23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
La Bce dalla parte della Germania

E alla fine Draghi contro Trump e Le Pen difende la Merkel: «La Bce non manipola l'euro»

Il presidente della Bce ha risposto alle ostilità nei confronti dell'euro ricordando che la valuta comunitaria è irrevocabile per Trattato, ma ha anche ammonito tutti i paesi membri dell'Ue affermando che «deve poter funzionar per tutti»

FRANCOFORTE – Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha colto l'occasione dell'audizione trimestrale al Parlamento europeo per rispondere alle ostilità esterne che sono giunte sia dall'amministrazione Trump sia dal suolo francese. Inoltre ha voluto ribadire con fermezza, nonostante la sua recente apertura alla possibilità che altri paesi escano dalla moneta unica, che «l'euro è irrevocabile». Il governatore centrale, però, ha anche richiamato all'ordine tutti i partner dell'Unione monetaria, perché «l'euro deve poter funzionare per tutti» e servono politiche e istituzioni che lo rendano possibile.

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Draghi sorvola sull'Europa a 2 velocità
Nella regolare audizione trimestrale al Parlamento europeo, il capo della Bce ha evitato di prendere posizione su quella idea di «Europa a 2 velocità», ventilata dalla cancelliera della Germania Angela Merkel durante il recente vertice Ue a Malta. Ma non ne è sembrato entusiasta. «Forse il concetto è ancora da sviluppare. Credo che sia una visione appena abbozzata - ha detto - su cui non sono in grado di esprimere un commento».Draghi rivendica invece i risultati ottenuti con l'euro, che ha resistito alla peggiore crisi economico e finanziaria dai tempi della II Guerra Mondiale. E ha ribadito che «non dobbiamo interrompere i nostri sforzi per rendere l'unione monetaria più solida e prospera, anche se la situazione economica migliora e se le sfide in altri campi hanno magnetizzato l'attenzione».

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La ragion d'essere del progetto europeo
Proprio questa – come ricorda il governatore centrale - era la ragion d'essere del progetto europeo: mantenerci uniti in tempi difficili, «quando vi è la forte tentazione di rivoltarsi conto i propri vicini o di cercare soluzioni nazionali». Oltre alla situazione della politica monetaria, l'audizione non ha potuto non tenere conto delle recenti e rumorose dichiarazioni giunte da esponenti di primo piano della politica. Da un lato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che riguardo alle accuse di sottovalutazione dell'euro a vantaggio dell'economia tedesca, lanciate dal superconsigliere di Trump, ha scaricato ogni responsabilità sulla Bce e sulla linea espansiva adottata da Draghi. Dall'altro i propositi di abbandono della moneta unica espressi nelle scorse ore dalla candidata del Front National alle presidenziali in Francia, Marine Le Pen.

Le repliche a Schaeuble e a Marine Le Pen
Ipotesi che sembra aver contribuito non poco a accentuare un allargamento degli spread che ora coinvolge anche i titoli di Stato transalpini, oltre che i Btp italiani. Draghi ha ricordato che la Bce ha il mandato di tenere sotto controllo l'inflazione, non gli spread. Ma guardando a questi divari «raccomanderei che le politiche di bilancio venissero condotte per facilitare la ripresa, ma al tempo stesso garantendo la sostenibilità. I Paesi che non hanno margini di bilancio non cerchino di usarli - ha detto il presidente della Bce - lavorino piuttosto su una sua composizione che sia più favorevole alla crescita». Parlando in generale (ma forse rivolgendosi a Schaeuble in modo particolare) ha citato il suo celebre predecessore alla presidenza della Bce, Wim Duisenberg.

Draghi: Dobbiamo ascoltare i politici senza dargli retta
«E' comprensibile che i politici vogliano dire pubblicamente la loro sulla politica monetaria, specialmente sotto elezioni, anche se sarebbe meglio un cortese scambio di punti di vista, ma è altrettanto comprensibile che da banchieri centrali indipendenti, quali siamo, li ascoltiamo senza dargli retta». Infine Draghi ha risposto anche alle dichiarazioni di Trump: «guardiamo certamente con preoccupazione agli annunci di protezionismo. L'Unione europea è stata creata sulle fondamenta del libero commercio e delle quattro libertà. Ma è ancora presto per giudicare». Draghi è stato più esplicito invece nel rispondere alle accuse di sottovalutazione dell'euro.

«Non siamo manipolatori della moneta»
Ha innanzitutto citato un rapporto del dipartimento del Tesoro Usa che nel 2014 escludeva manovre sui cambi da parte di Bce e Germania. «Non siamo dei manipolatori della moneta». Ma poi ha anche contestato le conclusioni semplicistiche su euro e surplus tedesco spezzando una lancia in favore della criticata Germania. «Nel 2013 - ha ricordato Draghi - l'euro era a 1,40 dollari e l'avanzo commerciale tedesco era già al 6 per cento del Pil. Questa è la forza dell'economia tedesca». E non è fatta solo di salari in certi casi bassi, ma di elevata produttività. Più in generale l'andamento dei cambi deriva anche da «politiche monetarie che riflettono la diversa posizione del ciclo economico nella zona dell'euro e negli Usa. Noi non siamo dei manipolatori della moneta", ha concluso Draghi.