29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Padoan e il fisco

Padoan sbandiera il recupero «record» dall'evasione fiscale, ma il dato è «dopato»

Gettito record o piccolo bluff? Secondo i dati presentati dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, dalla lotta all'evasione fiscale sono stati recuperati ben 19 miliardi di euro. Ma oltre 4 miliardi sono arrivati dalla voluntary disclosure

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA – Gettito «record» dalla lotta all'evasione fiscale. Secondo i dati presentati dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, c'è di che festeggiare per i risultati del 2016. In dieci anni «siamo passati dai 4,4 miliardi di euro recuperati nel 2006 ai 19 miliardi di euro recuperati lo scorso anno». Ma siamo sicuri che non si tratti di un piccolo bluff?

Gettito «record» o piccolo bluff?
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, hanno ringraziato sentitamente i 39.538 dipendenti dell'amministrazione finanziaria per il «lavoro cruciale» svolto durante i mesi scorsi nella lotta all'evasione fiscale. Nel 2016 sono stati recuperati 19 miliardi di euro, «quasi il 30% in più sul 2015, che era il precedente record mai raggiunto prima dall'Agenzia delle Entrate», come ha sottolineato Orlandi. La cifra sbandierata, in effetti, sembra considerevole. Soprattutto in relazione a quei 4,4 miliardi di euro che l'allora governo Prodi era riuscito a recuperare dalla lotta all'evasione fiscale nel lontano 2006, dieci anni or sono. Tuttavia, il «record» pubblicizzato dal ministro Padoan andrebbe probabilmente ridimensionato.

Si scrive «voluntary disclosure», si legge «condono»
La ragione fondamentale riguarda la celeberrima voluntary disclosure. Dei 19 miliardi di euro raccolti, infatti, oltre 4 miliardi provengono da quell'indigesto «condono» che ha lasciato l'amaro in bocca, nei mesi scorsi, ai contribuenti più onesti. Ricordiamo che il governo Renzi per ben due volte (nel 2015 e nel 2016) ha ceduto alla tentazione di ricorrere a questo stratagemma per raccogliere liquidità e fare cassa in un momento particolarmente difficile per la quadratura dei conti pubblici nazionali. La voluntary disclosure e la voluntary disclosure bis del governo Renzi hanno permesso ai cittadini italiani (anche e soprattutto quelli che detenevano illeciti patrimoni all'estero) di mettersi in regola con il Fisco mediante un'autodenuncia.

La confessione volontaria e il «premio onestà»
Aderendo alla «confessione volontaria» il contribuente «pentito» ha dovuto comunque versare le imposte non pagate a tempo debito in maniera integrale, ma gli sono state imputate delle sanzioni ridotte (rispetto a quelle salatissime che avrebbe dovuto pagare se fosse stato pizzicato dallo Stato) come «premio onestà». Alla faccia di tutti quei contribuenti che, invece, onesti lo sono stati per davvero, pagando – evidentemente non senza sacrifici - tutte le imposte entro le scadenze previste dalla legge. Alla luce di tutto ciò, il «record» di 19 miliardi di euro del 2016 non può che essere considerato «dopato», come sottolinea anche Giuliano Mandolesi su Formiche.net.

Il paradosso e il corto circuito dietro l'angolo
Al netto della voluntary disclosure il gettito derivante dalla lotta all'evasione fiscale, infatti, sarebbe stato di circa 14,9 miliardi di euro: un dato leggermente superiore a quello del 2014 (4,2 miliardi) e in linea con quello degli anni precedenti. A questo punto la domanda sorge spontanea: il governo continuerà a ricorrere alla voluntary disclosure per fare cassa? E, se sì, i contribuenti continueranno a pagare le tasse con diligenza oppure (immaginando di poter usufruire presto di un «condono») saranno tentati dall'evasione fiscale? E' facile immaginare che alcuni (se non molti) cittadini in difficoltà economica o con patrimoni illeciti all'estero potrebbero scegliere la seconda via. In questo modo l'evasione fiscale aumenterà, anziché diminuire. Pensare di combatterla con il «liberi tutti» della voluntary disclosure è un paradosso e il corto circuito sembra dietro l'angolo. Alla faccia del «record» appena raggiunto.