». Come a dire che la loro sorte non è particolarmente rilevante per gli affari di Bruxelles, diversamente da quella di Mps. Il fatto è che la Popolare di Vicenza e Veneto Banca godono di una pessima reputazione, dentro e fuori i confini nazionali. E tra tutti i problemi che affliggono i due istituti questo è forse, a ben guardare, il più grave. Ricordiamo che entrambe venivano definite «stargate», che in gergo finanziario vuol dire «pozzi senza fondo».

La «crisi di fiducia» è il vero problema
E a ragion veduta dato che entrambe hanno un income ratio (il rapporto tra i costi operativi e il margine di intermediazione) sopra il 90% (la media europea è intorno al 68%). In parole povere significa che hanno costi di gestione molto alti e che spendono più di quello che guadagnano. Per rientrare delle perdite le due banche dovranno ricorrere a una drastica riduzione del personale (il che significa che diverse migliaia di posti di lavoro salteranno). La sforbiciata ai costi sembra l'unica via di salvezza, ma i sindacati sono sul piede di guerra e non sono disposti a scaricare sui lavoratori gli errori di una sconsiderata gestione da parte dei vertici. Ma torniamo al problema della «fiducia». Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono al momento vittime dello spaventoso fenomeno del «banking run», cioè la fuga dei clienti.

Verso una banca di tipo Fintech?
La prima lo scorso anno ha visto defluire oltre 7 miliardi di euro, la seconda 2,4 miliardi: il 10% del totale. E si tratta di una emorragia che difficilmente potrà essere bloccata anche se la ricapitalizzazione precauzionale dovesse andare in porto. La crisi di fiducia è il risultato dei danni finanziari ed economici subiti da decine di migliaia di azionisti e potrà durare altri dieci o quindici anni. Neppure un rebrending potrebbe risolvere il problema, perché un piccolo effetto psicologico avrebbe luogo solo su quei clienti che hanno la memoria (molto) corta. Per questo, come sottolinea Fabrizio Patti su Linkiesta, l'unica speranza potrebbe essere un cambiamento ben più radicale e a base di tecnologia finanziaria. Solo una banca completamente nuova, di tipo Fintech, potrebbe (forse) far dimenticare i burrascosi trascorsi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Significherà però chiudere molte filiali e licenziare personale. E il costo per il territorio, in termini di disoccupazione e quindi crisi economica, sarà necessariamente elevato.